Cari amici di Zona Wrestling, eccovi tornati a leggere l’unica rubrica che vi dà un resoconto dettagliato della scena indy americana e vi presenta settimana dopo settimana un focus molto interessante. Pronti? Partiamo!

AAW: PRO WRESTLING REDEFINED
Vi avevamo reso noto il ritorno sulle scene indy di Jimmy Jacobs che aveva subito preso di mira il campione assoluto della AAW Rey Fenix: i due si sono affrontati nel corso dello show “Unstoppable” e per il messicano c’è stata la vittoria scacciapensieri dopo averle prese di santa ragione da “The Princess”. Chi invece non ce l’avrà più alla vita è Penta El 0 M (Pentagon Jr) che ha dovuto lasciare il titolo Heritage a DJ Z (Zema Ion), il quale ha coronato una lunga e costante rincorsa. Sulla sua strada si troverà il precedente campione ACH (vittorioso su Sammy Guevara) e Myron Reed (vincente su Flip Gordon). Si anima invece la corsa ai titoli di coppia visto che Eddie Kingston assieme a AR Fox, gli OI4K e Trevor Lee assieme a David Starr paiono interessati ad una title shot.

AAW CHAMPION: Rey Fenix
AAW HERITAGE CHAMPION: DJ Z
AAW TAG TEAM CHAMPIONS: Davey Vega & Mat Fitchett

AIW (Absolute Intense Wrestling)
La celebre promotion di Cleveland è tornata a dar fuoco alle polveri dopo due mesi dal precedente evento. Chiaramente nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere un cambiamento così drastico come quello di venerdì scorso: il rientrante Nick Gage ha conquistato il titolo Absolute battendo Tim Donst in un sanguinosissimo Fans Brings The Weapon, mantenendo fede al suo stile ed alla sua follia. Questo rematch ha dato nuova linfa a Gage che mancava dalla AIW dallo scorso luglio. Buona difesa per i campioni di coppia de To Infinity and Beyond (Cheech and Colin Delaney) ai danni dei Boys From Jollyville (T-Money and Russ Myers) e degli Young Studs (Eric Ryan and Bobby Beverly) mentre Dominic Garrini ha conquistato una vittoria di spicco su Ethan Page. La sfida tutta dotata di tecnica tra Tracy Williams e il veterano Tom Lawlor ha visto quest’ultimo avere la meglio.

ABSOLUTE CHAMPION: Nick Gage
INTENSE CHAMPION: Joey Janela
TAG TEAM CHAMPIONS: Colin Delaney & Cheech

WRESTLECADE
La Wrestlecade vive una volta all’anno e lo fa sempre e solamente verso la fine di novembre. Rimasta senza campione a causa del passaggio di Matt Hardy in WWE, ha visto nel main event la difesa del titolo Global della Impact Wrestling con Eli Drake che ha avuto modo di mantenere il suo alloro dalla caccia di Johnny Impact e Jack Swagger. Un evento All-Star che ha visto nell’ordine: Ivelisse ha sconfitto Taya Valkirye in un match senza squalifiche, Ryback ha distrutto Joey Mercury, i Veterans of War (Wilcox and Mayweather) hanno superato a sorpresa l’America’s Top Team di Bobby Lashley e King Mo) mentre The Hurricane Helms ha vinto la Battle Royal dei midcarder superando, tra gli altri, Swoggle e Crazzy Steve e Matt Stryker e D-Lo Brown.

** Indy Focus **

I BRITANNICI NON TIRANO COME UNA VOLTA

C’erano una volta i wrestler britannici. Ve li ricordate? Tra il 2015 e il 2016 vi fu un boom clamoroso, col celebre sorpasso della Gran Bretagna ai danni delle indy americane e l’avvicinamento progressivo alla WWE. Tantissimi americani (soprattutto della costa Est degli USA) presero ad organizzarsi per esser presenti a Londra ad uno show della Progress o dell Revolution Pro, oppure in Scozia per vedere la Insane Championship Wrestling. Perché? Perché qui erano presenti i wrestler più caldi e spettacolari del momento.

