Ladies and Gente, è tornata la Flop 10. Questo per farvi un’idea di com’è stato BattleGround

WATCH YOUR ARSE

John Cena è stato più volte protagonista della rubrica “bumpassassini”; a BattleGround, memore di quei tempi gloriosi, ha deciso di sacrificarsi nuovamente prendendo una considerevole serie di bump tutti sul pluridecorato posteriore, una coolata dietro l’altra. Ma questo e altro per difendere l’onore della bandiera, giusto?

SAVE THE SINGH

La sola utilità dei Singh Brothers è quella di prendersi ad ogni PPV lo spot più pericoloso della serata, venendo schiantati su tavoli, sedie, ring, pavimenti senza imbottitura e adesso precipitare dalla cima di una gabbia, perché il pubblico è sadico e a quanto pare ama vedere questi due poveretti rimbalzare contro ogni oggetto presente attorno al ring. Fermiamo questa barbarie, aderiamo all’hashtag #SaveTheSingh, perché quando è troppo è troppo

SOMEBODY SAVE ME

Nonostante quello per i titoli di coppia sia stato senza dubbio il match della serata, io una domanda me la sono fatta: per quale motivo Kofi non è stato aiutato dai suoi compagni quando è stato preso al volo e sbattuto al suolo senza pietà? Nonostante gli Usos se ne siano rimasti buoni e fermi per un considerevole periodo di tempo. Sarà perché Kofi ha eseguito uno dei Comeback più scomposti, mal posizionati e sconclusionati di sempre? Magari sì, chi può dirlo

CLOTHESLINE BOTCH

Potrei dire che Nakamura vs Corbin non mi è sembrato “così” brutto come alla maggior parte degli utenti, ma dato che ci tengo alla mia pellaccia anche questo match si becca un posto nella prestigiosissima FLOP 10: Baron Corbin, ritornato sul ring dopo il suo classico slide, esegue una Clothesline e Nakamura prende un giro tale che un po’ rischia il collo, un po’ turnica talmente strano che finisce per tirare una pedata in testa a Corbin; letale anche quando subisce un colpo, il giapponese, abbiate paura

UN PO’ PIÙ A DESTRA, GRAZIE

Questa non sarà l’unica posizione dedicata al main event di BattleGround, ma andiamo per gradi: vogliamo usare la gabbia di bambù in cui siamo costretti a lottare? Bene, come la sfruttiamo? Perché non eseguire una mossa caratteristica, ma usando la gabbia? Tipo la Silver spoon DDT di Orton? Eh! Proprio quella. Peccato che, di solito, l’avversario si trovi sull’apron e venga portato dentro al ring da Orton, ma Randy non poteva fare lo stesso con Mahal, senza far uscire il Maharaja dalla gabbia, perciò che fare? Lasciare che sia Mahal a posizionarsi per la DDT, in maniera del tutto illogica, mette pure la seconda gamba sul bambù quando sarebbe stato più logico lasciarla lì dov’era . . . e io che mi lamentavo di chi cercava di tirarsi su dal paletto quando Del Rio eseguiva il doppio Foot stomp

MAAA . . . È UN BOTCH O DOVEVA FINIRE COSÌ?

Quando ti poni questa domanda, sai che c’è qualcosa che non va. Kevin Owens ed AJ Styles, dopo un match che a tanti, di nuovo, non è piaciuto ma che tu, di nuovo, non hai trovato così pessimo, decidono di rovinare il tutto con un finale apparentemente inspiegabile. Proviamo a chiarire il mistero: i due si scambiano prese di sottomissione, l’arbitro è esanime quindi sanno che nessuno vedrebbe un eventuale cedimento, poi Owens tenta di scrollarsi di dosso Styles, il quale non si accorge che l’arbitro si è ripreso e, credendo che nessuno stia contando, continua a tenere la presa nella speranza forse di far perdere i sensi a Owens, non accorgendosi che in realtà l’arbitro è lì vicino e sta contando. Questa è la conclusione a cui sono giunta io. C’è chi dice che in realtà il roll up di Owens avrebbe dovuto essere tempestivo e a sorpresa, ma ci sono diverse incongruenza: prima di tutto l’arbitro conta con estrema lentezza (probabilmente dovendo continuare la recita, avendo subito un colpo poco prima), seconda cosa Styles non fa niente per provare a liberarsi, come se, appunto, non si fosse accorto del conteggio. Io dunque propendo per la prima ipotesi, anche se ciò vorrebbe dire far fare a Styles la figura del fesso completo. Il mistero s’infittisce

THEY’RE BACK AGAIN

Sul match femminile potrei dire tante cose. Potrei parlare del fatto che ho apprezzato l’idea di non far eliminare nessuna all’inizio del match, o che si continua con l’errore di interrompere una presa di sottomissione in un match a eliminazione, potrei dire quale lottatrice mi è piaciuta di meno e quale mi è piaciuta di più, potrei dire tante cose, ma Loro sono tornati, Loro, i “paletti assassini”, perciò il mio commento al match è una sola parola, censurata perché sono una signora: M***A!

L’INNOMINATO

Quando pensavi che forse avresti potuto superare il Punjabi Prison in maniera indolore, è rispuntato “lui”, il pezzo di pongo masticato male, l’anti-wrestling, l’anti-recitazione, l’anti-deambulazione, l’antimateria, LUI. Andiamo avanti veloce, vi prego

CAN’T DO BETTER

Siamo seri per un momento. In queste settimane abbiamo riso e scherzato su Jinder Mahal come campione, io per prima ho preso la cosa con filosofia, cercando di divertirmi, prendendo il ritorno del Punjabi Prison quasi come un miracolo del trash, ma, al di là di tutto, bisogna essere onesti: dal Punjabi Prison può uscire, al massimo, un match sufficiente. È la stipulazione stessa che non permette di fare più di tanto, le quattro porte che fanno sì che un lottatore muoia giusto un secondo prima di riuscire ad attraversarle, il soffitto della prima gabbia che permette di arrivare subito sulla seconda, cosa che infatti è stata fatta da Orton, copiando né più né meno il primo Punjabi Prison tra Big Show e Undertaker, il fatto che la struttura non riesca a risultare pericolosa, anche se in realtà tutti quegli intrecci di bambù sono effettivamente pericolosi e potenzialmente taglienti. Aggiungiamoci anche un altro particolare, notato dal buon Sergedge come dalla sottoscritta: da quei quadrati di bambù ci si passa in mezzo tranquillamente, suvvia

MELASSA PURA

 

Su un canale che parla di cinema che seguo (nb: Federico Frusciante, fatevi una cultura cinematografica, va là) è stato spiegato che i melodrammi migliori sono come mangiare un cioccolatino che si scioglie in bocca pian piano, ma se in bocca ti butti venti cioccolatini in una volta il discorso cambia e di molto. Questo, per me, è stato il Flag match, un barile di melassa giù per la gola. Ho provato a pensare a come avrei reagito se al posto della bandiera americana ci fosse stata quella italiana e mi sono risposta che mi sarebbe stato sulle balle lo stesso, un simile spettacolo secondo me da fastidio agli americani stessi. Voglio dire: Cena che “striscia” la bandiera degli Stati Uniti alta in pugno? Really? Ci mancava solo che arrivasse un mini-Cena a cui John affidasse la bandiera, prima di spirare dicendo “consegnala tu per me”. Abbiate pietà di noi