Albany…we're here! Torna KingHunter7 con le sue taglienti revisioni dell'ultimo ppv in casa di WWE. Stavolta è il turno di Extreme Rules, vediamo quali sono le valutazioni del nostro esperto di ppv…anzi di "special events".

Triple Threat Elimination Match – Rob Van Dam Vs. Cesaro Vs. Jack Swagger: 6,5
Sui ceci i commentatori che botchano pesantemente l’eliminazione di Swagger pensando fosse un “fatal 3-way”. Sono cose che pesano e che rendono meno godibile lo show per chi è a casa anche ad ascoltare un trio di commentatori spesso distratti o oversellers (soprattutto Jbl, lo si ama o lo si odia per come esagera il commento). Match più godibile proprio dopo l’uscita di scena di Swagger che sul ring non ha assolutamente fatto i progressi che era lecito attendersi una volta uscito da quella porcheria chiamata WWE/ECW: una volta che l’incontro si lascia condurre sul binario del classico face vs. heel invece il match mostra le cose migliori. RVD fa il suoi soliti spot che accendono un pubblico molto partecipe (Cesaro è molto apprezzato, Heyman prenderebbe fischi anche a San Vittore). Personalmente sono piuttosto deluso dalla gestione di una delle coppie potenzialmente più eccitanti della storia del business: Heyman non sta aiutando Cesaro ma piuttosto lo sta penalizzando e offuscando semplicemente continuando a ricordare la fine della streak con Brock Lesnar. Un manager non dovrebbe fare questo ma concentrarsi sul proprio cliente.
Winner: Cesaro

 

Handicap Match – R.Truth & Xavier Woods Vs. Alexander Rusev: 4
Squash doveva essere per Kozlov… Ehm, volevo di Ivan Drago… Ehm volevo dire per il bulgaro che però ora è diventato figlio di Putin. Tra i bookers non ci deve essere una grande conoscenza né della storia, né dell’attualità ucraina. Un match che in ppv nel 2014 è fuori luogo quanto un commento su Genny ‘a Carogna al tavolo nuziale della Regina d’Inghilterra. Rusev ha già scritto in faccia “fallimento” ancora prima di fare un vero incontro su un ring da major.
Winner: Alexander Rusev

 

Intercontinental Championship – Big E. Vs. Bad News Barrett: 5,5
Non sono mai stato un grande estimatore di Wade Barrett (legnoso come pochi), ma questa gimmick priva di alcuna logica apparente gli dona molto. Finchè c’è da parlare l’inglese ci sa fare, poi per quanto riguarda il suo work-rate nascono i primi dubbi. Eppure questo breve incontro che gli vale un giro titolato – e di fronte ad uno dei wrestler più inutili nel roster per incapacità di sviluppare un match e di tenere il pubblico legato ad esso – passa in maniera quasi soddisfacente. Non ci sono grandi momenti da ricordare ma nemmeno attimi di interminabile torpore come era lecito immaginarsi. Da sottolineare sicuramente il seguito che si è fatto BNB in questi pochi mesi. Un heel tifato come un face: un bel segno per lui, un pessimo segno per i bookers che non riescono più ad incanalare le sensazioni dei fans dietro un copione ben definito.
Winner and NEW Intercontinental Champion: Bad News Barrett

 

3 Vs. 3 – The Shield Vs. Evolution: 7,5
Partenza in slow play, finale da all in pokeristico con un volo del mio Tyler Black che mi fa alzare dalla poltrona per un paio di minuti di applausi. Il filo conduttore? Botte da orbi come se non ci fosse più un domani e come se il brawl puro non fosse mai passato di moda. Per analizzare questo incontro servirebbero ore, righe e trattati sulla filosofia del wrestling. Che il match sia stato molto buono è sotto gli occhi di tutti. Come ne sono altrettanto evidenti i suoi limiti, concettuali e tecnici. Sui 6 c’era un pesce fuor d’acqua: Batista (il mio parere è noto: ha vissuto un anno di luce riflessa per il fantastico lavoro di HHH nel 2005 dc). Inadeguato per inferiorità sul ring e maledetto dal pubblico. Non “heat” sano, derivante da rispetto, stima e ammirazione per il lavoro portato in scena; semplicemente fischi, ululati e “booo(tista)”di disinteresse, di disapprovazione, di fastidio solo a vederlo. E quando c’è un anello debole qualcosina scricchiola: perché ti spoilera inavvertitamente il finale di un match equilibrato (chi avrebbe fatto jobbare Reigns ad un Batista in uscita?) e perché quando è lui ad essere in pista tutto sembra essere così piatto e insipido. Il resto, il tanto bistrattato Orton compreso – gestione rapsodica: da pupillo dei padroni a campione scaricato e ora terzo uomo della stable e fido braccio armato del CEO – , è fantastico. Reigns non è un fenomeno sul ring (ha tanto da sgrezzare) ma ha quel look da “cavamutande samoano” che comunque ti inchioda allo schermo – si chiama X factor -. E poi ci sono gli altri due. Semplicemente volano leggiadri come Trilly in Peter Pan. Due così naturalmente dotati atleticamente e al microfono non si sono mai visti in WWE: nemmeno ai tempi di Edge & Christian, Hardyz e Dudleyz. Fossero vissuti in un’altra epoca sarebbero stati il fiore all’occhiello della categoria tag team e non vedo davvero l’ora che splittino per darci un feud con i fiocchi. Triple H invece, scollinata la quota 40, resta il miglior heel della federazione. Questo la dice lunga su quanto sia il suo valore e su quanto però sia mancato un certo tipo di ricambio generazionale. Perché se per il titolo va Kane, qualcosa è andato storto.
Winner: The Shield

