Quando Excalibur al commento dice “aspettavamo la Summer Of Punk e invece abbiamo la Summer of Mox” dice il vero. C’erano altre aspettative, altri lidi dove portare il titolo del mondo. Invece in due mesi, Jon Moxley si è preso sulle spalle la AEW in mezzo alle intemperie, agli infortuni, alle difficoltà e l’ha trascinata fino al ppv All Out. Contro ogni pronostico, e contro chi, ancora oggi, lo reputa l’anello debole dello Shield.

Il suo regno sta funzionando. A tratti persino meglio del precedente. Perché più caratterizzato, più sentito in quelle arene piene rispetto al vuoto visto durante il lockdown da Covid. Meritava di avere una seconda chance, per carisma e per status, dentro una stable dove pareva dover sparire e invece ha acquisito lo spazio principale a suon di prestazioni. La fila di successi sta diventando lunga: Kyle O’Reilly, Hiroshi Tanahashi, Konosuke Takeshita, Brody King, Rush, Chris Jericho. Poi CM Punk, in appena tre minuti.

Lasciamo perdere il fatto che se Punk fosse stato in forma, probabilmente avrebbe vinto. Mettiamo in conto però che in quel roster non ci poteva essere nessuno in grado di batterlo in pochi minuti senza pagare dazio. Moxley ne è uscito ulteriomente rafforzato, rendendo solido un regno che – come avete letto sopra – conta nomi di grosso calibro che il campione ha sconfitto mettendo a rischio anche la propria pelle. Paradossalmente tutto quel sanguinare ha dato un segno distintivo al suo personaggio, per quanto io non ne sia mai stato d’accordo.

Ha fatto quanto basta. Ha sopportato il peso. Ora potrebbe anche abdicare a All Out senza perdere neanche un briciolo della stella che è diventato, ribaltando poderosamente quanti non credevano in lui. Può continuare a lavorare per e con il BCC e togliersi altre soddisfazioni in altro modo. Chi meglio di lui può valorizzare nuovi regnanti al titolo del mondo?