Non so se lo conoscete, ma esiste da un anno ormai un podcast che si chiama “Non hanno un amico”. Condotto dal comico Luca Bizzarri e prodotto da Chora Media, mette alla berlina le dichiarazioni o gli atteggiamenti di politici, giornalisti, presentatori tv e personalità dello spettacolo. Il senso è: se uno dice o fa una ca**ata, vuol dire che non ha nessuno al fianco che possa evitare che la faccia. Ecco, è abbastanza palese che Tony Khan non abbia quell’amico lì.

PREMESSA: Qualcuno, su Facebook e nelle innumerevoli chat Telegram, dirà che è un nuovo attacco alla AEW. In realtà, da parte di chi segue e racconta la compagnia da tempi in cui era appena una mezza idea, è un invito a guardare le cose con obiettività. E obiettivamente, il proprietario della All Elite si è rivelato in diverse occasioni tutto fuorché un capo in grado di dare credibilità alla propria creatura. E’ sembrato, invece, un fanboy che gioca a spendere soldi e pensa che l’era moderna del wrestling sia assimilabile a quella di 15-20 anni fa.

Con le sue uscite, Tony assomiglia alla Dixie Carter dei bei tempi. Ve la ricordate? Ogni dichiarazione in tv o altrove, era fonte di imbarazzo per la TNA. Battutine venute male, un continuo ricercare la sfida con Vince McMahon che altro non era che un complesso di inferiorità mai colmato. Ogni qual volta la TNA arrivava vicina ad una svolta, veniva ricacciata indietro dalle scelte della sua capa. Che, in termini di similitudini, scontava mancanza di leadership e di organizzazione interna. Stessi problemi vissuti dalla AEW di recente.

Apprezzo la volontà e la passione di Tony Khan. Ha messo su un progetto in grado di crescere nel tempo. Di porsi pesantemente all’attenzione di fan e media. Ma arriva un momento in cui occorre fare una scelta: continuare a fare il fanboy o diventare un capo, sul serio? Ecco, al momento Tony è uno come tanti. Il fanboy che ha in mano qualcosa di grandioso e lo gestisce come il ragazzino che guardava il wrestling dalla sua cameretta.

Ecco allora i tweet inutili, le provocazioni, le risposte in salsa arrogantella ai fan. Come non dimenticare i continui “dream match” o i “big announcement”? O la persistente ricerca del sensazionalismo, sempre in rincorsa. Tutte cose che potevano funzionare agli inizi. Ma a gennaio 2024, la AEW compirà 5 anni. In salute, con uno show in uno stadio e un rinnovo televisivo praticamente in mano. Non c’è bisogno di esagerare. Non c’è bisogno di strafare. La All Elite era particolarmente bella quando lavorava sul suo prodotto a testa bassa, decidendo benissimo la direzione da prendere.

Per questo, a Tony manca un amico. Qualcuno che appena lo vede collegato a X oppure pronto a dire qualche esagerazione, gli prenda il telefono e glielo lanci via; oppure intervenga e gli faccia capire che non è il caso. Anche se è il capo. Appunto che è il capo. Le belle realtà si vedono dalla testa. E se la testa funziona male, anche il resto segue di pari passo.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.