I PLE in Arabia Saudita hanno sempre una patina di sgradevolezza che, ahimè, fatico a rimuovere al fine di godermi lo spettacolo bell-2-bell, che poco o nulla ha a che vedere con le decine di milioni di dollari che viaggiano dal medio oriente verso gli States e con la classica politica di sport washing che oramai è cosa nota: va bene vendere il proprio prodotto, ma snaturarlo in buona parte solo per finalità marchettistiche è pur sempre un metatesto fastidioso, capace di allontanare lo spettatore più attento dall’ambiente immersivo necessario per godersi uno show di wrestling. Dopo questa doverosa premessa, cercherò di essere il più obiettivo possibile, raccontando e rivivendo con voi la gradevole serata di Jeddah. Brace yourselves guys, let’s begin!

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KICKOFF PRESHOW

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TAG TEAM MATCH

Bianca Belair & Jade Cargill (c) vs Candice LeRae & Indi Hartwell for the WWE Women’s Tag Team Championship (08:04)

Un kickoff match dall’esito abbastanza scontato, dove le due babyface appaiono nettamente più dominanti rispetto alle heel sia in termini di starpower che estetici: obiettivamente difficile registrare mentalmente l’ottima Candice come minaccia credibile per la mastodontica Jade. L’incontro in se ha avuto pochi momenti di “scioltezza”, tuttavia ha registrato un finale se non altro originale, con una nuova, spettacolare finisher per le Campionesse (sperando che nessuno si faccia male in futuro) ed ha contribuito a costruire la narrazione che vede le nostre sempre più amiche ed unite, in vista del futuro split e dell’attesa faida che le vedrà coinvolte. Nota a margine: la povera Indi è una babyface naturale per mimica e postura, questo suo stint come heel potrebbe farle davvero molto male in chiave futura. Winner and Still WWE Women’s Tag Team Champions: Bianca Belair & Jade Cargill (5,5 / 10)


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MAIN SHOW

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ONE ON ONE MATCH

Becky Lynch (c) vs Liv Morgan for the WWE Women’s World Championship (16:24)

Così come a WM, anche in questo PLE viene affidato a Becky l’arduo compito di guidare l’opener, e lo fa con grande capacità e competenza. Carini i due outfit, da “The Man” per Becky e “Ooops, I did it again!” per Liv, così come importante la partecipazione da parte del pubblico presente. L’incontro non è stato perfetto, anzi ci sono stati vari momenti in cui l’alchimia tra le due wrestler è sembrata calare in modo piuttosto drastico (elemento che accomuna entrambe le lottatrici, che talvolta contro avversarie troppo “simili” finiscono con il rallentare troppo la contesa), tuttavia nel complesso non posso che esprimere un voto positivo, soprattutto per la fase finale. Gli easter eggs delle scorse settimane, in particolar modo la foto di Liv con un lembo di bandana appartenente a Dominik che faceva capolino da una tasca, non hanno portato tuttavia ad una evidente interazione tra i due. Interazione che però è stata resa più netta lo scorso weekend, con Dominik che in modo “accidentale” ha favorito l’attuale campionessa penalizzando la precedente, con un goffo (?) tentativo di interferenza. Match nel complesso molto buono, risultato giusto. Liv Morgan è diventata, nel corso degli anni, una performer completa, in grado finalmente di destare interesse nel pubblico grazie ad una nuova profondità data al suo personaggio: determinata, senza scrupoli, avida e arrivista. Nel contempo, inevitabile osservare come per Becky sia in atto un fisiologico rallentamento, dopo anni con il piede perennemente piantato sull’acceleratore. Winner and New WWE Women’s World Champion: Liv Morgan (7 / 10)

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TRIPLE THREAT MATCH

Sami Zayn (c) vs Bronson Reed vs Chad Gable (w/Otis) for the WWE Intercontinental Championship (13:42)

