Dobbiamo pretendere di più, per non perdere un patrimonio. Vi ricordate il boom del wrestling britannico? Non si può dire che si sia dissolto, ma certamente è stato addormentato. E se la Progress in qualche modo se la cava, la RPW si basa sulla partnership con la NJPW e la Defiant va avanti con quel che rimane libero sul proprio suolo. Poi c’è la ICW, e qua il discorso si fa più serio.

 

La Insane Championship Wrestling si era imposto negli ultimi anni come il prodotto totale. C’era hardcore, comedy, strong style, high flying, wrestling femminile di livello, storyline ganze e una promozione pubblicitaria capillare sul territorio scozzese. A rendere ancora più attrattivo il prodotto, il fatto che gli show fossero 18+: solo per adulti, maggiorenni e vaccinati. Il contrario di quel che ha sempre professato la WWE nella sua storia, con un occhio rivolto quasi esclusivamente a ragazzini e famiglie. Gli europei avevano bisogno di una realtà diversa, molto simile alla ECW che fu ma soprattutto in grado di riacquisire tutti quei vecchi fan che col tempo avevano perso la passione per il wrestling.

Sono emersi tanti talenti. Sul trono si contendevano la leadership della compagnia Mark Dallas e Red Lightning. Il campione era Drew Galloway, oggi di nuovo Drew McIntyre in WWE: il testimonial perfetto per una federazione che cresce. Quattro show di spicco l’anno, tanti tapings televisivi chiamati “Fight Club” e quel Fear&Loathing che rappresenta una scommessa da 10 mila spettatori. Tutto bello, tutto interessante. Ma se non sai tenere accesa la candela… la luce svanisce.

Con l’addio di Galloway, il masso ha iniziato a rotolare in discesa distruggendo tutto. La ICW sembrava non aver messo in preventivo chi potesse essere nuovo testimonial, che strada prendere, quali nuove strategie adottare. Per due anni ha ripetuto ossessivamente sempre le stesse storyline cambiando solamente i protagonisti. I match si sono fatti meno appassionanti, il nuovo che avanzava di minor appeal. Non sono cresciuti talenti di valore, che potessero mettere il proprio viso su un manifesto senza che la gente dicesse “ma chi è questo?”.

Poi l’abbraccio, mortale, alla WWE. E così, mentre la Progress si è trovata pienamente dentro il progetto NXT UK e ricompensata con atleti e pubblicità, la Insane è stata messa in un angolo, penalizzata. Il pubblico ha perso voglia e coinvolgimento. L’ultimo F&L ha totalizzato circa 2 mila presenze in una arena da undici mila. I tapings televisivi sono sempre meno pieni di una volta. Ciò che si dice in Scozia è che l’accordo con i McMahon sia stato un voltafaccia, un tradimento nei loro confronti. Uno snaturare un prodotto che andava forte. E a quel coro si sono aggiunte anche le critiche di original come Renfrew e Whiplash, non certo una bella pubblicità.

Il futuro è incerto. La Insane sta puntando arene più piccole, tornando al passato anche negli atleti presentati nelle posizioni di spicco (Lionheart campione mondiale, Joe Coffey sul trono del titolo Zero G), proponendo altri talenti da svezzare (come l’italiano Paxxo), e qualche prestito (i Gallus debutteranno anche in ICW). Ci auguriamo che questa nuova fase sia adatta ad una rinascita della compagnia scozzese, che finora ha profondamente deluso. Uscire dall’accordo con la WWE? Può rivelarsi un’arma a doppio taglio. Ci sarebbe solo da scoprire da che parte scivolare la testa.