Ora sì che ci siamo per davvero. Ora la All Elite Wrestling può iniziare a mostrarsi a milioni di persone in giro per il mondo e dimostrare quella che vuole essere la propria arte. Dopo aver parlato parecchio, e in alcuni casi aver anche esagerato con le dichiarazioni, a parlare sarà il ring e l’impronta dovrà essere chiara sin dall’inizio. Perché contemporaneamente ci sarà un altro show, inevitabilmente una guerra degli ascolti e tutto ciò che si porta dietro. Eppure questo non deve essere un pensiero fisso.

Per anni tutti coloro i quali hanno tentato di sfidare la WWE, hanno deciso di fare come la WWE – col pensiero fisso che quello fosse l’unico modello accettato dai fan, e dunque dimostrando la propria inconcludenza nel tentare una via alternativa. La AEW deve andare altrove e perseguire la strada senza doversi curare, nel breve termine, degli ascolti. Hanno un altro modello che è quello della WCW: potranno attirare tantissimi vecchi fan e avvicinarne altri a qualcosa di nuovo per questo momento storico. Il pubblico nato e cresciuto con John Cena e Batista conosce poco degli show di fine anni ’90, conosce l’aura che si porta dietro con i suoi alti e bassi, ed ha espresso in più occasioni di voler riscoprire quei tempi.

Inoltre la AEW deve cercare di essere una preda e non un cacciatore. Deve essere NXT a creare tutti i presupposti per una guerra, organizzare Night Of Champions, fare cambi titolati assurdi o proporre match lunghissimi. Per quanto sia stato spesso screditato, Vince Russo ha lasciato un pensiero condivisibile: i match molto lunghi, alla lunga, stufano. Ha ragione, i telespettatori vogliono vedere drama, dialoghi, botte. Vogliono vedere tutto in maniera equilibrata, appena un match si allunga oltre i dieci minuti inizia già ad essere stancante. Direte: ma allora i ppv? Ecco, i ppv sono tali e percepiti come tali. Arrivano nel fine settimana e sono l’ultimo svago prima che si rinizi col lunedì. C’è tempo e testa per stare dietro a 4/5 match da 15, 20, 25 minuti ciascuno. Durante la settimana deve durare tutto meno: ecco perché a parte Hangman Page vs Pac, gli altri match annunciati sembrano fatti apposta per durare poco e dare un continuum alle storyline.

Cody e gli altri devono correre, al proprio ritmo. Con calma, molta calma. Non c’è fretta, ora che si inizia: devono costruire una trama, devono crescere passo dopo passo, portando avanti con convinzione le loro idee. Gli ascolti e l’apprezzamento arriveranno di conseguenza. E se non arriveranno c’è sempre tempo per rimediare, sempre tempo per aggiustare, sempre tempo per provare altro. Il canale è abbastanza forte da supportare il progetto, i fan stanno aspettando da gennaio questo momento. Devono essere memori che se mai vorranno andare in competizione con la WWE, per ora non se ne parla. La WCW ci ha messo quattro anni per vincere temporaneamente la guerra, la TNA ci ha messo cinque anni per stabilizzare i ratings sull’ 1.3 (Raw si sogna oggi un dato così), la Ring Of Honor ci ha messo quasi dieci anni per fare uno show con oltre mille persone. Il pubblico va fidelizzato, coccolato, mantenuto col tempo.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.