La recente puntata di Dynamite mi ha fornito un bell’assist per l’odierno blog, nel quale vorrei parlare con Voi di quella che è la mia personalissima idea di wrestling e, più nel dettaglio, delle caratteristiche che deve avere un lottatore ideale, soprattutto se coinvolto in zona main event.

Segnatamente, un lottatore deve possedere un giusto mix tra buona capacità al microfono, carisma in ring e fuori, discreto workrate e, ultimo ma non ultimo, il giusto fisico.
Infatti, non dobbiamo dimenticarci, benché negli ultimi anni ci sia la tendenza a farlo, che il nostro amato sport spettacolo mette in scena, al netto di spettacolarizzazioni costruite ad arte, un combattimento tra due uomini tendente, ove possibile, alla credibilità.

Credibilità che, a sua volta, si ottiene mettendo in scena combattimenti tra atleti che sulla carta possono equivalersi, anche dal punto di vista fisico. Da qui la divisione, ancora presente in federazioni come la NJPW ma molto sfumata in altri contesti, tra categorie di peso.

Ora, dove manca il fisico si può ricorrere, sempre allo scopo di rendere l’incontro tendente alla credibilità, ad uno stile di lotta o ad una costruzione del match che renda possibile uno scontro tra un colosso e un uomo medio o, ancor più, minuto.

Pensiamo alle sfide del passato di Mysterio contro Batista, dove la differenza fisica era evidente e pressante, risolte in contese basate su un rapporto di forza contro velocità/astuzia.

Tuttavia, come poc’anzi accennava, questa differenza e questa costruzione ragionata in questi termini degli incontri sta andando a perdersi progressivamente.

A fornire un esempio paradigmatico di quanto fin qui affermato, ci viene in soccorso la recente sfida tra Allin e Cage, in cui la versione più dark di Tony Hawk si è visto sballottare a destra e a manca dal colosso ex Lucha Underground senza (quasi) soluzione di continuità.

Le poche (tenui) reazioni di Darby si sono concretizzate in uno stile di lotta ben lontano dal tipico moveset di un peso leggero e molto più simile ad un brawling più sofisticato, condito da una finisher che, seppur particolare, risulta del tutto inefficace, almeno razionalmente, contro un uomo di più di 100 kg come Brian Cage.

Non è mia intenzione affermare che gli incontri tra omino e omone non si possano mettere in scena, ma solo e unicamente che nel farlo ci vuole un’attenzione e una costruzione maggiore, tenendo in debito conto il fattore fisico, nel quale pecca e non poco il buon Allin.

Credo, spostando l’attenzione direttamente su Darby, che la condizione fisica sia un limite importante di Allin, soprattutto sotto il profilo di un suo possibile utilizzo in zona main event, per ora ad appannaggio, salvo rare occasioni (vedi Kingston) di diverse tipologie di lottatori.

Dalla sua Allin ha il tempo per poter migliorare, se vorrà, anche sotto questo profilo, prendendo le mosse da quanto già fatto dal altri illustri pesi leggeri, quali Ricochet e, da ultimo, Ospreay.

Proprio l’Inglese è, a mio avviso, il modello da seguire per ogni peso leggere che vuole (deve) affacciarsi nella zona main event, considerando la sua evidente, quanto opportuna, trasformazione dal punto di vista fisico che gli ha permesso di entrare nella divisione pesi massimi della NJPW anche con un nuovo e più adeguato stile di lotta.

Io ho detto la mia, ora è il momento di dire la vostre…credete anche voi che nel wrestling moderno non si possa prescindere da un certo livello fisico o è un conetto ormai superato?

Claudio