Un incontro molto gradevole disputato tra tre wrestler con caratteristiche differenti ma un talento trasversale: Sami Zayn è praticamente il babyface definitivo, amatissimo dal pubblico e dotato di una capacità di storytelling fuori dal comune, Bronson Reed è un big man assolutamente valido sul quadrato e Chad Gable è, a tutti gli effetti, uno degli elementi più interessanti dell’attuale prodotto WWE tout court. Se dovessi incapsulare il cambiamento filosofico che ha contraddistinto e contraddistingue l’attuale WWE da quella “vecchia”, la gestione di Gable sarebbe la sua sublimazione, il suo esempio paradigmatico. Eccezionale nella NXT a gestione HHH, approda nel main roster venendo vituperato, inutilizzato, svilito e rimanendo aggrappato al main roster solo (credo) per non farlo andare altrove, dove avrebbe forse brillato. Da qualche mese a questa parte, la sua evoluzione è innegabile: da anni il buon Giovy lo descrive come “un piccolo Kurt Angle” e finalmente questa trasfigurazione sembra essere arrivata al suo culmine. Quando (non se) diventerà Campione, Gable sarà finalmente validato e riconosciuto per quello che è: un performer eccezionale, sia tra le corde che fuori, capace di intrattenere e divertire senza essere ridicolizzato. L’idea di una Stable con i Creed (Ivy compresa) mi stuzzica non poco. Ritornando al match, il ritmo è stato serratissimo, gli spot ben studiati e l’inserimento di Otis come “Punto debole” incapace di perpetrare altri atti vili contro il suo amico Sami è stato funzionale rispetto alla storia senza però sovrastarla. Davvero un incontro ben studiato e strutturato, con una narrazione di fondo chiara e lineare.

Winner and Still WWE Intercontinental Champion: Sami Zayn (7 / 10)

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ONE ON ONE MATCH

Nia Jax vs Lyra Valkyria in the Queen of the Ring Tournament Finals (09:41)

Mi pesa dirlo, in quanto non sono suo fan, ma Nia Jax in modo lento e graduale sta meritando questa seconda chance che le è stata data dalla WWE. Nonostante un talento in ring cristallino, Lyra non è mai stata un contendente realmente credibile per questo ambito trofeo: non basta saper lottare, bisogna anche avere la capacità di far si che al pubblico freghi qualcosa di te, in un senso o in un altro…e questa capacità, c’è da dirlo, Nia ce l’ha, mentre di Lyra sappiamo solo che è amica di Becky e che sa lottare. Il match è stato piuttosto breve e sin troppo lineare (poco da “finale” forse) con una storia molto semplice (quasi banale) sullo sfondo: la piccola e agile underdog che prova in tutti i modi a prevalere sulla mastodontica e strutturata avversaria. Impresa che, dopo nemmeno dieci minuti, fallisce in modo netto e deciso. Pochi falsi finali, poco pathos, tanta logica: Nia vince, domina, merita un torneo che, forse, avrebbe potuto esprimere qualcosina in più nella sua fase finale. Winner and Queen of the Ring: Nia Jax (6 / 10)

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ONE ON ONE MATCH

Gunther vs Randy Orton in the King of the Ring Tournament Finals (21:25)

