Guardo da tanti anni la WWE, a periodi in modo svogliato, lo ammetto, ma cercando continuamente i lati interessanti del prodotto. Raramente riesco a stupirmi per qualcosa, permettetemi il plurale per meglio considerarci; pochi mesi fa una bomba atomica si è accesa con la vittoria più inaspettata della storia. Intoccabile, ovvio, una cosa che è già entrata nella storia del wrestling, quella con la S maiuscola, quella che tocca pochi eletti.
Lunedì, a Raw, il turn heel di Seth Rollins è stato qualcosa di emozionante, come se avesse tirato a lucido la figura parecchio appannata dell’heel in WWE. Ultimamente troppo caratterizzato, poco credibile dalle tante sconfitte, una terra dominata dai face. Ricordo sempre con piacere il periodo d’oro dell’Evolution, anche se Triple H era fuori forma e disputava incontri inguardabili, perché Orton non è stato mai interessante ai miei occhi come lo era in quel periodo, Batista fu perfetto interprete della storyline del decennio passato e Ric Flair…è Ric Flair, diavolo! Lo show del lunedì era sbilanciato verso la fazione degli heel, per il carisma che sapevano imprimere nelle due ore di diretta televisiva, poi il target è cambiato, è stato creato il cannibale John Cena e ancora oggi siamo allo stesso punto.
Il ritorno dell’Evolution, mesi fa, mi ha fatto sperare in qualcosa d’incendiario, salvo “deludermi” nel menzionato carisma, mai impresso veramente negli show. Grandissimi match in pay per view, ma prevedibilità e piattezza tra Raw e Smackdown. Di che cosa ci stupiamo in WWE adesso? Quasi di niente. Ci divertiamo a pensare ogni tipo di futuro, anche irrazionale e, alla fine, in televisione vediamo sempre il futuro più prevedibile.
L’entertainment televisivo è cambiato da qualche anno, tutti guardiamo la tv distratti da smartphone o tablet e i più bravi creativi in tv, questo l’hanno capito; chi guarda Games of Thrones, rimane incollato perché il colpo di scena è dietro l’angolo. Un esempio, per dire ancora che anche se la WWE rimane ancorata a una struttura blindata dagli slot televisivi, nel recente finale di Raw c’è qualcosa di veramente illuminante. Ammetto di seguire il wrestling quasi ormai per abitudine, come una casalinga, la sua soap opera preferita, mi diverto ancora e questo mi basta, ma tutti i borbottii sono tendenti a momenti come quelli di lunedì notte. Non attendere altro che vedere come va a finire, come e quando Roman Reigns avrà modo di rifarsi. Questo è wrestling, più di un match a cinque stelle.
Il prescelto poteva essere Ambrose, ma è stato Rollins, uno dei più apprezzati prodotti della Indie-Generation, con la maggiore necessità di un sostegno per il livello successivo. E’ incredibilmente presto per immaginare faide, ma chi non ha pensato al main event di un futuro pay per view, Daniel Bryan vs Seth Rollins? Vince McMahon ha ancora una volta dimostrato di essere la più brillante mente della storia del wrestling; se CM Punk ha avuto un merito, nel passato, è stato quello di spaccare in due lo show, da una parte i casual viewers e dall’altra gli hardcore fan (n.d.r. non inteso come stile di lotta). Lunedì, mi auguro, sia stato ritrovato l’equilibrio perduto.