Survivor Series, negli ultimi due anni, seppur lontanissimo parente dell’acclamato “Big Four” dei bei tempi andati sta risalendo la china pian pianino, proponendosi come qualcosa di più che un semplice momento di passaggio narrativo. A corollario di questo innegabile trend, il finale di questo PLE è stato uno dei più sorprendenti dell’ultimo decennio a mani basse: ma di questo parleremo alla fine della review. Brace yourselves guys, let’s begin!
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WAR GAMES
Damage CTRL vs Bianca Belair, Charlotte Flair, Shotzi & Becky Lynch (33:44)
Premessa fondamentale: wargames è un concetto che ha un’enorme, per me non ignorabile falla logica. Il fatto che, sostanzialmente, il match non possa iniziare se non dopo l’ingresso di tutti i partecipanti, toglie pathos a tre quarti della contesa, creando un volume di albume sproporzionato rispetto al succulento tuorlo. Ciò posto, mi rendo conto di come questa idiosincrasia crei in me un fastidio decisamente poco oggettivo, quindi cercherò di non inserire questo automatico -1 nelle mie valutazioni complessive dei due incontri di apertura e chisura. L’opener è stato un incontro che ha registrato un enorme coinvolgimento emotivo da parte del pubblico presente nell’arena, in particolare per due spot incredibili: il missile/cassonetto di IYO SKY dalla gabbia (spot già eseguito ad NXT) e un Moonsault incredibile di Charlotte, stranamente messo a segno. La struttura del match ha risentito abbastanza del vantaggio concesso alle babyface (ciò raramente avviene, in quanto raccontare la storia della buona contro due cattive è sicuramente più semplice rispetto alla situazione speculare) tuttavia il livello elevatissimo dato dall’agonismo di tutte le contendenti ha alzato il godimento complessivo di quasi tutte le interazioni. Molto bello il momento in cui Becky e Charlotte si sono abbracciate, sancendo di fatto un nuovo corso narrativo per queste due frenemies (le manderei per i Titoli di Coppia subito) e, a corollario di ciò, a beccarsi il pin per le Damage CTRL è stata la meno asiatica del gruppo, membra a vita delle four horsewomen: Bayley. Proprio quest’ultima potrebbe essere a questo punto ostracizzata dal gruppo ritornando ad essere babyface, passando dalla parte delle sue vecchie sodali e insidiando la sua ex pupilla e attuale Campionessa da vicino. Alternativa a ciò potrebbe essere elevare almeno per un paio di mesi (sino alla Rumble per intenderci) Shotzi, uscita benino da questo match e bisognosa di una faida di rilievo in grado di proporla ad alti livelli. Incontro in sostanza ben strutturato, con qualche falla ma altamente godibile e intenso. Winners: Bianca Belair, Charlotte Flair, Shotzi & Becky Lynch
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ONE ON ONE MATCH
Gunther (c) vs The Miz for the WWE Intercontinental Championship (12:20)
La WWE è riuscita, in modo piuttosto imprevedibile, a proporre con successo The Miz come sfidante (almeno parzialmente) credibile per il coriaceo Gunther e, impresa ancor più complessa, a vendere una near fall (almeno parzialmente) efficace nel corso del match. Direi che, più di così, era davvero difficile chiedere. Miz, nonostante un’offensiva davvero basilare e un atletismo forse poco “attuale” rispetto ai canoni imposti nel 2023, è riuscito a tirar fuori una delle prestazioni migliori in ring della sua carriera, grazie anche al livello stellare del suo avversario. In poco più di 10 minuti, nonostante espedienti e un low blow e mezzo in grado di creare quell microsecondo di sospensione emotiva (che resta in ogni caso un enorme successo) Gunther riesce in ogni caso a prevalere sul suo avversario in modo pulito, continuando la sua inarrestabile marcia verso record storici. A questo punto, sarebbe auspicabile una faida in grado di elevare non solo il Titolo ma lo stesso Austriaco, magari contro un Main Eventer (penso a Jey Uso o Sami Zayn) al fine di poter sbloccare quell livello successivo decisamente alla sua portata. Match come detto basilare, dalla durata giusta ma con una struttura narrativa chiara e ben eseguita. Difficile chiedere più dall’esperto Mizanin. Winner and Still WWE Intercontinental Champion: Gunther
