C’è quel famoso teorema matematico secondo il quale “cambiando gli ordini degli addendi, il risultato non cambia”. Per cui, forti di questa postulazione scientifica, anche se il Roman Reigns di oggi è totalmente diverso da quello di qualche anno fa, si dovrebbe ritenere che sia meritevole della stessa disapprovazione popolare. Ma prima di mettere alla gogna per la seconda volta il “Capo tribù”, valutiamone gli effettivi cambiamenti che, volente o nolente, lo hanno portato nell’Olimpo del Wrestling moderno.
Piccolo flashback
Negli anni 2016-2019, Roman ha faticato a guadagnarsi il rispetto dei fan. Era proposto come face, eppure quegli stessi fan non vedevano in lui un “degno” esempio da imitare. Forse, perché poi tanto “buono” non era. Risultava un po’ spocchioso (ricordiamo il promo in cui si definisce “THE guy”), e neppure tanto a ragion veduta. Si, perché il wrestling è quel mondo in cui non basta stravincere, devi anche convincere. E le sue prestazioni spesso piatte, e il suo personaggio “vuoto” e altezzoso, non riusciva proprio ad accaparrarsi il favore dei tifosi. Ed avevano anche ragione ad odiarlo.Poi arriva la scoperta della Leucemia, il ritiro tra applausi scroscianti ed elogi postumi. La riabilitazione, il ritorno stentato, un nuovo allontanamento e il definitivo rientro a SummerSlam 2020. Da quel momento Roman ha cambiato totalmente modus vivendi.
Cambiare tutto perché nulla cambi
Anzitutto, oggi, si propone come heel (cosa tanto agognata dai suoi stessi detrattori in passato), e si affianca ad un mostro sacro dei promo come Paul Heyman. Appare un wrestler, ma soprattutto un uomo, totalmente diverso,decisamente più maturo. Il suo personaggio è molto più “asciutto” e convincente, e le sue prestazione sul ring quando non sono di tutto rispetto, sono comunque godibili. Ha una striscia di imbattibilità che dura da due anni. Ha battuto record (700 giorni da campione Universale e record di giorni da detentore di due titoli contemporaneamente), ma non solo questo; è riuscito a convincere i più scettici che lì c’è un atleta di tutto rispetto che vince e convince, e che non ha certo intenzione di mollare al primo ostacolo. Ha al suo fianco una stable che ha potenza, senso logico e credibilità. Tutto ciò che viene costruito attorno a lui pare organico e ben ragionato. E lui sa stare in piedi. I suoi promo sono molto meno roboanti e più decisi, e le sue intenzioni ben si sposano con il suo personale percorso da atleta. Eppure, c’è chi ancora non si rassegna a rinnegarlo.
Acknowledge him or not acknowledge him?
C’è chi dice che sia “vacuo”, oppure che sia monotono, o ancora che il suo strapotere alla lunga stufi. Nel mondo dello sport si da spesso spazio al toto-vincitore. Nell’universo del Wrestling non è differente. Perciò ci si interroga quando e come Roman Reigns perderà. E allora, lo faccio anche io, bandendo però qualche nome dato di pancia e qualche sprazzo di nostalgia del tutto fuorviante. Alternative ne vedo ben poche, ad essere sincero. O si pesca dal mazzo (e la WWE generalmente non lo fa), oppure si va sull’usato sicuro. Ma un ennesimo giro titolato di AJ, Orton, Edge, Drew e compagnia cantante sarebbe davvero meglio? Cosa apporterebbero di nuovo? Il titolo universale ne gioverebbe? Badate gente, che anche il sottoscritto odia i regni da Matusalemme. E non credo che non ci sia proprio nessuno meritevole di scalzare Roman. Penso piuttosto che ad oggi, lui sia una carta vincente che ancora si può utilizzare per qualche tempo. Poi chissà, un domani un Riddle o un Cody, che rappresentano ad oggi delle “forti” novità, possono anche prendersi il titolo. Roman è un fenomeno social, un personaggio accattivante sostenuto da una pletora di persone di tutto rispetto, e non ultimo un ottimo wrestler. Per cui signori, teniamoci caro Roman Reigns, soprattutto ora, che verrà impiegato sempre meno e solo in casi programmati. Insomma, l’alternativa sì, ma solo se oltre ad essere un’alternativa ha qualcosa di meglio da offrire. Senza però affrettare troppo le cose, perché la gatta frettolosa si sa che figli fa.