Come tutti sappiamo, Vince McMahon ha sempre tenuto molto alla disciplina e al rispetto dei regolamenti e notoriamente le sue parole sono sempre state legge per tutta la federazione. L’ ultima a sperimentare sulla propria pelle la veridicità di quest’ assunto è stata Zelina Vega, licenziata improvvisamente una sera di novembre, a pochi minuti dall’ inizio di una puntata di SmackDown, per aver disobbedito alla regola che imponeva la chiusura degli account Twitch per tutti gli atleti WWE dei main-roster (l’ ex “Muneca” è tuttora attivissima sul social viola col suo nome di battesimo, Thea Trinidad).
Il chairman non voleva che suo figlio Shane combattesse
L’ ex produttore della WWE, Bruce Prichard, ha dichiarato nel suo podcast “Something to Wrestle” che il primo ad allenare Shane McMahon fu l’ Hall of Famer Randy Savage, il “macho man”, scomparso nel maggio del 2011. La cosa che veramente sorprende in questa vicenda è che Vince McMahon all’ epoca non voleva assolutamente che suo figlio intraprendesse la carriera nel wrestling, probabilmente preoccupato all’ idea che la sua incolumità fisica. Il boss della federazione aveva dato precise disposizioni in merito e Prichard le ricorda così:
“Vince McMahon ci diede indicazioni precise:
Evidentemente col tempo Vince McMahon se n’è fatto una ragione, dato che suo figlio ha avuto una brillante carriera in WWE ed è stato protagonista di diversi spot da brivido come il Leap of faith su Kevin Owens dalla cima della gabbia infernale a Hell in a Cell del 2017. Inoltre, Shane seppur da diverso tempo off-screen non è ufficialmente ritirato e potrebbe quindi regalarci altri momenti mozzafiato. Con buona pace di suo padre, che in questo frangente ha decisamente tratto vantaggi dalla violazione dei regolamenti da parte di un suo dipendente.