A seguito dei provvedimenti presi nei confronti di CM Punk e Jack Perry (licenziamento per il primo e sospensione a tempo indeterminato per il secondo), molte personalità del mondo del pro wrestling si sono espresse sulla questione e, fra le tante voci, non è mancata quella di Eric Bischoff, il quale non ha mai risparmiato le sue pesanti critiche alla AEW e alla gestione di Tony Khan.

Pugno di ferro

Bischoff, durante un episodio del suo podcast “83 Weeks”, è entrato nella questione affermando che Jack Perry andava immediatamente rilasciato, giudicando la giovane star molto severamente: “Innanzitutto si sta parlando di uno con poco talento. È lì solo perché suo padre [Luke Perry] era una star delle soap opera. Per il resto, sta guadagnando 200 dollari a sera in qualche federazione indie chissà dove. Questo ragazzo non è una star, non lo sarà mai. Il fatto che pensi che usare del vetro vero lo renda più popolare, dovrebbe dirvi tutto quello che c’è da sapere sul suo potenziale. Non capisce i fondamenti di questo business”. Bischoff ha proseguito sostenendo che la AEW avrebbe dovuto imporre una scelta più autorevole e dare il ben servito a Perry; da lì, Tony Khan avrebbe potuto ricominciare da capo, lasciandosi alle spalle la serie di litigi fra wrestler avvenuti nel backstage avvenuti nell’ultimo anno. “Sono cose che possono essere affrontate e risolte, ma non se si respira costantemente una brutta aria”, ha detto Bischoff rivolgendosi direttamente a Khan. “Considerala un’esperienza di apprendimento. Provo empatia per Tony: sta imparando direttamente sul posto di lavoro”.

Stabilire le gerarchie

Nonostante l’empatia nei confronti di Khan, Bischoff ha criticato il capo della AEW per non aver definito chiaramente il ruolo di CM Punk nel backstage. Dopotutto, l’intero conflitto tra i due è iniziato quando quest’ultimo ha negato la richiesta di Perry di utilizzare del vetro vero per un angle nel backstage con Hook il mese scorso. Bischoff ritiene che Punk abbia esagerato nel dire a un altro talento cosa fare, a meno che non avesse l’autorità per farlo. Punk non aveva il diritto di esprimere la sua dannata opinione, almeno non in un modo che desse alla gente l’impressione di avere voce in capitolo, a meno che non ce l’avesse davvero”, ha sottolineato Bischoff. “Di chi è la colpa? È colpa di Tony Khan. Quando un wrestler dice a un altro cosa può o non può fare vuol dire che chi sta in alto ha perso completamente il controllo della situazione”.