Se devo dirvi la verità, non avevo la minima idea di cosa scrivere in questo editoriale. Guardavo l’ultima puntata di Smackdown e mi scivolava addosso come acqua piovana, senza che mi desse uno stimolo o uno spunto di riflessione. Mi hanno salvato gli ultimi 10 minuti dello show. Per fortuna mia, e per fortuna (o sfortuna, decidete voi) vostra. Si perché in quei fatidici 10 minuti sono tornato bambino. Ho vissuto emozioni e sensazioni che non vivevo, guardando il Wrestling sia chiaro, da un bel po’. Ad occhio e croce, da quando ero adolescente e mi emozionava vedere l’Evolution fare piazza pulita a Raw. Insomma, ne è passata di acqua sotto i ponti da allora…

Innanzitutto parto col botto: a me l’idea dei War Games piace davvero tanto. Non è in sé la novità ad attirarmi, ma un concept comunque in grado di dire la sua, e una rivalità di spessore che ha dato lustro a questa contesa. Ovviamente parliamo della Bloodline contro il quintetto formato da Drew, I Brawling Brutes ed un rientrante Kevin Owens. Sicuramente il 5 vs 5 avrebbe trovato spazio in questo feud, e non avrebbe di certo cambiato le carte in tavola, però la “Serie dei sopravvissuti” credo abbia detto la sua oramai. Negli ultimi anni (anche se mi verrebbe decenni), il match aveva assunto i toni del cliché, spesso con finali ridondanti e poco emozionanti. Quindi, il cambiamento ci stava tutto.

Ritornando alla rivalità tra i due gruppi, è d’obbligo notare che si parla di due fazioni non create su due piedi in occasione del PPV (anche questo, leitmotiv instancabile delle ultime edizioni del 5 vs 5), poiché la Bloodline è un caposaldo della WWE attuale da quasi due anni, mentre la compagine avversa ha fatto quadrato per ragioni logiche, e per avere lo stesso nemico in comune, con l’Owens di turno che sa di ciliegina sulla torta. In definitiva due gruppi di persone che si battagliano con “cognizione di causa” e in sintonia con la narrativa. Se poi ci aggiungi alla rivalità ben costruita, un match dai forti sapori di guerriglia urbana e truculenta, allora il piatto non può che esser gradito dai commensali.

Tornando a quei famosi 10 minuti, devo dire che mi ha gasato l’arrivo di Roman Reigns (che a mio parere è una superstar di un certo spessore, degno di essere accostato ai “Grandi” nomi del Wrestling) che ha tentato di vendicare i suoi sodali, riuscendoci sino al rientro inaspettato di Kevin Owens. L’arrivo del canadese ha dell’incredibile, considerate le voci che lo volevano lontano dal ring per chissà quanto altro tempo, come ha dell’incredibile la reazione del pubblico nell’arena che si è eccitato al vis a vis di Owens e del Tribal Chief. Non meno in visibilio si è mostrato l’audience quando Sami e Owens hanno avuto un faccia a faccia, dando quel tocco di “magia” ad un War Games Match che, se gestito bene, sarà sicuramente imperdibile per ogni fan di Wrestling. Nel dubbio io, ritornato appena adolescente, tifo per la Bloodline.