Nel corso di tanti anni di sport entertainment, abbiamo assistito alla creazione e alla distruzione di coppie nate per caso. Spesso lo scopo della nascita di questi tag team è l’occupazione di uno slot vuoto nella categoria o il rilancio di wrestler stagnanti in ruoli da jobber o comunque da comprimari che non fanno bene né al lottatore né alla compagnia. Uno degli ultimi tentativi fatti dalla compagnia risponde al nome The Golden Truth. Oggi facciamo un breve bilancio del duo più strampalato di Stamford.

La logica dietro la nascita della coppia credo sia essenzialmente da 2+2: entrambi non hanno nulla da fare, hanno dei character buffi, mettiamoli insieme. Inoltre a livello visivo c’era un rimando (per i fan nostalgici della Ruthless Aggression Era) alla coppia che Goldust formò, nei primi anni 2000 con Booker T.

Se guardassimo il bilancio vittorie-sconfitte tra tv shows e special events noteremmo come il bilancio sia buono, con 14 vittorie e 14 sconfitte su 28 match (negli House Show pioggia di vittorie, ma ci importa poco), segnale che evidentemente è stato fatto un lavoro nel pusharli. Provando a compararli con coppie precedenti, R-Truth aveva lavorato meglio solo con The Miz ma entrambi erano al top come personaggi e rilevanza nel roster, tanto da ottenere un match contro Cena e The Rock, insomma qualcosa di irripetibile. Del tag team con Kofi nemmeno stiamo a parlarne, fece vomitare a tutti. Goldust invece aveva una percentuale di vittorie inferiore con compagni come il fratello Cody Rhodes/Stardust e Booker T, con cui era anche stato campione. Le cifre chiaramente non significano nulla, ovvio, servivano solo a rafforzare l’idea che un tentativo per rilanciare questi due si era fatto. Cosa però non ha funzionato?

Paradossalmente il problema è alla radice. Per quanto il pubblico americano apprezzi un tipo di comicità slapstick meno adattabile a noi, i Golden Truth erano stucchevoli. La maggior parte degli sketch o delle gag erano scontate e sapevi dove andavano a parare all’inizio delle stesse (esempio: le gag su Pokemon Go, irritanti a dir poco). Ridurre anche i match stessi a delle parodie non aiuta, specie oggi che il WWE Universe è abituato ai ritmi e alla qualità dei match indipendenti, e non potrebbe mai tollerare un match come Hulk Hogan vs. The Ultimate Warrior, figuriamoci i match dei Golden Truth.

Il problema di scrittura di entrambi i characters quindi è di basarsi su qualcosa che risulta profondamente anacronistico e fuori tempo, che la pancia e il cervello del pubblico ha rigettato con l’avvento delle nuove generazioni.

Per quanto mi riguarda, si sta parlando di professionisti seri, worker sicuramente limitati, che basano le proprie fortune sulla capacità di sapersi rapportare con un pubblico e degli schermi televisivi, ma per cui il match da 10 minuti fornisce lo spazio temporale per meglio esprimersi.

Il booking team ha sprecato il personaggio che l’ex Ron Killings aveva nel 2011, che arrivò sicuramente troppo presto a quell’infausto incontro a Capitol Punishment, ma che dopo si reinventò ancora, fino ad arrivare al turn face che sancì la fine definitiva della rilevanza del wrestler di Atlanta. Credo che da qui al suo ritiro sarà un semplice lottatore da bassa card tirato fuori per segmenti comedy e in assenza di altri lottatori.

Per quanto riguarda Goldust…beh, se mi avessero detto che a 48 anni avrebbe avuto questa tenuta sul ring non ci avrei creduto. E non avrei mai pensato che potesse convivere per più di 20 anni con un personaggio da piena Era Gimmick rinverdendolo in base al contesto storico. Il ritorno alla Golden Age potrebbe rappresentare l’ultima passerella per Goldust, l’ultima di una carriera gloriosa in cui ha potuto dimostrare tutto il suo talento (soprattutto nell’extra ring) e vincere abbastanza, rovesciando probabilmente il parere che vedeva il fratellino molto più talentuoso.