Qui non si parlerà di wrestling, non in senso stretto almeno. Mi scuso quindi se andrò parecchio fuori tema, ma ci tenevo, sinceramente, ad esprimere un parere su una questione per me importantissima: la responsabilità .
Da diversi anni, viene mandato in onda un programma chiamato “Dark side of the ring”. Una visione dal sapore agrodolce per gli amanti della disciplina, in quanto spesso e volentieri getta pesanti ombre sulle figure che abbiamo imparato ad amare, un “dark side”, lo dice il titolo stesso.
La scorsa settimana si è parlato del famoso “Plane ride from hell”, viaggio aereo compiuto dal roster della WWE in ritorno dal tour nel Regno Unito; viaggio all’interno del quale, secondo le numerose testimonianze, sarebbe avvenuto di tutto: urla, schiamazzi, risse, fiumi di alcol, e addirittura atti di molestie sessuali compiuti in particolare da Scott Hall e Ric Flair. Durante il programma Jim Ross ammette che Vince McMahon gli ha chiesto di far saltare qualche testa per risolvere la questione, mentre per Ric Flair non ci furono conseguenze perché aveva, semplicemente, uno status da “intoccabile”.
Personalmente conoscevo già la storia, ma non mi sorprendo che tanta gente non ne fosse a conoscenza e, una volta scoperti i fatti, abbiano chiesto che Flair venisse in qualche modo punito, cosa che in passato non era accaduta. Sulla gogna è poi finito Tommy Dreamer, dato che durante la puntata si è lasciato andare ad uscite alquanto infelici.
Ma io non sono qui per parlare dei due grandi accusati, contro i quali era “ovvio” che si sollevasse una sommossa popolare. Io sono qui per parlare dell’imputato che, in questo processo mediatico, risulta assente: la WWE stessa.
Riesaminiamo i fatti(cit.): Ric Flair viene accusato di molestie, ma la WWE, come azienda, arriva ad un accordo extra processuale, per cui alle vittime viene riconosciuto un cospicuo risarcimento, senza che però queste abbiano poi la possibilità di procedere per vie legali. Gli accordi sottobanco sono comuni, in alcuni casi avvengono senza che l’opinione pubblica, o il tribunale in ogni caso, ne venga a conoscenza, altre volte vengono messi nero su bianco ed hanno pieno valore legale. Si tratta di una pratica comune, alla quale le aziende si rifanno per evitare di arrivare al dibattimento in aula, che esporrebbe quindi l’azienda all’opinione pubblica, alle masse. Meglio quindi, anche se si ritiene di aver ragione, anche se si crede che in tribunale si riuscirebbe a spuntarla, arrivare ad un accordo privato, in cui tu, vittima, accetti un risarcimento, sicuramente inferiore rispetto a quello che otterresti in tribunale, ma comunque cospicuo e soprattutto sicuro, mentre io, accusato, mi tengo la fedina penale pulita e la reputazione salva.
Se volessimo analizzare questa consuetudine, mi pare evidente che possa far storcere il naso a molti, me compresa, perché si ripete la storia per cui chi ha i soldi può permettersi di evitarsi un processo, anche se colpevole.
In questa narrazione, la WWE, come azienda, non solo ha deciso di non punire Ric Flair, ma si è personalmente tutelata “insabbiando” (uso le virgolette perché, come ho scritto poco fa, le voci sono comunque circolate) i fatti. L’azienda è stata citata in giudizio, ovvio, l’accordo era a loro nome, non a nome di Flair, ma come azienda avrebbe potuto rifarsi personalmente sull’atleta che l’aveva messa in quella spinosa situazione.
Dunque mi domando, in un periodo storico in cui Tommy Dreamer viene, giustamente direi io, aspramente criticato per le sue parole, dove Ric Flair viene messo di fronte agli atti del suo passato per i quali non ha mai pagato pegno, in un periodo in cui persino John Cena ha ricevuto delle critiche per aver affermato che Chris Canyon, protagonista dell’ultimo episodio di Dark Side, “non era un buon wrestler”; in questo periodo storico, com’è possibile che la WWE non abbia ricevuto lo stesso numero di critiche? Ripeto, stiamo parlando di un’azienda che grazie ai soldi ha scampato un processo per molestie sessuali, parando le chiappe e non punendo minimamente il wrestler coinvolto nel caso. Personalmente la cosa mi fa girare gli ingranaggi quanto i commenti di Tommy Dreamer o il comportamento di Ric Flair.
Provando a trovare una risposta, credo che uno dei motivi possa essere che, nel corso degli anni, la WWE abbia dimostrato di essere cambiata, almeno in parte. Ric Flair, per quel che ne sanno i fan, non ha mai pagato per i suoi errori, Tommy Dreamer ha dimostrato di avere delle credenze ritenute ingiuste ad oggi, nel presente. La WWE, invece, negli anni ha cambiato politica e la gestione dello Speaking Out movement, così come di altri casi di violenza, ha soddisfatto i fan. L’azienda ha dunque dato prova, che se una cosa come il Plane Ride from hell succedesse oggi, non insabbierebbero il tutto, ma punirebbero i responsabili.
Questo è l’unico motivo che posso trovare alla mancata sommossa popolare che credevo avrebbe investito la WWE al termine della puntata sul volo maledetto. Magari c’è dell’altro, magari qualcosa mi sfugge. Non sto dicendo che doveva essere messa sul banco degli imputati la WWE invece di Flair o Dreamer, ognuno ha le sue colpe ed ognuno le sconterà in modo diverso. Ritengo, però, che essere messi di fronte alle proprie responsabilità sia il primo passo per poter attuare un cambiamento, che è sicuramente lungo e complicato da affrontare, ma che necessita di una spinta primaria.
Sperando che da tutto questo possa nascere qualcosa di buono.