Randy Orton ha fatto il suo ritorno dopo 18 lunghi mesi di assenza. C’era tanta attesa per questo rientro, considerata anche la penuria di avversari per Roman Reigns. Ciononostante, la festa per il ritorno del Legend Killer a Survivor Series è durata il tempo di un match, venendo massivamente superato dal tripudio del pubblico per l’arrivo in WWE di CM Punk, che in termini di assenza surclassa il rivale con i suoi 10 anni di lontananza dalle scene. Così, la guarigione di Orton, che doveva essere il tratto distintivo di questo 2023, passa decisamente in secondo piano rispetto alla pacificazione tra Punk e i vertici della WWE.

La qual cosa comunque, per inciso, non va a detrimento di Randy, il quale si è da subito proposto come prossimo avversario del Capotribù per il titolo. Mentre Punk, dopo alcune iniziali apparizioni nei tre brand, senza ancora esibirsi sul ring, ora risulta contumace. Il che, per l’hype che il suo ritorno ha generato, può far storcere il naso ai più. The Viper, dall’alto della sua esperienza, è riuscito nonostante tutto a tenere alte le aspettative per lui, costruendo nell’ultima puntata di Smackdown un segmento “parlato” con la Bloodline di un certo spessore, presentandosi (e questo non è scontato) con un alone di originalità che lo ristora in toto.

La scelta di far ritornare due mostri sacri nella stessa notte non è stata tempisticamente oculata. Tuttavia la rinomata capacità del Legend Killer come wrestler e come uomo di spettacolo è riuscita a colmarne le differenze. Le speranze di vederlo campione sono ridotte al lumicino, il che è comprensibile considerata l’aspettativa attorno ad un Cody vs Roman II di WM 40, ma può ancora dare il suo contributo all’azienda in termini economici e di narrativa. Un Roman che batte una futura leggenda come Orton si consolida ancor di più, semmai ce ne fosse ancor a bisogno, mentre il secondo si afferma, anche qui semmai ci fosse l’esigenza, come esempio di fuori classe e di generosità professionale, requisito non secondario se si vuole spiccare.