Cara Hana, io sono uno dei tanti che ti hanno seguito e stimato e, oggi, sono provato e addolorato. Mi permetto di scriverti queste righe consapevole che serviranno a poco, al massimo per aiutarmi ad elaborare questo distacco. Tu saresti stata destinata a diventare una star assoluta, una di quelle che le compagnie americane avrebbero fatto a gara per mettere sotto contratto; questo lo sapevi, ma non è stato abbastanza. 


Penso che tra qualche anno sarei passato dall’altra parte della barricata e ti avrei criticata per un match sbagliato, per una scelta, ma probabilmente, avrei continuato ad essere dalla tua. Sei stata bella, forte, grintosa e capace di emergere giovanissima, lo spazio di pochi anni, che ti hanno consumata.
Io non sono uno psicologo, sono una persona che ha sofferto, come tutti. Penso, semplicisticamente, che le cose buone, un abbraccio, preparare una torta, un amore, un sacrificio, una passeggiata sotto il sole ci serva a per resistere. Semplicisticamente dicevo, perché io sono io e non potrò mai capirti. La tua compagnia chiede rispetto adesso, cos’altro si potrebbe fare. Quando se ne va una persona che ho stimato in vita, famosa, ripenso al numero di Spiderman dopo l’11 settembre. La città devastata e tutti i supereroi che cercano di aiutare come possono, ma impotenti in realtà. Mi immagino che queste parole nel tempo si perderanno, ma oggi, fortemente stanno qui, piantate come una bandiera a dirti, a te, cara Hana, che io ci sono, noi ci siamo, spezzati e impotenti.


Il tuo percorso è stata una salita interminabile, nella quale sei caduta, numerose volte e avrei voluto qualcuno che ti desse forza, qualcosa a cui aggrapparti con tutta la tua forza, ma adesso, che non sei più qui, meriti solo dolcezza.
Scrivo alternando la visione di qualche tuo match di wrestling, uno sport strano, che divide e unisce tanto. Una comunità di persone che da una parte spesso hanno una grande apertura mentale, almeno chi coglie il senso più profondo di questa arte di intrattenimento e dall’altra è colma di odio e superficialità. Si potrà sempre criticare il professionista, ciò che viene mostrato in televisione, ma la donna o l’uomo…
Faccio un gran giro di parole per tentare di trovare un senso alla tua morte, cara Hana, ma penso non si possa ancora capire. Sono colmo di certezze, che in realtà capisco essere deboli in momenti come questo; capisco che ogni giorno arriva all’improvviso, senza ricevere il libretto di istruzioni per affrontarlo, chiusi invece nell’abitudine. Odio dover scrivere queste parole, cara Hana, e non avrei pensato di passare un pomeriggio che avrei dedicato a te, in questa maniera.


Il ring ti perde, non nel fiore degli anni, ma addirittura all’inizio di una carriera che sarebbe stata sfavillante, ne sono certo. E non lo dico perché la morte “addolscisce”, chi ti ha vista, non poteva negarlo.
Nonostante le tue ultime parole, di ringraziamento, saluto e di ammissione di colpa, anche se di colpa non ne avevi proprio per niente…aldilà del trucco, la recitazione, una performance criticabile o da apprezzare, Netflix, il debutto in Stardom, il match al Tokyo Dome nel preshow di Wrestle Kingdom di quest’anno, rimarranno i tuoi occhi e il tuo sorriso, cara Hana, che adesso ci mancano tanto, tanto da spezzarci il cuore. 


Per un istante, anzi mi piace pensare da adesso in poi, tornerai ad essere la piccola Hana che va agli show di mamma Kyoko accompagnata da tua nonna; colma di affetto, amore e con gli occhi pieni di quello spettacolo, che anche se a migliaia di chilometri di distanza e in un’altra lingua, ci unisce in questo esatto, unico e irripetibile momento.

Everyone’s different, everyone’s special! Tokyo Cyber Squad, roll out!

Hana Kimura 1997-2020