Qui devo essere davvero onesto con tutti voi: questa tipologia di match è molto nelle mie corde personali, dunque non posso che avere un’opinione forse eccezionalmente lusinghiera circa la performance dei due contendenti. Detto ciò, questo incontro per preparazione, starpower e atmosfera è stata la giusta finale per un torneo che ha espresso sin da subito ottimi valori in termini di in ring quality: penso infatti che il primo match (Ricochet vs. Dragunov) e quest’ultimo siano stati i due incontri più completi in termini di esecuzione e coinvolgimento emotivo. Andando nel dettaglio, la storia è stata strutturata alla perfezione: questi due atleti, entrambi alfa puri, hanno veleggiato in modo agile tra lo stiff e l’estrema pulizia stilistica, apparentemente massacrandosi ma prendendosi costantemente cura l’uno dell’altro. GUNTHER ha sin da subito dedicato gran parte della sua offensiva al ginocchio di Randy, che dal canto suo ha invece cercato l’occasione più propizia per assestare la sua devastante finisher e portare a casa la vittoria: momento trovato ironicamente alla fine della contesa, con GUNTHER che tuttavia sfrutta il dolore al ginocchio, assestandogli un colpo liberandosi e ribaltandolo in un crucifix pin. Il finale con la spalla di Orton non al tappeto non so se sia stato un botch o qualcosa di voluto: fatto sta che, considerando come il match abbia espresso un livello di wrestling eccelso e che il finale, avvenuto con un pin “di rapina” e non con un roboante 1,2,3 a seguito di powerbomb, sia stato reso ulteriormente non definitivo a causa del mancato pin completo, l’interesse per un rematch tra i due è se possibile superiore a quello mostrato per la finale appena disputata. Da questa contesa ci hanno vinto tutti: GUNTHER, Konig della WWE, il Torneo, vinto da un atleta di primissimo spessore, la WWE, che si trova un ottima storyline tra le mani e Randy Orton, che ha dimostrato ancora una volta che, se motivato e messo di fronte ad un avversario ritenuto da lui adeguato, possa tirar fuori qualità pura a 44 anni suonati, con pochi altri al mondo. Winner and King of The Ring: Gunther (8,5 / 10)

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ONE ON ONE MATCH

Cody Rhodes (c) vs Logan Paul for the Undisputed WWE Championship (24:44)

Logan Paul ha soltanto 13 match ufficialmente disputati in WWE, con un record di 7 vittorie e 6 sconfitte. Eppure. Eppure questo ragazzo, dotato di un atletismo fuori dal comune ma soprattutto di una consapevolezza di ciò che funziona e cosa non funziona all’interno ed all’esterno del quadrato più amato del mondo degna di un veterano pluridecennale, è riuscito a tirar fuori una prestazione maiuscola nel main event di un PLE, dall’esito apparentemente scontato e dalla durata più che ragguardevole. Tralasciando la fase finale, dove ho storto non poco il naso al momento dell’interferenza dello special guest ring announcer Ibrahim Al Hajjaj (ulteriore e superflua marchetta a mio modesto avviso), l’incontro è stato dinamico, intenso, con Logan Paul impegnato a trovare qualsiasi scorciatoia possibile (vedasi la sua consueta cazzottiera) e Rhodes in modalità super, concentrato ad infliggere una vera lezione al suo avversario a suon di Cross Rhodes e tentativi di Vertebreaker: un bel dettaglio in grado di impreziosire la veemente prestazione del rivale, Campione US, stroncato anche da questa mossa così devastante dall’essere quasi “bandita”. Il match è stato davvero ben lottato, la storia raccontata in modo funzionale allo status di entrambi i contendenti che ne escono rafforzati nel loro personale status da Campioni: Cody Rhodes è un babyface moderno nella sua classicità, che sta portando la Cintura ad un livello di prestigio elevatissimo, rendendo onore sia al suo nome che a quello di chi lo ha preceduto, mentre Logan Paul è la generazione Z umanizzata e resa un personaggio heel dal’AI. Winner and Still Undisputed WWE Champion: Cody Rhodes (7 / 10)


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LIVE EVENT

PLE estremamente gradevole, con due picchi verso l’alto e numerosi spunti interessanti in termini di storyline. Amo i tornei, amo il format del KOTR tuttavia credo che il lato maschile abbia reso decisamente di più rispetto a quello femminile, e non solo in termini di workrate ma anche di resa finale per i due vincitori. MVPs della serata: Gunther, Zayn, Orton, Paul, Morgan. My two cents. (7 / 10)