Sulla questione NXT e sull’ultimo show, la nostra Ysmsc ha offerto un editoriale piuttosto esaustivo e interessante dal titolo “Cronaca di un disastro?“, che vi invito a leggere nel caso non lo aveste già fatto. In precedenza, il 17 agosto, avevo scritto un altro editoriale che cercava di ragionare sui pregi e i difetti del possibile refresh del fu brand giallonero (lo puoi trovare cliccando QUI). Diedi ragione a Vince McMahon, alla sua voglia di creare (finalmente!) delle superstar in casa invece di prenderle già affermate altrove.

La prima puntata di NXT 2.0 è stato un riassunto del McMahon pensiero. Match corti, in alcuni casi brutti, in altri decisamente più interessanti. Personaggi volutamente macchiettistici o stereotipati: pensiamo al fatto che abbiamo la stable dei gangsta, il duo che yo lo facciamo brutto, i latinos marcatamente latini, l’italoamericano mafioso. Sono tutte figure che il wrestling e la WWE si portano dietro ciclicamente dagli anni ’80, e non è un caso che di anno in anno vengono riciclate negli show con la speranza che possano ancora una volta funzionare.

E che dire dei 7 wrestler nuovi buttati in mezzo al ring senza una minima caratterizzazione? Se da un lato è un chiaro difetto, dall’altro è un messaggio: abbiamo tempo, li caratterizzeremo strada facendo. E non è un male. Perché l’intenzione era quella di farli vedere, non di mostrarne per forza delle qualità future di gran livello. Perché al momento i Creed Brothers sono imbarazzantemente green, i match delle donne sono stati così brutti da far rivalutare altre cose viste altrove, Von Wagner è un Big Cass da sgrezzare, Trick Williams è un grosso mah.

Eppure mi piace. Mi piace che sia Tommaso Ciampa l’anello di congiunzione tra il vecchio e il nuovo. Mi piace sia tornato Austin Theory, mi piace sia arrivato Bron Breakker. Su quest’ultimo hanno dato una chiara indicazione che ci punteranno, eccome se ci punteranno! I più maligni lo hanno apostrofato come un “novello Mojo Rawley”, scordando che il figlio di Rick Steiner sarà il main eventer della WWE nei prossimi anni e non uno qualunque a cui far fare del comedy o match inutili.

Mi piace parecchio Carmelo Hayes, se non lo bruciano con le solite cose stereotipate (Cedric Alexander docet) è un altro che dirà tantissimo. Mi piace la stable di Mandy Rose, sebbene talento ce ne sia pochino. Mi piace Ridge Holland, sempre che non faccia la fine di Lars Sullivan (volutamente la WWE li sta associando). Mi piace la piega presa da Lumis e Hartwell, incredibilmente. Non sono un fan delle storie da soap opera che piacciono tanto a Vince McMahon, ma se è un buon modo per tenere fuori dal ring qualche scarsone e farlo risaltare a livello di personaggio, allora pollice in su.

C’è del futuro. Vedo del futuro da main roster. Magari non così sfavillante come potevano regalare a NXT i talenti presi delle indy, ma c’è un progetto di lungo periodo per creare le stelle del domani e non per subirle. Per creare macchine da soldi e non tenere macchine da perdite economiche. Per plasmare a propria immagine dei wrestler spendibili e propri, fatti in casa, come ai bei tempi. E allungare così la vita di una federazione grande, grandissima.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.