Hell in a Cell passa ufficialmente agli archivi, regalandoci una serata in ogni caso storica, dove per la prima volta due wrestler di sesso femminile hanno occupato il main event di uno show WWE. Alla tastiera come al solito c’è Danilo, Cecchetto alla consolle e Bello Figo al Mic: ecco a voi la Review di Zona Wrestling. Enjoy the ride.
Roman Reigns (c) Vs Rusev – Hell in a Cell for the United States Championship
Come pronosticato in sede di preview, uno dei tre Hell in a Cell è stato usato come opener. Gli incontri tra Rusev e Reigns oramai seguono un canovaccio abbastanza comune: dieci minuti di brawling lento, quasi soporifero (si saranno lanciati vicendevolmente verso la gabbia almeno una decina di volte), cinque minuti di build up e cinque minuti di sequenze abbastanza intense impostate sulle vicendevoli powermoves. Molto bella la visuale di Rusev che troneggia su Reigns applicando la sua finisher sui gradoni supportato da una bella catenozza e molto efficace la combo di R2 Samoan drop sui gradoni/spear con slancio dagli stessi. Un buon opener nel complesso, abbastanza generoso come minutaggio ma assolutamente adeguato a livello di intensità della contesa…per quanto riguarda le reazioni, cori abbastanza altalenanti come spesso accade nei match in cui è coinvolto il nostro antieroe samoano preferito. The Chains are OFF!
Winner: Roman Reigns in 24’35” Voto:
Bayley vs Dana Brooke
Un incontro in grado di mettere in luce tutte le lacune in ring della Brooke, che avrebbe avuto bisogno ALMENO di un altro anno nel settore di sviluppo e tutte le carenze di Bayley come character, assolutamente non over con il pubblico che ha deciso di prendersi una pausa fisiologica ben prima della metà dello show: intendiamoci, il character di Bayley ha un potenziale pressochè illimitato, ma attualmente la sua gestione a Raw lascia veramente molto a desiderare. La storia del match è stata semplice: svogliata e basilare offensiva della Brooke su Bayley e Belly to Bayley come sugello finale…le uniche note positive sono rappresentate dalla durata fortunatamente limitata e da un nuovo, zozzissimo attire concesso alla Brooke, proprio come piace a noi amanti delle vecchie tradizioni. Fregn is fregn, not legn.
Winner: Bayley in 6’26” Voto:
Enzo & Big Cass vs. The Club
Incontro assolutamente basilare, che segue un filone già tracciato praticamente in tutti i match di Enzo e Big Cass: offensiva iniziale di Enzo usato come arma umana dal gigantesco amico, tanto tanto heat accumulato per l’hot tag di Big Cass e…la sorpresa. Contrariamente alle aspettative iniziali, infatti, il Club è riuscito a sfangarla con la sua Magic Killer, mettendo a segno una vittoria importante in ottica riabilitativa di un tag team, oggettivamente, perdente. Contesa da incontro televisivo e nulla più, ma la vittoria del Club ha regalato quel pizzico di sorpresa necessario a mettere un po’ di brio su una pietanza altrimenti abbastanza nota. Sloppy Jalopy.
Winner: The Club in 6’46” Voto:
Kevin Owens (c) Vs Seth Rollins – Hell in a Cell for the WWE Universal Championship
Match della serata, a mio modesto avviso. Non sono un amante delle interferenze in generale, ne tantomeno dell’overbooking…ma in questo caso, devo essere sincero, il tutto è stato utilizzato in modo sapiente e decisamente funzionale, arricchendo la storia raccontata dai due contendenti e proteggendo in modo assolutamente efficace il babyface che va a beccarsi il pin dal Campione. Un lavoro di booking ottimo, supportato da un’azione in ring dal ritmo asfissiante ed intenso: da rilevare una violenta cannon ball contro la gabbia, una straordinaria sequenza reverse pedigree/superkick/superkick/enzeguri/clothesline ed uni stiffissimo fisherman suplex assestato sull’apron da Seth Rollins. Successivamente al k.o. dell’arbitro (maturato da uno spot ben congegnato con l’estintore) che ha dato modo a Y2J di potersi intrufolare, Seth Rollins sale sugli scudi assestando un bel pedigree su Jericho ed una devastante powerbomb su dei tavoli posti tra il ring e la gabbia, prima di capitolare dopo aver resistito ad una prima Pop Up Powerbomb, dovendosi arrendere solo a seguito di un implant DDT e di una powerbomb sulle sedie. Un incontro assolutamente ottimo, dal minutaggio importante ed in grado a) di far evolvere la storyline tra Y2J ed Owens, b) di far mantenere il Titolo allo stesso K.O. e c) di proteggere alla grande Rollins, che esce a testa altissima dopo aver resistito strenuamente, di fatto, ad un handicap match. Un match così “condito”, per forza di cose, perde di quella purezza necessaria per definirlo un capolavoro, ma resta comunque un incontro eccellente da tutti i punti di vista. Shoot me again, I ain’t dead yet.