Le indy americane, già depredate dalla WWE, presero a chiamarli più spesso collaborando nello smezzamento dei costi e degli incassi. Zack Sabre Jr ha aperto la strada a Mark Haskins, Will Ospreay, Jimmy Havoc, Marty Scurll, Morgan Webster, Mark Andrews, Pete Dunne, Trent Seven, Tyler Bate, Travis Banks e agli europei Tommy End, WALTER. Il tutto serviva a tappare dei buchi enormi e al contempo attendere la crescita di nuovi ragazzi locali da lanciare sul proprio ring. E più questi ragazzi venivano chiamati, più match di alto livello facevano e più aumentava il desiderio dei tifosi di comprendere cosa stesse accadendo dall’altra parte dell’Oceano. Così l’Insane ha voluto proporre il proprio grande evento nell’area più grande della Scozia, la Progress a mano a mano si è allargata ed ha spostato il suo baricentro in giro per l’Inghilterra.

Tutto bello, certo. Finché non è intervenuta la WWE: ha preso altri ragazzi buoni, gli ha dato un po’ spazio e li ha “rubati” un po’ all’America e un po’ all’Europa. Risultato? Tutti si sono arroccati in difesa, pur non dandolo a vedere e pur facendo affari con la stessa WWE. Le indy americane hanno puntato su altri ragazzi in rampa di lancio, attendendo il loro progressivo percorso e guardando altrove per l’area main event (Messico in particolare, dal quale sono giunti Rey Fenix, Pentagon Jr, Jeff Cobb, Flamita e altri); la Ring Of Honor e la New Japan Pro Wrestling hanno ottenuto l’esclusiva di alcuni talenti come Scurll e Ospreay; Zack Sabre ha preferito rimanere assolutamente libero da ogni vincolo, accettando tutte le chiamate che ritiene valide; sia la Insane che la Progress hanno convinto i loro ragazzi che forse la WWE non è quell’Eldorado che sembra e che passino i soliti quattro, ma gli altri non sono stati utilizzati con continuità e non hanno alcun futuro tra le braccia dei McMahons.

A questo punto, i britannici hanno perso appeal. Il fatto principale è che non molti dei ragazzi attuali hanno una lunga storia, una lunga gavetta nelle promotion meno conosciute della Gran Bretagna. Sono bravi ma peccano in carisma e talvolta in prestazioni d’alta quota, tanto che sia la Insane che la Progress hanno più volte bocciato i propri allievi e si sono affidati ai veterani: la prima continua ad avere negli spot principali Chris Renfrew, Mikey Whiplash, Stevie Boy, Joe Coffey e il neo campione BT Gunn; la seconda ha rilanciato le quotazioni di Mark Haskins e Jimmy Havoc, Eddie Dennis e Zack Gibson, tenendo la porta aperta per i British Strong Style e gli import (Timothy Thatcher, Keith Lee, David Starr, Matt Riddle). Gli show continuano ad essere lodevoli di attenzione ma manca quella sana costruzione e scrittura che aveva caratterizzato i primi tempi. In pratica sono come dei gruppi musicali che nei primi due album avevano fatto faville ma, diventati ricchi e famosi, hanno lasciato che il mainstream li fagocitasse e li costringesse a far continui compromessi per tener alta la barra del proprio successo.

E gli atleti? A parte i CCK (Chris Brookes, Kid Lykos, Travis Banks) non esistono altri atleti sui quali le federazioni del mondo voglion farci pensierini. Non esistono presupposti per continuare a guardare in Europa ed in particolare in Gran Bretagna. Perché nel mentre si è seminato in casa e tanto vale risparmiare tanti soldi puntando su ragazzi locali. Neppure il Giappone sembra aver qualche interesse, e allora sembra giunto il momento adatto per i progetti britannici per rallentare, guardarsi attorno e crescere senza correre più di tanto. In attesa che tornino tutti a casa, in particolare i ragazzi impegnati col WWE UK Tournament. Perché Pete Dunne e Mark Andrews a parte, gli altri torneranno tutti a casa per garantirsi una carriera longeva seppur meno redditizia.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.