Okada è davvero un wrestler Elite. La sua carriera parla chiaro: al di là dei titoli vinti, si tratta di uno dei migliori atleti della storia. Match di alto livello, un paese (il Giappone) ai suoi piedi, una compagnia (NJPW) che gli ha dato tutto. Ecco perché nel salto verso gli States c’era la necessità di trattarlo nel migliore dei modi.

La scelta compiuta dalla AEW è giusta. Com’è venuta? Ni. Perché Eddie Kingston ci ha messo un po’ a capire che avrebbe dovuto vendere la Rainmaker, e la scena è apparsa molto statica e poco d’impatto. Peccato.

Quali sono però i fattori che inseriscono perfettamente Okada nell’Elite?

Punto 1. Il discorso degli Young Bucks

Per giustificare un tale ingresso, sarebbe occorso far spazio. Matthew e Nicholas stanno portando in scena personaggi Corporate che dovrebbero essere la versione rivisitata di Tony Khan dal vivo, messi su con una buona dose di ironia che è propria dei fratelli. Nel loro discorso, prima hanno sospeso Hangman Page (di fatto sganciandolo dal gruppo) e poi licenziato Kenny Omega (a causa dei noti problemi fisici).

Avevano bisogno di un nome davvero grosso per ripopolare la stable. E chi meglio di Okada per essere nuovamente potenti e rilevanti nel panorama del wrestling mondiale? In trio, per andare a caccia di tutto ciò che si può conquistare. Sia in AEW che altrove.

Punto 2. Il passato di Okada

Non è la prima volta che Okada diventa “Elite”. In realtà lo è sempre stato. Al di là della sua leadership nei Chaos, il talento nipponico è stato il preferito Gedo (booker NJPW) per tantissimi anni. E questo gli ha portato molte antipatie, critiche. La sensazione che la sua posizione fosse così ingombrante da non lasciare spazio ad altri.

Punto 3. Il turn heel

Sfruttare quel suo passato in NJPW per continuare ad essere “ingombrante”. Questa volta in maniera consapevole. Per questo il turn heel ha senso. Anche per dargli quella patina di diverso rispetto al Giappone, dove era protetto e osannato. E lasciare spazio a qualunque tipo di futuro risvolto con Omega, Page, ma anche Ospreay, Swerve, e chiunque altro si voglia mettere sulla sua strada. Intanto però può iniziare a stanare Kingston e magari levargli di dosso la sfilza di titoli che possiede. Prima di affacciarsi per il titolo del mondo.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.