Diverse volte la All Elite Wrestling ha presentato delle soluzioni che dai più sono state bollate come confuse, inaccettabili, cervellotiche. Non avevano del tutto torto, ma lo avevano. Perché nell’ottica della federazione certe decisioni vengono prese guardando a quanto possono essere redditizie in termini di business. Unendo tre punti fondamentali: i social media, l’influencer marketing e l’usato garantito.

L’ultima puntata di Dynamite ha raccolto oltre 1 milione e 200 mila telespettatori. L’usato garantito ha dato i suoi frutti anche stavolta: se una settimana prima la presenza di Mike Tyson era stata utile a non far naufragare la AEW contro il Takeover di NXT, la settimana successiva a raccolto il dato più alto della serata. Una mossa giusta? Coglie un pubblico che difficilmente attende il wrestling come può attendere una gara di NBA dei playoff, ma in quel contesto aiuta ad allargare la platea e a far dire “ma allora oltre alla WWE esiste qualcosa”.

Poi ci sono gli show su YouTube. Spesso, facendo il report, mi chiedo a cosa servano. Una miriade di squash che non portano assolutamente da nessuna parte. In realtà la loro parte la stanno facendo: 1) creano una libreria video funzionale in futuro; 2) focalizzano l’attenzione dei fan, passando da Being The Elite a Dark Elevation, dai Road To a AEW Dark, senza dimenticare la libera accessibilità di vari vlog da parte dei wrestler; 3) danno uno spazio agli sponsor non da poco: tutti gli show, in media, vanno dalle 200 mila al milione di visualizzazioni. È sempre una questione di business.

E che dire di Elevation e Dark? Sì, la libreria, gli sponsor, l’attenzione. Ma è anche un modo per mettere il cappello su possibili talenti e competere con la WWE nella messa a contratto di future stelle. Ovviamente le testano più volte prima di dargli spazio, ma diversi ragazzi si sono trovati poi nelle storyline principali con la possibilità di giocarsi una chance titolata (penso agli Acclaimed, ai Varsity Blondes, ai Top Flight, Danny Limelight, JD Drake, ecc). Marcare un territorio, sfruttare il seguito di questi ragazzi e avere una maggiore percezione di chi sarebbe utile tenere e di chi sarebbe utile salutare.

Infine ci sono due wrestler per i quali i fan italiani si chiedono a che serva averli. Domanda credibile, ma che non tiene conto di quello che è il mondo moderno. Jade Cargill è una insegnante e modella fitness molto seguita, con oltre 500 mila follower sui social e dei corsi che generano vendite importanti ogni mese. Fa anche l’influencer e avvicina un mondo, quello delle palestre e del nutrizionismo, che potrebbe anche essere molto lontano dal wrestling. Non sarà un fenomeno sul ring, i suoi promo sono infarciti di un linguaggio (fisico e verbale) stereotipato e irritante, ma poi leggi i dati e noti che quando si presenta a Dynamite ha sempre tra i numeri migliori dello show.

Anthony Ogogo è un ex bronzo olimpico. Britannico, boxeur professionista, ha seri problemi di vista ma ha voluto comunque intraprendere la carriera nel wrestling. Ha un bel fisico, una importante presenza scenica. Al microfono è zoppicante, ma sui social va che è una meraviglia. Magari il suo momento a Dynamite in America non accende gli entusiasmi, ma in Gran Bretagna è seguitissimo e focalizza l’attenzione su un mercato che la AEW vuole da tempo esplorare. Anche qui si bada al sodo del business, a prescindere che il ragazzo possa o non possa avere un futuro nella federazione.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.