Winner: Kevin Owens in 23’10” Voto:
T.J. Perkins (c) vs. Brian Kendrick – WWE Cruiserweight Championship
Mai avrei pensato, qualche mese addietro, che le due cose meno over di una card WWE potessero essere i Cruiserweight e Bayley…a conferma dello scollamento inevitabile e persistente creatosi tra il settore di sviluppo ed il main roster. Sta di fatto che questi due contendenti, tra i mattatori del CWC estivo, sono stati accolti con reazioni tiepide da un pubblico generalmente abbastanza vivace nel corso della serata, impoverendo oltremodo una contesa già menomata dalla storyline dove Kendrick è stato proposto come veterano disperato incapace di vincere, in grado di abbassarsi persino a chiedere al proprio avversario di concedergli il Titolo. Il finale di una contesa che, purtroppo, non ha mai decollato arriva con un finto infortunio di BK, che approfitta del momento di bontà del campione/pollo TJP che abbocca al trucco come il cugino di campagna ad una partita di pokerstars avvicinandosi preoccupato, beccandosi in modo assolutamente meritato una testata da knock out e perdendo il Titolo tanto sudato in estate. Match insufficiente, tiepido, mal gestito, anche se salvo sempre e comunque la theme megaman/style di TJP e la sua capacità di fare match masticando un chewing gum. Si, quello biondo con la faccia da pirla.
Winner: Brian Kendrick in 10’31” Voto:
New Day (c) vs. Cesaro & Sheamus – WWE Tag Team Championship
Il pubblico sembra aver accettato in modo assolutamente sorprendente lo strano duo composto da Cesaro e Sheamus, che quando troveranno la propria identità saranno i fisiologici successori dei New Day. Altrettanto sorprendente la formazione Big E/Xavier Woods scelta per l’occasione, soprattutto alla luce del fatto che Kofi era proprio del posto: l’incontro ha mostrato ciò che avevamo già capito a Raw, ossia che queste coppie riescono ad interagire in modo abbastanza efficace tra loro, solo che questa volta l’indole heel di Sheamus è costata la squalifica ai due europei. Il finale arriva infatti quando, dopo aver colpito Big E con Francesca II, Sheamus riceve una sonora Trouble in Paradise, con conseguente squalifica derivante dal fatto che l’arbitro assiste alla reazione di Kofi e non alla sottomissione di Woods per mano della sharpshooter di Cesaro. A mio modesto avviso il cambio di titoli (dopo aver superato il record) è solo questione di tempo, una volta trovata la giusta alchimia tra i due ed una volta trovata una propria identità di squadra, con tanto di theme e finisher. Wait and see.
