In uno degli articoli riguardanti la storia della WCW segnalai come, ad un certo punto, la compagnia di Atlanta aveva avuto addirittura tredici main event. Un numero assurdo, tutti contemporaneamente e allegramente a litigare. Ovviamente era un tempo diverso da quello attuale, dove far parte di un progetto era più una lotta di potere. Oggi le cose stanno un po’ diversamente, con dirigenze che sono pronte a liberarsi dei loro principali talenti di peso se questi non dovessero rispettare le regole interne.

La collezione di figurine, si sa, di solito non porta utili vantaggi. Pensiamo ad esempio alla WWE che ad NXT si può dire abbia davvero inviato chiunque, facendolo perdere poi nei meandri del main roster. La All Elite Wrestling di spazio ne ha uno solo e continua a rimpolparlo. In questi due anni ha provato a mixare nomi di alto livello con nomi sconosciuti, consentendo via via un passaggio di consegne nelle varie posizioni delle card. Così oggi abbiamo ragazzi come Darby Allin, MJF, Sammy Guevara, Jungle Boy, e tanti altri che crescono bene e mettono un seme in quello che sarà il successo della loro carriera negli anni a venire.

Però questa federazione si chiama “All Elite Wrestling”. E per essere Elite devi prendere dei nomi che diano lustro reale a quella parola. In pochi mesi Tony Khan, in diverse posizioni, ha aggiunto Don Callis, Paul Wight, Mark Henry, Christian Cage. Ora anche “El Idolo” Andrade, presentato forse nel peggior modo possibile ci possa essere da Vickie Guerrero e introdotto senza musica, come se improvvisamente non importasse neanche l’accompagnamento. Certamente il pubblico è esploso lo stesso, ma che occasione perduta!

Ecco, Andrade è un nome Elite. Un main eventer fatto e finito, che puoi mettere dovunque conscio che il bel match lo becca sempre. E con lui adesso c’è una schiera di nomi notevole. Mettiamoli in fila: Kenny Omega, Jon Moxley, Cody, Andrade, Miro, Chris Jericho, Hangman Page, Sting, Christian Cage, MJF, Darby Allin, PAC, Penta El Zero Miedo, Rey Fenix (quando non si rompe), Brian Cage e anche Orange Cassidy. Contiamoli: 16 atleti. Ci sono 16 atleti che possono, via via raccontando, fare da main eventer di Dynamite e di Rampage e dei ppv.

Nella pratica, la AEW ha addirittura superato la WCW in pochissimo tempo, senza scomodare neppure i tag team e quei midcarder che di tanto in tanto riesce a chiudere la puntata (si pensi a Dustin vs Comoroto di venerdì scorso). Al momento la compagnia è sulla buona strada per veder riconosciuto il proprio roster come All Star. Mancano solo Bryan, Joe e Punk: a quel punto sarà davvero completo.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.