E rieccoci qui, cari lettori, con un editoriale che parla solo ed esclusivamente di NXT, o meglio facciamo un riassuntone di quanto successo negli ultimi mesi nello show di sviluppo e poi mi permetto di commentare quanto uscito negli scorsi giorni riguardo il parere di Vince McMahon riguardo allo show nero giallo e al blog di Corey di qualche giorno fa.

Partiamo subito da una premessa: il periodo a cavallo dell’anno è sempre quello più complesso per le registrazioni di NXT dato che, venendo date praticamente sempre delle settimane di pausa a cavallo delle feste e del fine anno, c’è allo stesso tempo una dilatazione e poi una compressione dei tempi di realizzazione dei tapings, con diverse sessioni tutte assieme nello stesso periodo. Inoltre, con il fine settimana di Wrestlemania anticipato rispetto al solito a Marzo, si è scelto di non fare uno show a Febbraio, come era plausibile si potesse fare, ma di caricare tutti gli asset per lo show del venerdi sera nel Texas.

Proprio sotto questa ottica deve esser visto, per esempio, il booking del campione del roster Finn Balor che non ha avuto un vero sfidante in questi mesi ma ha avuto solamente una serie di match vetrina in cui metter in mostra il suo talento. In questi match, in ogni caso, si sono visti degli elementi di variazione nello stile di lotta dell’irlandese che ha introdotto, sia nel match contro Crews che contro Neville, molte più prese di sottomissione e di controllo del ritmo al suo repertorio, usando in maniera più razionale le sue esuberanti caratteristiche fisiche e quasi usandosi al risparmio per evitare rischi inutili; sempre come ampliamento, lo abbiamo visto chiudere il match non con il Coup de Grace ma con la Bloody Sunday,mossa decisamente d’impatto e credibile. Da capire se queste variazioni, insieme a un atteggiamento un filo più spaccone, possan portare a un turn o è semplicmente una maturazione del personaggio che sente maggiori responsabilità vista la cintura che ormai porta alla vita da più di 200 giorni.

Decisamente più interessante è stata invece la battaglia per determinare chi potesse diventare il primo sfidante alla suddetta cintura che ha visto coinvolti Samoa Joe e Sami Zayn, con anche Baron Corbin nelle prime fasi interessato ma poi eliminato. La faida tra i due è stata molto basica se vogliamo, ma ho molto apprezzato i continui rimandi di Joe al suo debutto e al salvataggio che fece nei confronti di Sami levandolo dalle grinfie di Kevin Owens, dando un senso di continuity alle vicende che spesso e volentieri, per non dire sempre, manca nelle storyline del roster principale, dove le cose si cancellano ogni 3 mesi. Abbiamo avuto ben 2 situazioni di stallo, la prima con la doppia sottomissione a Corbin ben fatta, mentre il doppio pin successivo è stato meno preciso e ha lasciato con un maggior amaro in bocca che è stato sciacquato via dal main event dell’ultima puntata. Il match vinto 2 a 1 da Joe ci consegna un samoano rilanciato al meglio in vista del rematch, un lottatore che bada molto al solido e alla sostanza e poco al fronzolo e allo stile e uno Zayn che pur nella sconfitta si conferma come il prototipo del babyface moderno che piace a me, ovvero quello che non si arrende mai, che butta il cuore e il fisico oltre l’ostacolo, non stereotipato ma mosso sempre da motivazioni valide e sentite. Speriamo che nel main roster riesca a regalarci un altro meraviglioso capitolo di quella saga infinita ma almeno per me mai noiosa e prevedibile che è la sua disfida eterna contro Kevin Owens.

Se questa gestione di una faida tutto sommato riempitivo è stata assolutamente all’altezza, non si pu non notare la completa mancanza di altre faide 1 vs 1. Solo negli ultimi episodi si è costruito lo scontro tra il sovracitato Corbin e il nuovo arrivo Aries, che va un pò a spezzare la routine degli arrivi delle indies, ma non c’è stato alcun tentativo o volontà di metter in risalto alcun lottatore in singolo, fatto salvo per Elias Sampson che però a mio modesto parere non ha avuto grande successo, rimanendo il personaggio fin troppo misterioso e privo di direzione e sul ring non ha esattamente fatto onde, anzi ha dimostrato una certa mediocrità nel lottato, per quanto si possa vedere in una serie di squash match tutti simili tra loro

Una situazione per molti versi simili è stata quella del roster femminile in cui si è inizialmente provato a testare Carmella come face per il post Bayley con discreti risultati, dimostrando come l’applicazione possa portare a risultati assolutamente dignitosi, ma poi lasciando un pò svanire il tutto con il rientro in gioco di Nia Jax e di Eva Marie, conosciuta anche come Quella Là dai lettori più fedeli. Qui la forze messe in naftalina sono state due; da un lato Asuka non ha avuto impegni di rilievo, anche se è bastato quel tocco di cintura a centro ring per dire più di mille parole, faccette e urletti che una certa signora con capelli rossi e ricescrita, dall’altro Emma che come sempre viene utilizzata come veterana che aiuta le nuove arrivate, ma spero prima o poi arrivi anche per lei di nuovo l’occasione per brillar e essere nei piani alti della divisione.

