Con i titoli tag team che sono stati già difesi a SmackDown, questa notte a San Juan c’era in palio solo l’onore tra la Bloodline ed il trio composto da Matt Riddle, Kevin Owens e Sami Zayn. Non poco, dato che tra i 6 uomini sul ring c’era una lunga rivalità. Il match, che è stato prodotto da Jason Jordan, ha visto i due team alternare tutti i loro uomini, con combinazioni sempre diverse.

In un match come questo è sempre difficile dare spazio a tutti e 6 i contendenti ed in effetti anche in questo caso è stato così. Sebbene il match si sia collocato nel penultimo posto della card, con un ottimo timing a disposizione, sul ring abbiamo visto i vari wrestler lottare una manciata di minuti a testa.

Un match molto dinamico, con l’alone di un possibile crack della Bloodline sempre dietro l’angolo. La diffidenza di Solo Sikoa nei confronti dei fratelli maggiori è stata sempre molto palese. La Bloodline ha rischiato piú volte di cadere sotto i colpi degli avversari, specialmente dopo la Bro Derek di Riddle e l’Helluva Kick di Zayn, entrambe ai danni dei gemelli Uso, ma alla fine è stato Solo Sikoa a rubare la scena, connettendo il Samoan Spike prima su Kevin Owens e subito dopo sul King of Bros, portando a casa la vittoria.

Due segmenti in particolare hanno attirato l’attenzione: il Superkick di Jimmy ai danni del fratello Jey dopo una schivata di Owens, ma soprattutto il mancato Samoan Spike di Solo ai danni di Jey, afferrato al collo dal fratello minore durante una fase confusa del match, subito dopo aver connesso la medesima mossa su KO. Dopo essersi accorto dell’errore, infatti, Solo non ha lasciato andare il fratello ma anzi ha esitato prima di decidere di non colpirlo. Anche nei festeggiamenti finali, Solo non ha nascosto il proprio risentimento nei confronti degli ex campioni indiscussi.

Solo Sikoa risolve, ancora una volta, i problemi della Bloodline, ma la propria diffidenza, e quindi anche quella del Tribal Chief, nei confronti dei fratelli maggiori, non accenna a diminuire.