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ONE ON ONE MATCH
Dragon Lee vs Santos Escobar (07:49)
Incontro televisivo, nato da esigenze contingenti dovute all’indisponibilità di Carlito e Rey Mysterio. Santos Escobar è un peroformer davvero buono ma secondo me gli manca quell “quid” in più che paradossalmente aveva a Lucha Underground come King Cuerno, quell’intangibile in grado di fare la differenza tra chi è buono e chi è eccellente. Ad ogni modo match ben strutturato ma breve, inconsequenziale e con pochissimo pathos. Prevedo tanto midcard per lui. Winner: Santos Escobar
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ONE ON ONE MATCH
Rhea Ripley (c) vs Zoey Stark for the WWE Women’s World Championship (09:17)
Questo incontro lo colloco in una categoria specifica che racchiude un’insieme di considerazioni: la fascia Brock Lesnar vs Hardcore Holly. Quando un Campione in rampa di lancio incontra uno sfidante ripescato dal midcard per occupare uno slot di transizione, l’esito del match è sempre e comunque scontato. Dunque, i due contendenti finiscono con l’impegnarsi di meno rispetto ad altri momenti, il pubblico è poco partecipe, la durata del match è limitata e i momenti di sobbalzo emotivo nel corso dell’incontro sono, di fatto, non pervenuti. La BLVHH Zone. Intendiamoci, Rhea è una stella di prima grandezza, ha una presenza da Main Eventer, una delle entrate migliori della federazione ed il look alla “The Crow” mi è piaciuto un casino, tuttavia per dar vita a match ottimi ha bisogno della storia giusta e della contentente giusta. Sicuramente Zoey è una performer incredibile, ma non ha centrato (e non le hanno fatto centrare) nessuna delle due categorie di cui sopra. Insomma, match anonimo ma breve, succinto e innocuo. Che ora si passi a qualche faida seria, altrimenti rischiamo di impantanarci più del dovuto in un limbo statico storicamente poco pagante. Winner and Still WWE Women’s World Championship: Rhea Ripley
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WAR GAMES
Cody Rhodes, Seth “Freakin” Rollins, Jey Uso, Sami Zayn & Randy Orton vs The Judgment Day & Drew McIntyre (28:34)
Riprendendo il filo del primo capoverso relativo alla review femminile, questo incontro è di fatto iniziato intorno al minuto 23, quando Randy Orton ha fatto la sua entrata in scena. Il canovaccio è stato piuttosto semplice: Drew impegnato in una vera e propria caccia all’uomo incentrata su Jey Uso e i JD in perenne controllo della contesa a causa del fisiologico vantaggio numerico. L’ingresso della Vipera, in uno stato di forma davvero incredibile, ha dato quella botta di adrenalina necessaria in grado di far concludere il match con un entusiasmo davvero poco comune: stereo DDT dale corde a tutti gli heel, RKO acrobatica e per finire pin decisivo di Rhodes ai danni di Priest, per sugellare una vittoria a dir poco schiacciante sia sulla fazione che sul suo leader (non so ancora per quanto). Match divertente, emozionante nel finale che lascerebbe numerosi spunti di riflessione circa il futuro del main event dell’intero roster, se non fosse per un certo ritorno che ha messo contemporaneamente tutto in ombra, in subbuglio e in discussione. Ma a chi mi starò riferendo? Spoiler: non è R-Truth. Winners: Cody Rhodes, Seth “Freakin” Rollins, Jey Uso, Sami Zayn & Randy Orton
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LIVE EVENT (Guess who’s back? Back again?)