Decisamente più brillante invece la gestione della sezione tag team. Da un lato abbiamo avuto la prosecuzione e chiusura della faida tra i Revival e Enzo & Colin; la vittoria di questi ultimi li conferma come team di buon livello, magari fin troppo old school per le nuove generazioni ma sicuramente capaci di buona continuità di rendimento e di fare da riferimento per il resto dei tag team del roster. Per i nostri tamarri preferiti non è una bocciatura ma anzi la loro non vittoria sembra quasi il lasciapassare per il main roster dove, pur con le classiche incognite della transizione, posson aver spazio in una categoria in cui il parlato e gli angle stanno avendo la meglio, sotto la forza propulsiva del New Day. Oltre a questo abbiamo avuto anche il consolidamento della coppia Gable & Jordan, ormai superbeniamini, il turn lento compassato e ben costruito dei Vaudevillains e il meritato ridimensionamento degli Hype Bros, che è sempre cosa buona e giusta; in sostanza una categoria con 6 tag team almeno costruiti, con personalità e peculiarità diverse e che quindi possono dare vita a sfide sempre interessanti e ben intrecciate.

Veniamo ora all’ultima parte, ovvero alle parole di Vince McMahon e alla difesa fatta proprio sulle nostre pagine dal buon Corey; il nostro identifica in due punti principali le motivazioni per cui la visione pessimistica del capo della baracca siano corrette, io mi limiterò a ribattere sulle sue affermazioni, portando altri elementi alla discussione che so potrà esser come sempre costruttiva e utile a tutti.

Sul lato finanziario\economico, Corey ha tecnicamente ragione, in quanto dai vari report trimestrali della WWE il settore risulta in perdita; tuttavia i dati presentati nel prospetto economico mettono insieme in un unico calderone quanto viene prodotto e speso dallo show insieme ai costi di gestione del Performance Center ed è abbastanza normale che, una struttura aperta da poco, presenti inizialmente dei dati in rosso, per poi poco alla volta salire fino ad arrivare ad un breaking point economico che normalmente viene deciso all’inizio di una attività economica di qualsiasi tipo.Per ottimizzare proprio questi dati,è corretto che NXT faccia show solo in ambienti favorevoli al suo tipo di spettacolo e con arene di un certo tipo, e ovviamente cercando nell’indotto di gadget e magliette, che da quando è stata aperta la sezione apposita stia andando a gonfie vele, di andare a coprire il più possibile le spese. In sostanza, il dato non va preso di per sè, ma introdotto nel ciclo economico della federazione e sono sicuro che una società quotata in borsa sa, o meglio dovrebbe, sapere perfettamente fino a quanto investire in un determinato ramo d’azienda e credo che, per tutta una serie di motivazioni di immagine, di utilità e di richiesta di contenuti NXT non corre rischi immediati di chiusura e ridimensionamento ma attraverserà un periodo di consolidamento della sua struttura alla ricerca dell’optimum.

Per quanto riguarda invece il tipo di lottatore creato bhè è la solita questione della visione WWE vs visione indipendente. Posso capire il discutere perchè alcuni lottatori passan da NXT e altri no(vedi Styles e Joe), cosi come il capire perchè non arrivino prodotti solo made in PC( e se son Strowman e Corbin…) ; sono questioni di merito e in cui ognuno può aver la propria rispettabilissima opinione. Faccio però notare come gli ultimi 4 atleti che sono andati genuinamente over con il pubblico del main roster, ovvero Punk, Bryan, Rollins e Ambrose, abbiano tutti avuto lo stesso identico percorso; arrivo dalle indies, passaggio nel territorio di sviluppo sia esso FCW o NXT, e poi arrivo in WWE con personaggi reali, diretti, motivati, con cui facilmente relazionarsi perchè hanno dietro di sè un bagaglio di esperienza a cui attingere, aspetto in cui generalmente invece vi sono lacune da parte di chi arriva direttamente al PC. A questo dunque serve NXT, ad amalgamare talenti diversi con provenienze diverse e background diversi, dare a tutti loro un linguaggio comune, che può esser discutibile, e poi vederli in azione per portare poi chi lo merita al passaggio del roster e, alla fine della fiera, a far fare soldi a chi li paga e gli dà uno stipendio.

Reporter ufficiale di NXT, improvvisatore. non digerisce i peperoni, fan appassionato di Deadpool, fine umorista, fedele alla chiesa di Santo Stefano Curry e delle sue caviglie di cristallo da prima che molti di voi lo conoscessero.