Tutto bello, ti ho scelto come mio successore, e ci sono sempre. Perché questo fanno i maestri, gli alleati, gli amici, le icone. Questo fanno: ci sono sempre, aiutano sempre. A costo di essere ingombranti, ma ci sono. E sì che ha fatto tanto per lui. Forse ha fatto troppo. E quando glielo hanno fatto notare, ha pensato che sì, forse davvero questa statua che gli sta al fianco è troppo grande e tanta luce gli toglie per risplendere.

Ed è così che Darby Allin ha rischiato di rompere con Sting. Dopo appena sei mesi di alleanza, di difese titolate, di match galvanizzanti. Perché ha Sting ha vinto tutto nella carriera, è una leggenda vivente, è stato in alcuni tra i più rinomati main event della storia del wrestling, ed ha vinto – non importa come, ha vinto. Questa è la cosa fondamentale. E questo avrebbe voluto trasmettere a quel ragazzo così enigmatico, di poche parole, devoto al dolore e alla resistenza, all’agilità e alla spettacolarità.

Ma Darby è in grado di vincere senza Sting? È tornato indietro, allo scorso anno. Bravo è bravo, resistente è resistente, ma da solo vive in disequilibrio. Anche perché il fisico e l’altezza sono quelli che sono, e talvolta c’è bisogno di un po’ di tattica, di strategia in un match. Va bene resistere, ma fino a quanto? Lo hanno dimostrato Ethan Page e Scorpio Sky che non basta, e non sono neppure dei main eventer o gli atleti più grossi del roster. Sono buoni, ma non eccezionali. E così se perdi con loro, con la cocciutaggine di far da solo, allora hai tanto da imparare.

Sting è ingombrante, sì. Ma è anche l’unico maestro che può insegnare a Darby come si giochi a scacchi anche su un ring di wrestling. Quando avrà imparato, allora potrà correre da solo e trovarsi a meraviglia senza l’aiuto di nessuno.