Da quando NXT ha iniziato a fare passi avanti con un roster di tutto rispetto si è anche iniziato a notare un sovraffollamento nella zona titolata. Troppi nomi caldi, e troppo poco spazio per premiarli tutti quanti, e come si può risolvere questa situazione? Creando un nuovo titolo! Così inizia la ricerca per trovare il nome giusto per la cintura, visto che non poteva essere un titolo mondiale o un titolo europeo, serve qualcosa di nuovo, un titolo che contemporaneamente innova ma celebra il passato del wrestling. E così viene scelto: il North American Championship. Un titolo utile, che con il suo nome va a ricordare quello che è stato il passato, un’America divisa tra tante federazioni ognuna stanziata nella propria regione fino all’arrivo di Vincent K. McMahon Junior, che riesce a portarsi via tutti i loro talenti migliori e le uccide. E allo stesso tempo celebra quello che è il passato dei lottatori che se lo contenderanno nel ring, un passato lottato in America sui ring più disparati, dalle sale da bingo alla famosissima 2300 Arena, casa della defunta ECW.

La costruzione del match fu lineare, prima viene presentato il nuovo titolo, di un rosso carminio con al centro una mappa geografica dell’America Centrale, molto simile alla sua controparte del Main Roster, l’Intercontinental Championship, e in un secondo momento vengono decisi i lottatori che si sarebbero contesi la cintura. Qui la scelta ricade su un equilibrio tra stili e massa corporea, non tralasciando l’esperienza in ring di ogni contendente.

Il primo nome è Ricochet, un high flyer che ha girato il mondo con le sue acrobazie, facendosi conoscere soprattutto in Giappone con i suoi match altamente discussi contro Will Ospreay, in America con il suo periodo in PWG e la partecipazione a Lucha Underground sotto il nome di Prince Puma. Secondo nome è EC3, lottatore iniziato in WWE come Derrick Bateman, fuggito in TNA dove trova la vera fortuna, dove gli viene affibbiato il personaggio dello spocchioso nipote di Dixie Carter, con una streak lunghissima di vittorie su nomi assolutamente importanti come Sting e Kurt Angle, carismatico come pochi, ma non splendente per le sue qualità in-ring.

Terzo lottatore è Velveteen Dream, il più giovane del gruppo, con soli 22 anni. Entra nel radar della WWE grazie a Tough Enough, dove nonostante il massiccio supporto del pubblico non riesce a vincere il programma. Ma la vita gli sorride, e la WWE stessa decide di metterlo sotto contratto ed affidargli un personaggio difficile da interpretare, ma con il quale riesce a convincere il pubblico. Quarto lottatore, Killian Dain, la bestia di Belfast. Quasi due metri di altezza per 190 Kg di massa, deve la sua fama al suo passato nel Regno Unito, soprattutto in ICW e in WCPW, compagnie dove con il suo nome “Big Damo” conquista i titoli massimi con buone prestazioni diventando uno dei big man più credibili della scena mondiale.

Quinto lottatore è Lars Sullivan, alla sua prima vera prova su un palcoscenico così importante. Nato nel settore di sviluppo della WWE, come Velveteen Dream non ha avuto precedenti esperienze grazie alle quali il pubblico potesse già conoscerlo ed apprezzarlo. Ha il ruolo più difficile di tutti: riuscire a risplendere in mezzo a tutti questi campioni. Ultimo partecipante, ma non per importanza, è Adam Cole. Considerato da tutti il lottatore indy più adatto alla WWE di qualsiasi altro, cresce in Ring of Honor, compagnia che crede ciecamente in lui dandogli spazio per esprimersi e avversari di tutto rispetto. Il suo debutto ad NXT è stato costruito benissimo, intervenendo nel finale dello show aiutato da Kyle O’Reilly e Bobby Fish, e da lì non ne sbaglia una, fino a questo match.

Tutto è ben costruito qui, tempistiche, modalità di esecuzione di ogni mossa e presa, ed il vincitore, colui che aveva bisogno di un riconoscimento come questo per splendere e mostrare al suo nuovo pubblico chi sia.