PLE estrememante godibile, breve (meno di 3h, un record storico credo) e con due incontri ben strutturati in apertura e in chiusura, in modo da prolungare la bella sensazione regalata dal match femminile senza scemare troppo. Ma arriviamo alla “ciccia” come dicono qui a Roma. Partiti i titoli di coda, mentre i babyface festanti si intrattenevano in momenti di giubilo, ecco partire d’improvviso una musica familiare in quel di Chicago. Nonostante la cause, i licenziamenti il giorno del matrimonio, i podcast, i dottori laureati con i punti della Miralanza, ponti bruciai (ma non troppo) e i fiumi di parole di odio e sdegno inviate e ricevute, CM Punk ritorna in WWE dopo quasi un decennio, mandando il pubblico in visibilio e cambiando ancora una volta il paradigma narrativo del wrestling mondiale, almeno per qualche settimana. Punk è apparso gasato, a tratti quasi commosso, e stiamo ben certi di come i pro e i contro di questa strana e per certi versi storica decisione siano stati ben discussi sia da parte della WWE che da parte dello stesso Second City Saint. Passo ora ad esporre la mia opinione personale e non richiesta. La WWE e CM Punk, allo stato attuale, si trovano in una situazione di maggiore equilibrio rispetto al 2014 ed anche rispetto a Punk ed alla AEW. Partendo dell’ultimo caso, la AEW aveva bisogno di Punk più di quanto questi non avesse bisogno della AEW, ed i numeri lo confermano: questa consapevolezza, unita ad un ambiente giovanissimo ed “in formazione” hanno creato un forte squilibrio tra le due parti, confondendo ruoli e aspettative vicendevoli. Anche nel 2014, in un periodo di forte transizione generazionale, CM Punk costituiva una importantissima risorsa per la federazione (per status e numeri di merchandising), dunque il successo incredibile ottenuto dal lottatore di Chicago nel corso dell’ultimo anno di attività aveva destabilizzato fortemente i rapporti e gli equilibri interni ed esterni, diventati da professionali a personali in modo esagitato, frenetico e nervoso. Balzo nel 2023. Punk ha 45 anni, è reduce da infortuni frequentissimi se correlati al numero di match effettuati ma ha dimostrato, ancora una volta, di costituire un elemento polarizzante per quanto riguarda l’interesse del pubblico. I numeri dei PPV, i ratings più alti della storia recente della AEW sono legati a doppio filo al suo nome, così come la faida di maggior successo della sua precedente federazione ha il suo nome inciso su metà della medaglia (l’altro è ovviamente MJF). Quindi, alla luce di questi aspetti, del suo immenso potenziale se le cose dovessero andar bene, dell’interesse del pubblico e dell’imminente rinnovo dei diritti televisivi (cosa non da poco), la WWE ha moltissimo da poter guadagnare e pochissimo da perdere nel caso in cui le cose dovessero andar male. Punk si infortuna? La situazione resterebbe invariata. Punk creerà problemi nel backstage (improbabile vista l’età media del roster)? Verrà licenziato e la situazione restererà invariata. Punk resterà integro fisicamente e mentalmente con un’agenda ridotta e gestibile? La WWE potrebbe approcciarsi al tavolo di negoziato con un asset davvero pregevole e spendibile. Punk, dal canto suo, potrebbe chiudere la sua carriera ritrovando una pace interiore con se stesso e con il suo pubblico, potrebbe ottenere l’ultimo, grande stint della sua vita “lottata” (una lunghissima faida con Reigns con Paul Heyman a gestire la cosa potrebbe tranquillamente essere il Main Event della prossima WM, chimera sino ad ora sfuggita al wrestler) e trovarsi finalmente in WWE in una zona di comfort, senza Vince, senza ritmi allucinanti e senza dicotomia con HHH (che lo ha bookato come se egli fosse la seconda venuta del messia). E non venitemi a raccontare dei mal di pancia di Drew e Seth, che se fossero stati reali sarebbero stati gestiti in altri luoghi e non davanti alle telecamere. My two cents.