C’era una volta una Federazione con sede a Stamford dove per avere successo nel magico mondo del pro-ruestling dovevi essere almeno 1.95 per 140 Kg di muscoli, steroidi tollerati e basso workrate. Poi vennero i magici anni 2000, e pian pianino nel corso di quasi 20 anni i nostri nerboruti eroi hanno lasciato spazio a wrestler che un tempo sarebbero stati definiti di forma gnomica, dal fisico indy e dal look da jobber.
Kofi Kingston, Adam Cole (BAY-BAY), Nakamura, AJ Styles ed in maniera minore Seth Rollins non sarebbero mai e poi mai stati Campioni 10-15 anni fa, o almeno non tutti in contemporanea: l’evoluzione che ha portato i Campioni in WWE dall’essere dei mastodonti a persone dotate di fisicitá prestante ma “normale” è stato qualcosa di lento e graduale.
L’evoluzione del concetto di wrestling ha portato a questo cambiamento, dove la percezione dell’atleta è passata dal semidio/supereroe/super villain all’uomo comune/uno di noi non saltando nessuno step intermedio: da Hogan-erectus a Daniel Bryan-sapiens passando per Undertaker, The Rock ed Austin, Lesnar, Cena, Eddie Guerrero e Benoit, Edge e CM Punk. Oggi il wrestling è qualcosa di molto piu´complesso di una banale contrapposizione tra regola e crimine, tra bene e male, tra preghiera e veleno di serpente: oggi la storia deve essere originale, essenziale, diretta e culminante in uno show sul quadrato che non puo´, e non deve, limitarsi a 10 minuti di brawling e restholds e tre minuti di falsi finali. Tirando le somme, oggi essere un big man nel wrestling non solo non è piu´essenziale, ma potrebbe addirittura essere un detrimento per lo stesso atleta: se pensiamo che un tempo la stazza bastava da sola a fare il wrestler, il cambiamento risulta essere piuttosto netto ed evidente.
Anche il pubblico è decisamente piu´severo nei confronti dei big man. Molte volte, soprattutto se parliamo di NXT o di piazze comunque maggiormente “smart” come quelle che partecipano a PPV o eventi eccezionali, atleti di una certa stazza vengono percepiti come potenziale spreco di spazio televisivo che potrebbe essere occupato da un lottatore maggiormente agile e rapido: Strowman sta faticando forse piu´del dovuto per il suo primo Titolo Mondiale anche per questo, ed i cori “please retire” indirizzati a Big Show e Kane, probabilmente, non sarebbero mai stati lanciati se non vi fosse questo chiaro ed inequivocabile cambio di stili.
Per Ricochet, Gargano, Dream, Ciampa e Cole oggi è piu´facile affermarsi rispetto ad altri atleti con “piu´materia prima da amare”(cit.), e gli stessi atleti, consapevoli di questo shift nei gusti del pubblico e nella percezione dello stesso, hanno anch’essi modificato il proprio stile di lotta abbandonando l’utilizzo esclusivo di poche powermoves ad effetto (vedasi Batista e Goldberg, per fare due esempi freschi nella memoria) ed ampliando il loro parco mosse anche con elementi tipici addirittura della lucha libre: uno degli spot maggiormente efficaci di Braun è il suo missile dropkick (quanto puo´far male alla sua colonna vertebrale puó saperlo solo lui) ed uno dei personaggi maggiormente over della AEW attualmente è il Luchasaurus (Austin Matelson), altro lottatore “creato” dalla da me compianta Lucha Underground (ei fu Vibora) che, pur vantando un’altezza di quasi due metri per 115 kg, riesce ad avere uno stile di lotta piu´simile a quello di un highflyer (capace di uno spanish fly o di uno standing moonsault per intenderci che di un big man “classico”)…sempre che una cosa del genere esista ancora.
Anche ad NXT possiamo contare almeno cinque “Big Man” che, chi piu´chi meno, faticano abbastanza a trovare il giusto spazio televisivo o l’agognato successo in quel di Orlando.
Il primo è il brasiliano Cezar Bononi, alto 2.06 (115kg) non vanta particolari talenti se non un look assolutamente da action figure: piu´volte impegnato (e sconfitto) in match televisivi in singolo ed in coppia, il suo highlight è stata una vittoria nel 2017 contro Andrade, che peró non ha portato a nulla di concreto. Vale la pena insistere su di lui (33 anni) oppure no?
Il secondo è Dominik Dijakovic, 32enne di 2 metri per 125 kg. Dotato di uno stile di lotta incredibile per un big meno (quasi al pari del Luchasaurus) finalmente sembra essere in odore di push alla luce di un match a 4.5 stelle vinto contro Keith Lee durante gli ultimi tapings. Una volta approdati su USA, potrebbe essere una delle nuove sorprese di NXT.
Il terzo è proprio Keith Lee, alto “solo” 191 per 150 kg non solo di muscoli, il quasi 35enne avrebbe bisogno di un turn heel come l’aria. Sotto contratto da ben un anno e mezzo, nonostante la sua incredibile agilitá ed il suo innato carisma non è riuscito ad essere impiegato in una storyline degna di tale nome, uscendo di fatto sconfitto dalle uniche due faide di rilievo in cui è stato impiegato (Dijakovic e Sullivan). Come detto, un turn potrebbe dare quello spin in piu´al suo personaggio in modo da proiettarlo finalmente verso un agognato push.
Il quarto è Damien Priest (al secolo Punishment Martinez), 37 anni distribuiti su 197 cm e 115 kg. Personaggio “fresco” di debutto, per ora è stato solo impiegato in squash matches ma non sembra aver generato una connessione particolarmente forte con il pubblico, nonostante il suo stile di lotta molto fan friendly: personaggio forse troppo simile a quello di Black ma meno accattivante?
Quinto è ultimo, the Beast from Belfast Killian Dain. 35enne di 193 per 145 kg, dopo il parziale fallimento con la Sanity (dico parziale perché è stato comunque uno dei mattatori sia nel ladder match per il titolo Nordamericano sia nei War Games) è stato riproposto recentemente, mandandolo over contro un face di rilievo come Matt Riddle. Anche lui nel corso di questi anni sembra aver faticato a trovare il giusto spazio e dimensione nello show giallonero, anche se la direzione intrapresa sembrerebbe essere quella giusta. Vedremo se le due ore di show saranno per lui una panacea o un mortale arsenico.
Bene, lascio la parola a voi. Quanto è difficile, oggi, essere un big man?