Winner: Cesaro & Sheamus by D.Q. in 10’18” Voto:
Sasha Banks (c) vs Charlotte – Hell in a Cell for the WWE Women’s Championship
Questo match va valutato, almeno secondo me, utilizzando canoni di diversità assolutamente necessari e gettando una serie di doverose premesse. Non me ne vogliano i nostalgici, ma la faida tra Charlotte e Sasha Banks è di gran lunga la faida maggiormente coinvolgente, prolifica e significativa della storia del wrestling femminile. Certo, Trish Stratus e Lita godono (giustamente) di un posto speciale nella mente dei fan e certo, parliamo di tempi assolutamente diversi in cui tutto era più complesso, retrogrado ed antiquato, ma dovendo valutare le due faide in un vacuum temporale direi che quella tra la Banks e Charlotte si trova almeno due spanne sopra. Così come non mi sembra affatto esagerato poter affermare, tirando le somme, che Charlotte al giorno d’oggi è già la performer femminile più completa della storia: carisma, atleticità, tempi in ring, talento al microfono (frutto di un durissimo lavoro, se pensate ai suoi inizi ad NXT pochi anni fa) e perché no, il suo cognome, la rendono un wrestler da sogno, il prototipo perfetto di ciò che un main eventer dovrebbe essere. Nel contempo, nonostante il suo fisico minuto Sasha Banks è riuscita ed emergere creando un personaggio coinvolgente, un babyface efficace anche nel 2016 e soprattutto la perfetta antitesi per Charlotte: da un lato mezzi fisici, pedigree familiare, amicizie potenti e dall’altro solo una voglia di graffiare, scalare e lottare tipica della mentalità da strada. Tipica di un Boss, se sapete cosa intendo. Proprio alla luce dell’epicità di questa faida, in un periodo storico in cui il lato maschile pecca un po’ in quanto a main eventer con la M maiuscola , la scelta di posizionare questo incontro tra queste due performer alla fine della card è stato un atto quasi doveroso, oltre che logico. Anche la stipulazione di un Hell in a Cell, usata per far culminare in altri tempi le faide maggiormente aspre e violente, ci sta in questo caso, essendo un ulteriore tassello in grado di fornire epicità ad una contesa già di per se storica. Con queste premesse, sarebbe stato lecito aspettarsi un match dell’anno, in quanto contrariamente alla maggior parte dei match femminili degli ultimi 100 anni, a questo giro le aspettative potevano essere solo facilmente disattese, e difficilmente superate vista la loro elevatezza. Il match dell’anno non è purtroppo arrivato, ma l’incontro resta in ogni caso uno dei migliori match femminili dell’anno. Ciò che lo ha penalizzato è stata innanzitutto la presenza di altri due HIAC nella sessa serata (la ripetitività di alcuni spot è stata abbastanza evidente, purtroppo), la imprecisione in taluni momenti (rovinati anche da una resistenza eccessiva dei tavoli, visto lo scarso peso soprattutto di Sasha) e soprattutto un finale, a mio avviso, piuttosto anticlimatico rovinato anche da uno scarso entusiasmo in sede di commento. Sarebbe stato lecito, infatti, aspettarsi qualcosa di più di una “banale” natural selection per concludere un match dall’intensità assolutamente notevole: innanzitutto vi è stata una devastante powerbomb sul tavolo di commento assestata alla povera Banks prima dell’inizio dell’incontro, un suicide dive assolutamente “suicide” da parte di Sasha, una serie di logoranti beckbreaker (che hanno recitato un ruolo fondamentale nello spot finale) di Charlotte, la combo “Eddie” effettuata dalla Banks con tanto di frogsplash ed uno spot assolutamente brutale in cui Charlotte ghigliottina Sasha con il tavolo. Un match così intenso, con questi spot così violenti, avrebbe dovuto regalare un finale con maggiore pathos, in grado di proteggere Sasha in modo più efficace: va bene perdere a casa propria, ma i due regni di questa performer sono stati impoveriti dalla loro limitata durata, danneggiando di fatto entrambe le sue vittorie. Charlotte dal canto suo continua la sua streak di vittorie in PPV (14, di cui 13 Titolate) e sul suo percorso, a questo punto, dovrebbe pararsi la terza incomoda, Bayley. Buon match, davvero. Storico, senza dubbio alcuno. Ma alla luce delle considerazioni di cui sopra, non posso proprio valutarlo come candidato a match dell’anno, anche se potrei ammettere, ma non condividere, le motivazioni di chi potrebbe ritenerlo appena sufficiente o di chi potrebbe dargli un voto superiore all’8. Long live the Queen.
Winner: Charlotte in 12’40” Voto:
Voto complessivo Allo Special Event:
Due match eccellenti ed un midcard nel complesso solido regalano uno special event estremamente godibile, nonostante l’overkill creato dalla presenza di ben tre Hell in a Cell…da notare, tuttavia, che i tre match nella gabbia sono stati gli incontri migliori della serata. Bella l’atmosfera per il main event, meno quella per il titolo Cruiser: aspettiamo di vedere i prossimi mesi, ma più passa il tempo e più mi convinco che a SD questa divisione avrebbe potuto brillare di una luce diversa.
Danilo