Sta diventando quasi un leitmotiv di questa rubrica il tema della fiducia in sé stessi. Bray Wyatt, Jay White, Roman Reigns. Tutti hanno dimostrato di aver creduto fermamente in sé.

Avere la forza e la capacità di rialzarsi, di reinventarsi, è forse il miglior pregio che un essere umano, prima che un ottimo wrestler, possa avere.

Ed, in particolar modo, il percorso di Drew McIntyre, verso i piani alti della WWE, non poteva non partire dal basso.

Dopo la prima, fallimentare, esperienza nella federazione di Stamford, per l’ex membro dei 3MB la speranza di una carriera nel mondo del pro-wrestling sembrava essere del tutto svanita.

Chiunque avrebbe potuto ritenere la sua carriera finita, conclusa, almeno ad alti livelli.

Chiunque, ma non Drew Galloway.

Drew è tornato al principio. Col suo vero nome e con la sua reale attitudine.

È ripartito dal basso. Ha preso parte ad eventi svoltisi perfino nelle palestre delle high school. Una eventualità che, per un atleta abituato alla ribalta globale, avrebbe potuto essere tremendamente impattante.

Ma noi stiamo parlando di un atleta che ha avuto la forza ed il coraggio di credere in sé. Come solo chi ha la forza mentale di essere un predestinato può fare. Come solo una bella storia può iniziare.

Successivamente, Galloway è diventato l’atleta di punta della EVOLVE e, in seguito, una delle top star della TNA.

Poi, semplicemente, è diventato troppo difficile da ignorare.

La WWE ha bussato nuovamente alla sua porta ed, in poco tempo, è arrivato il successo con la vittoria del titolo NXT e con la chiamata nel main roster datata aprile 2018.

Questo nuovo percorso lo ha portato a viaggiare, per diverso tempo, nella upper-mid card degli show WWE, pur dimostrando come fosse un personaggio totalmente reinventato e pronto a fare quel salto di qualità che non riuscì a compiere in passato.

Finchè…

Houston, 26 gennaio 2020. WWE Royal Rumble.

16° ingresso.

Il battere incessante dei tamburi scozzesi precede l’entrata in scena dell’uomo che, di lì a poco, avrebbe dato un calcio in pieno viso allo status quo della federazione. La folla si desta. Ma nessuno può prevedere ciò che sta per accadere.

Drew si presenta in rampa. È concentrato. È assorto. Ed ha un unico obiettivo. Un obiettivo che rappresenta l’ultima prova da superare nel suo lungo percorso verso la gloria. La Bestia.

Brock Lesnar è al centro del ring. Un imponente colosso che non può far nulla se non dominare. Ed, insieme a lui, un distrutto Ricochet. Steso a terra, lasciato quasi come monito per il prossimo sfidante.

Ma Drew ha occhi solo per Lesnar.

Un lungo sguardo tra i due precede quello che è uno dei più bei passaggi di testimone mai visti.

Low blow dell’ignorato Ricochet.

Claymore.

Saggiamente, le telecamere della compagnia inquadrano un WWE Universe visibilmente impazzito dallo stupore, nell’ultima grande ribalta degli show pre-pandemia.

Adesso, tutti hanno realizzato la portata di quel 16° ingresso.

Adesso, prendendo in prestito una frase legata ad un altro Chosen One, siamo tutti testimoni.

Ed il resto è storia.

Una storia troppo grande per un solo articolo.

Quindi, diciamocelo chiaramente: atleticità, capacità in ring, presenza scenica e carisma da vendere. Tutto questo, miei cari lettori, non è frutto di talento o predestinazione. È frutto di un lavoro costante. Di sacrifici e di impegno. E del rigido coraggio (e ci tengo a ripeterlo perché è punto focale di queste nostre digressioni) del credere in sé stessi e in ciò che ci si è prefissati di raggiungere.

Io e, credo, tutti voi, non possiamo che essere grati a Drew McIntyre per essere stato il primo sostenitore di sé stesso.

Laureato in Economia, le sue grandi passioni, oltre al wrestling, sono i fumetti e i videogiochi, di cui è un discreto collezionista. Cerca, invano, di diffondere il verbo del wrestling anche in ambienti impensabili… è un gran chiacchierone, oltre ad essere innamorato perso di Kenny Omega e Drew McIntyre. Pratica(va) il Jeet Kune Do, ama il basket NBA ed è tifoso dei Sacramento Kings (non vi preoccupate, neanche loro sanno chi sono). Vorrebbe avere un gatto, ma è allergico.