Non è mai un bene trattenere per lungo tempo i propri sentimenti. Li tieni per un anno e poi scappano via senza ascoltare nessuno, anzi stando sul ripetitivo perché così si guadagna di più. Questo è quello che sta attuando CM Punk da qualche mese, in modo da compiacere i nuovi padroni e scatenare ancora diversi dibattiti in vista del suo debutto in UFC.

Indubbiamente sta riuscendo nell'intento di scatenare i lovers e gli haters, la sfida è ardua e nessuno intende fare un passo indietro. Però a questo punto dovrebbe essere Punk a farlo: nessuno si scorderà di lui se in questi mesi non parlerà di wrestling. Nessuno lo dimenticherà né perderà interesse se non ascolterà per l'ennesima volta la storia di come la WWE l'abbia deluso, svuotato, quasi ammazzato. Di come abbia perso ogni entusiasmo e di come per 15 anni abbiamo fatto uno sport finto – che per altro viene ancora praticato dall'amico Colt Cabana, lungi dall'idea di presentare le cose come finte solo per scatenare qualche rissa e attirare qualche tifoso di MMA in più.

Voi direte: epperò i giornalisti gli fanno tutti la stessa domanda. Vero: se potessi fare anche io una intervista con lui, gli farei la stessa domanda, gli chiederei perché e per come. Il motivo? Questo è ciò che porta risultati nel breve termine. I lettori si accanirebbero sulle nuove dichiarazioni e le visite salirebbero. Questo modo è un classico del nuovo giornalismo dai grandi titoli accalappiavisitatori. Però alla domanda non è necessaria una risposta esaustiva: esistono i "no comment", i "ho già detto tutto, ora basta". Un po' come fanno certi giocatori, un po' come Ibrahimovic, che poi vallo a contraddire ad uno come Zlatan, di sicuro saprebbe essere un ottimo atleta di MMA. Si può glissare, si può evitare. Evidentemente a Punk fa comodo parlarne, fa comodo suscitare clamore e interesse.

A seguire però reagirei come un lettore qualsiasi: non scatenandomi pro o contro di lui, pro o contro i suoi amanti o detrattori. Ma facendogli capire che adesso ha rotto veramente il cazzo. Perché aborro la ripetitività, così come aborro l'opportunismo di una persona che ha fatto i milioni col wrestling, finto o non finto che fosse, e dopo di che farà altri milioni con la UFC – ma qui starà a lui tenersi stretto il posto, se perderà spesso, lo cacceranno via. Poi che farà? Andrà a farsi prendere a pugni nella Bellator? O ritornerà al wrestling? E come potrebbe tornare al wrestling dopo aver dichiarato "Non potrei più tornare a lottare. Non avrebbe più senso per me. Sono sicuro che, se lo facessi, dopo aver indossato gli stivaletti e scrollato le gambe, una volta trovatomi là fuori proverei una sensazione del tipo: "Non so neanche cosa stia facendo. Tutto ciò non ha alcun senso. E' finto".
Certo che tutti lo perdoneranno, difficilmente potrà replicare quello che è stato. E col flop MMA, avrà chiuso definitivamente la carriera nel mondo degli sport da combattimento. Forse potrà fare il commentatore di ESPN – per la gioia di ESPN – ma nulla. Al termine di tutto questo sarà servito fare casino e insistere?

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.