La WWE sta crollando qualitativamente a vista d’occhio, contemporaneamente sta vivendo il maggior periodo di libertà creativa della sua storia, i match cinematografici la fanno da padrone negli special event e il wrestling-non wrestling che mi lascia l’amaro in bocca domina le scene.
Scrivo di wrestling su internet da un bel po’, come molti ho attraversato tutta l’era moderna della WWE, con alti e bassi, come tutti, appassionandomi a qualche lottatore in particolare o criticandone altri. In ogni annata, a leggere i pensieri della gente: “Tutto ha funzionato alla grande, la WWE macchina da soldi capace di non sbagliare un colpo”. Anche adesso eh.
I ratings sono crollati senza precedenti, ma tutto perfetto: i campioni sono soliti e le faide interessanti.

L’Orchestra del Titanic come stile di vita.


In questo marasma, mi sono chiesto che cosa salverei realmente del main roster WWE e mi sono risposto con “i venti minuti di wrestling di Smackdown”.
Avrete fatto caso da qualche tempo a questa parte la WWE scrive Smackdown con una sorta di pattern sequenziale: Bayley e Sasha, Braun, segmentuccio comedy, tag team e un grande match.
Definisco “grande match” come un incontro di wrestling qualitativamente apprezzabile per i tempi televisivi, valutato con i parametri oggettivi dei fan smart di internet. 
E Smackdown settimana dopo settimana ha sperimentato; prima introducendo in pianta stabile Drew Gulak come “technical wrestler” affiancandolo a Daniel Bryan, poi valorizzando questa sorta di categoria con il titolo intercontinentale a AJ Styles e relativo torneo, infine facendo debuttare nel main roster Matt Riddle e inserendolo nel solco di questi match.
NXT ha influenzato il modo di scrivere Smackdown non in maniera travolgente, ma ritagliandosi un momento più o meno lungo nello show del venerdì. Tutto ben calcolato, tutto approvato e ben voluto da FOX.


Lo spunto interessante di questa attenzione è uno in realtà. La WWE conscia del suo essere una compagnia generalista, che da Raw passando tutti i suoi show, deve cercare di accontentare ogni fascia d’età, sa bene che non può rivoluzionarsi integralmente in questa forma, ma allo stesso tempo è consapevole che non può perdere l’attenzione dei fan smart di internet totalmente. 
Lottatori come AJ Styles, Nakamura, Bryan, Matt Riddle e perfino Drew Gulak sono nomi che farebbero gola a chiunque nel panorama mondiale del wrestling e l’esclusività agli show WWE è un valore aggiunto.
In questo scenario questa “categoria” di atleti viene utilizzata in maniera anomala, lasciata spesso fuori dai ppv, vuoi perché il wresting classico mal si sposa con le sceneggiate nelle paludi, vuoi perché sono funzionali a scrivere show settimanali diversi.
Abituati al classico tag team match campione e sfidante con relativi amici nel finale della puntata, vedere grandi match permette di scrivere show che finiscono con AJ Styles vs Matt Riddle da almeno quindici minuti. Un modo diverso per gli standard WWE recenti di realizzare uno show. Più vicino a tutto ciò che non sia Vince McMahon.


Ci saranno ovviamente anche aspetti commerciali e televisivi per questo, ma lasciamoli da parte oggi. La speranza è che questo lavoro venga supportato nei prossimi mesi, anche dai fan che troppo spesso si accontentano di quello che vedono. 

L’Orchestra del Titanic come stile di vita, dicevo.