Quando si parla delle donne nel wrestling si cerca sempre di parlare di rivoluzione, di cose mai viste prima, di situazioni mirabolanti che probabilmente finiscono per deludere i più. Non è un caso che una recente presunta rivoluzione sia finita con un nulla di fatto, main event di Wrestlemania compreso. La WWE ha capito a sue spese che se non sei in grado di gestire una categoria, hai ben poco di che strombazzare in giro. Molto meglio saper giocare su un filo coerente e lineare che sappia valorizzare le ragazze a disposizione.

La AEW non ha mai parlato di rivoluzione. L’unica possibile, alla fine, è passata quasi sotto traccia: uomini e donne verranno pagati allo stesso modo in base alla loro incisività negli spettacoli. Non v’è dubbio che la nuova compagnia stia cercando di lavorare sui volti da presentare tra meno di un mese. Eppure la categoria viene ritenuta come debole, priva di stelle e priva di qualsivoglia qualità se paragonata alle analoghe della WWE e di Impact. A giocare un ruolo importante in questa fonte di pensiero è la totale provenienza indy delle ragazze messe sotto contratto: nessuna di esse è stata un top in una delle federazioni sopracitate, a parte una discreta run da campionessa di Allie.

Il roster è vario e la qualità c’è. Britt Baker, la prima annunciata, è sinonimo di grandissima capacità tecnica e atletica sul ring. L’abbiamo vista ad All In, la rivedremo spesso perché è evidente che possa essere la ragazza di punta della All Elite. Penelope Ford coniuga bellezza arte in maniera sapiente, sa giocare molto bene da heel esattamente come il suo ex ragazzo Joey Janela, ma ultimamente sta riscuotendo molto successo anche da face. Nyla Rose ha stazza e carisma per essere una cattiva coi fiocchi, in modo da spezzare il nodo che vuole tutte le ragazze come longilinee e atletiche. Allie è riconosciuta da tutti per essere molto capace sul ring, pecca di carisma e di abilità attoriali ma può essere anch’essa funzionale.

Ci sono le giapponesi, con la veterana Aja Kong in testa, a portare un po’ di diversità d’azione. Da tenere d’occhio Hikaru Shida, da tanti ritenuta come la degna antagonista di Asuka e Io Shirai, e sulla quale Kenny Omega intende puntare tutte le sue fiches andando all in. Brandi Rhodes certamente farà storcere il naso a parecchi ma è pur sempre una discreta lottatrice e può imporsi in diversi ruoli. Infine c’è Kyle Rae, sulla quale mi andrebbe di spendere tutte le fiches in mio possesso per l’alta straordinarietà stilistica in possesso. Sarebbe facile e superficiale definirla la Bayley della AEW. In realtà è e sarà molto di più, lo vedremo già a Double Or Nothing.

La rivoluzione non passerà in tv. Ma non perché queste ragazze non possano rappresentarla, ma perché non ce n’è bisogno. Se una ragazza è brava, saprà emergere senza che le vengano dedicati ppv, spazi appositi, o che venga pompato oltre modo un match che si rivelerà poi deludente. In questo caso è un bene che non ci sia una atleta che si prenda l’intera luce, così che tutte possano crescere nello stesso modo e prendersi lo spazio degli spettacoli (mensili o settimanali) esattamente come capita agli uomini. Poi, chiaro, sarà il ring a dare il proprio verdetto.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.