Forse sono un po’ in ritardo, è vero, ma era dieci anni fa, il 2009, inizio anno in realtà, quando nelle sale cinematografiche italiane, esce il primo vero film che analizzava le dinamiche che ci sono dietro le quinte di uno Show di Wrestling. Dietro le vite difficili e dure dei lottatori. Si chiamava The Wrestler.

Darren Aronofsky, il regista, e Mickey Rourke, il protagonista,  misero davanti agli occhi della gente una realtà fino a quel momento sconosciuta, snobbata. Lasciata a riposare per convenienza, da tutti quei mezzi di informazione ai quali tanto piace il buonismo, l’etichetta. Con quel film, finalmente, qualcuno ha dimostrato di essersi fermato a pensare, a guardare dentro una sfera che raramente, fino a quel  momento, era stata aperta, studiata.

Già, perché Randy “The Ram” Robinson è stata l’incarnazione dei nostri gridi più profondi, contro tutti gli insulti, le denigrazioni, le prese in giro. Grazie a quella pellicola, assimilata un po’ con diffidenza dal mondo, un po’ con timore da noi, finalmente qualcuno ha parlato del Wrestling non solo per gli “uomini in mutande”, ma anche per gli “uomini a pezzi”. E’ stato paradossale, ma The Wrestler ha insegnato ai benpensanti, non solo cosa ci sia dietro al business, ma anche cosa ci può essere dietro alla vita di chiunque, che sia un lottatore o che sia qualunque altra cosa.

In realtà The Wrestler non è un film che parla di Wrestling, infatti, The Wrestler è un film che parla di vita, di passione, di arte, di dipendenza. Parla del legame indissolubile che si crea fra una folla e un protagonista al centro di qualcosa. Parla di quanto diventi indistruttibile la catena che lega l’uomo, da solo, al resto della scena. E di quanto sia fragile, al contrario, il filo che lega le folle a quell’uomo solo.

Mickey Rourke è stata la bestia. Ha riportato il Pro Wrestling alle origini. Si è mostrato, grazie alla grande maestria di Aronofsky, come quel fenomeno grottesco e bizzarro che ha preceduto l’avvento delle lotte. L’elemento osservato con pena, disdegno e curiosità, che si consuma dentro ogni attimo della sua esistenza, se non è avvolto dalle grida e dagli sguardi stupiti.

Qualcuno cambiò idea, vedendo riflessi molti altri aspetti della vita in quel film, capendo che forse il mestiere del lottatore professionista non è poi cosi stupido, non è soltanto qualcosa che dà, prendendo il minimo. Hanno capito che un collo rotto, un muscolo strappato, una schiena distrutta, o nei peggiori dei casi una sedia a rotelle o una bara, sono il prezzo che si deve pagare per la gloria, per la popolarità, per il denaro, alla fine nemmeno poi tanto, nella maggior parte dei casi.

E allora il discorso cambia radicalmente. Adesso, o almeno da quel giorno in cui il film fu proposto sui grandi schermi, le persone diffidenti hanno capito che non è una sfilata di moda un po’ più animata, ma un martello che pesta fino alla fine. Si sono resi conto, chi ha voluto fermarsi ad ascoltare, a guardare, che il fulcro di tutta la questione è quel disperato bisogno di sentirsi utili a qualcuno, che siano 80.000 a Wrestlemania, o 8 in una palestra di periferia. Un disperato bisogno che mangia, consuma, si nutre della decenza, a volte dell’esistenza stessa.

Oggi tutti possono sapere, oggi nessuno a più scuse. Oggi non dobbiamo più avere remore nel parlare della nostra passione, non dobbiamo più temere di essere presi in giro. Ciò che amiamo è qualcosa di importante, che può dare tanto, togliendo di più. Qualcosa di tremendamente serio, che sono sicuro la maggior parte dei suoi protagonisti maschera come uno Show televisivo, uno spettacolo messo in scena per guadagnarsi da vivere, ma che sono sicuro, se potessero, nutrirebbero fino alla fine dei loro giorni. Sono spettatori di loro stessi, i Wrestler, sono uomini chiusi in un personaggio, che se potessero essere loro stessi, invece che diventare, letteralmente, qualcun altro, urlerebbero che non lottano per vivere, ma vivono per lottare.

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.