Per mesi sono andati avanti dicendo che non avrebbero mai collaborato. Che c’era un odio reciproco, che la NJPW non avrebbe mai concesso che i suoi ragazzi apparissero in AEW o anche solo vicino ad uno dei wrestler sotto contratto con la compagnia di Khan. Poi però vedi che iniziano a citare il Bullet Club. Ma come? Non sarebbe una proprietà intellettuale? Sì, lo è. Ma se Omega e gli altri si permettono, allora che significa? Forse tutto, forse niente.

Hanno ancora una volta smentito, sia i Bucks che da fonti NJPW. E allora perché Moxley compare a Strong? E perché Kenta gli restituisce l’attacco a Dynamite? Non prendiamoci in giro quando si parla di una non collaborazione. Anche perché non conviene a nessuna delle due realtà: serve un fronte compatto in contrapposizione al colosso chiamato WWE. Serve che i nipponici concedano i loro talenti in America e viceversa che gli americani concedano qualche comparsata e qualche job in Giappone.

Kenta, intendiamoci, è un grandissimo wrestler. Ma non è quel wrestler che sposta ascolti. Sicuramente è quel wrestler che consente alla AEW di differenziare il proprio prodotto, se è vero che può permettersi – lui, peso leggero – di contrapporsi all’ex campione del mondo dei pesi massimi. L’occhio cade sul target della compagnia di Khan: un modo per tenersi stretti i fan della prima ora, per accendere le fantasie dei duri e puri che guardano solo al Giappone o alle indy, e per strizzare l’occhio a chi segue abitualmente NXT. Alla fine ci accorgiamo che Kenta è un nome, è garanzia di qualità e di attesa per un suo match. Qualunque esso sia.

E la collaborazione è ben presente. Non mi stupirebbe se fosse l’antipasto per mettere in scena, a Double Or Nothing, il primo Blood & Guts della storia della AEW con una sfida fratricida tra il Bullet Club americano e quello quello nipponico. In un crescendo di sangue e budella, si potrebbe tornare a vedere qualcosa che difficilmente si vede da altre parti.