Spesso si riapre nel web la diatriba su chi si possa definire un “Pro” nel wrestling. È un discorso a catena che percorre il suo cammino e poi torna sempre al punti di partenza.

La definizione di Pro segue sostanzialmente tre strade. La prima dipende da una divisione in tre parti: un Pro è un atleta della WWE, esposto a tutto il mondo negli show di punta del wrestling business, capace di guadagnare abbastanza da vivere nel lusso e star buono vita natural durante; poi ci sono gli Indy, che non hanno esposizione, sono bravi e guadagnano a seconda del proprio status, e sono nel limbo delle gerarchie; quindi ci sono gli amatori, una schiera di appassionati che sul ring si diverte e in molti casi riesce a divertire il pubblico. Essendo una passione, spesso lotta gratis o dietro un piccolo compenso. Ovviamente non ha esposizione comunicativa.

La seconda vede una divisione in due parti, una sintesi della prima: si prende in mano l’etimologia della parola “Professional”, ovvero colui che intende il wrestling professionalmente come un lavoro. Dunque campa dei suoi match e dei suoi booking, dando una connotazione seria ad un lavoro faticoso, pericoloso e divertente. Dall’altro lato ci sono ancora una volta gli amatori, gli appassionati che fanno tutto per divertimento proprio e di altri.

Io suggerisco un’altra definizione di Pro che scivola lungo le direttrici sopra delineate: ovvero parlo di colui che sì, guadagna ed ha una buona esposizione mediatica, ma anche di colui che sì dimostra professionale nel backstage e nella vita di tutti i giorni. Di un atleta totale: sa fare i promo, sa lottare bene, sa ragionare sui propri match e i propri avversari, sa rispettare e riceve a sua volta apprezzamento e rispetto. In questa definizione inserirei un uomo che i più vedrebbero presumibilmente come “amatore”, eppure ha lottato con alcuni mostri sacri del wrestling europeo ed è divenuto il più grande atleta italiano dalla sua nascita: Fabio “Red Devil” Ferrari. L’essere professionale non è dunque solo saper guadagnare soldi e fare tanti match, ma anche sapersi comportare in maniera seria e incriticabile.

La figura che secondo me può riassumere tutto quanto scritto al livello più alto è sicuramente The Undertaker: wrestler straordinario che ha attraversato tre generazioni di questo sport ottenendo quasi sempre il massimo dal suo personaggio e dalle sue storyline. Un esempio nel backstage, garante dei buoni rapporti tra colleghi od anche di punizioni esemplari in caso di diatribe. Azendalista fino al midollo, wrestler solidissimo e spettacolare sul ring, capace di buoni promo e di interpretare magistralmente un personaggio su cui lui stesso aveva molti dubbi. Alla fine ha avuto ragione Vince McMahon, consegnando alla storia l’esempio perfetto di professionalità dentro e fuori dal ring che ci si aspetterebbe da un Pro.