 

Cage Match – John Cena Vs. Bray Wyatt: 5
“Disturbing”. Che in italiano diventa “inquietante”. Nel senso più negativo del termine. La voce distorta del bambino è la cosa più assurda che io abbia visto/sentito da tanto tempo a questa parte su un ring. E il finale di un match, soprattutto se già non eccezionale (troppo marcati i continui tentativi di proteggere Cena per far diventare questa la madre di tutte le sconfitte sporche), diventa tanto. Forse tutto. Il riassunto di tre mesi tra questi due è semplice: c’è una storia basata sulla psicologia e non sull’azione ma semplicemente questa storia fa acqua da tutte le parti. Non è creativa – la legacy di Cena è finita on jeopardy negli ultimi 7 anni almeno una volta l’anno con i vari Kane e compagnia cantante – ed è completamente anacronistica: non siamo nel 1973 quando l’esorcista poteva impressionare le masse, siamo nel 2014 quando il pubblico vuole vede degli atleti straordinari darsele di santa ragione (high flyers, brawler, technican, in base al proprio gusto) con un nesso di psychology per legare il tutto senza farlo apparire ridicolo. Ed invece ridicolo è apparso l’intero quadretto. Cena ha cercato di vendere la paura, l’ansia e l’agitazione di fronte al personaggio Wyatt e alla sua famiglia sempre più unita – i suoi “fratelli”/adepti immolano anima e corpo per la salvezza del leader – senza riuscirci, Bray ormai maneggia alla grande il suo character che però può risultare pesante, monocorda e dannoso per sviluppare un match con un certo ritmo, una certa intensità e con certe combinazioni e scambi. E’ uno dei personaggi più interessanti mai visti in WWE ma deve essere smussato per arrivare al top.
Winner: Bray Wyatt

 

WWE Divas’ Championship – Paige © Vs. Tamina: 5,5
Very faiga. Paiga è decisamente very faiga. Lei – la teen -, Steph – la Milf – e Lana – la blonde – e la mia vita potrebbe dirsi conclusa al meglio. Tamina sul ring è davvero sopravvalutata: ha solo la stazza e il cognome. Paige subisce troppo: per un campione face non va bene.
Winner and STILL WWE Divas’ Champion: Paige

 

WWE World Heavyweight Championship – Daniel Bryan © Vs. Kane: 6,5
Da jobber con i NAO a WrestleMania a first contender in 6 settimane. La WWE ha la memoria corta. E diffati, non fosse stato per l’overness esagerato di Danielson – e per le sue qualità tecniche – staremmo parlando oggettivamente di un brutto main event. O per lo meno di un main event molto canonico, già visto, vissuto e piuttosto piatto. Invece un po’ DB e un po’ la solidità di Kane nei gimmick match salvano il salvabile, producendo uno spettacolo lineare, senza sussulti, ma senza crolli di ritmo (la mia paura principale). Buona la decisione di portare fuori dal ring l’azione, tanto per variare un po’ gli standard WWE, e di arrivare in zone lontano dagli spettatori (trucco già usato nel 3 vs. 3): qui l’azione si è sviluppata in modo violento, senza esagerare, con cadute sui cofani e finti investimenti. Meno positivo il rientro sul muletto (artificioso) e il volo sul tavolo di fuoco (I tipi con gli estintori entrano in azione e in video troppo presto e si capisce che succederà). DB con un roster diverso meriterebbe altro (Kane è uno terrificante tappabuchi, ma tappabuchi resta) per suggellare il suo primo vero regno da superstella del firmamento
Winner and STILL WWE World Heavyweight Champion: Daniel Bryan

 

PPV: 6-
Un ppv onesto, con la sola pecca del match Cena/Wyatt ma per il resto scorribile senza agonia (il preshow è l’apice del trash che piace). Spiace perché spesso Extreme Rules ha fatto vedere grandi incontri (sfruttando le stipulazioni speciali e l’arrivare dopo WrestleMania con tante rivincite possibili) mentre in questa edizione non ha dato quello che sarà ricordato tra 12 mesi. Certo, c’è la consacrazione dello Shield a potenza e un antipasto di “passaggio della torcia”, ma non è abbastanza per rende un ppv indimenticabile, né completamente sufficiente. Ci sono tante cose che vanno registrate in WWE. La più evidente è l’assenza di star power e di grande qualità in ring: l’addio di Punk, il part-timing di Lesnar, il semiritiro di Undertaker e i tanti infortuni – e le primavere che corrono – di Rey Mysterio (oltre ai fallimenti di tantissimi push, da Del Rio a Sheamus, relegati in terza fascia ormai). Brutti colpi alla De La Hoya. E questi non sono stati adeguatamente sostituiti. Il peccato originale: pensare che il pubblico si possa accontentare di piccoli pesci quando nell’oceano ci sono squali, orche e balene.