Dev’essere terribile lasciare una federazione per cui lavori a causa di tagli al personale. Dev’essere ancor più brutto rientrare, su forte richiesta dei tuoi fan, ma non riuscire a soddisfare le aspettative che su di te mezzo mondo del Wrestling aveva riposto. Come aggravante di questa storia c’è che, forse, la colpa non è la tua, ma di un team creativo incapace di valorizzare i tuoi lati positivi, affibbiandoti una gimmick scialba e che puzza di vecchio prima ancora di essere “indossata”. Questo è, ahilui, il travaglio di Karrion Kross in WWE.

Eppure forse un po’ di speranza residua c’è per lui. Quando ormai pensavo che sarebbe stato prossimo al secondo suo licenziamento, insieme alla sua cara Scarlett, ecco che la dirigenza si inventa una stable con lui a capo, con i rientranti Author of Pain e lo storico manager Paul Hellering a fargli da sodali. Certo il nome altisonante può risultare pomposo ( The Final Testament) ma lo spirito del gruppo (perlomeno per come ce lo hanno presentato in queste due settimane) è azzeccato; Kross ha mantenuto la sua aura oscura, mentre gli AoP, colossi quali sono, sono il giusto mix di temibilità e inarrestabilità. A condire il tutto, la voce gracchiante e il viso greve di Paul Hellering in qualità di manager.

A dire il vero questo è un leitmotiv, a cui la WWE ci ha abituati, ossia quello di rilanciare un singolo in una stable. Ma è vero pure che non sempre è fruttuosa come scelta, laddove il fallimento in singolo diviene spesso anche un fallimento di “gruppo”. Invece mi sembra che The Final Testament sia cucita addosso a queste 4 personalità, come naturale “evoluzione” della carriera degli stessi, come “sublimazione” delle loro personalità che si uniscono per concentrare le loro forze. E quando si verificano certe circostanze il successo è alla portata di mano. E questo successo dipenderà in gran parte da quanto i membri di questa stable saranno capaci di “prospettare” se stessi al pubblico. Infatti, se Karrion Kross, in qualità di presunto leader, riuscirà a dare “spessore” alla sua stable con dei promo accattivanti (che in passato si sono dimostrati uno dei suoi punti deboli), grazie anche all’ausilio dell’esperto Hellering, e se le loro parole e le loro azioni cammineranno di pari passo, allora questo gruppo può rappresentare una forza indomabile all’interno del roster di Smackdown. L’abilità c’è, il talento pure e la gimmick è calzante, manca solo una corretta dimensione narrativa, cosa che Hellering e Kross dovranno cercare di raggiungere soprattutto “verbalmente”. Non tutto è perduto e risalire la china sembra, come mai prima d’ora, una possibilità concreta per lui.