Se c’è sempre stato un pregio in Gabe Sapolsky è stato quello di essersi fissato su alcuni wrestler in alcuni momenti della sua carriera da writer. Steve Corino, Low-Ki, CM Punk, Samoa Joe, Bryan Danielson, Nigel McGuinness, Jon Moxley, Austin Aries, AR Fox, Sami Callihan, Roderick Strong, Chris Hero, Davey Richards, Rich Swann, Ricochet, Timothy Thatcher, Matt Riddle, Zack Sabre, Keith Lee, Austin Theory sono solo alcuni di quei wrestler che, aiutati dalla sua mano, sono poi arrivati ad alte vette anche altrove.

Direte voi: grazie al cavolo, sono tutti fenomeni. Vero, ma non tutti i fenomeni sono riusciti a fare poi quella carriera lì. Pensate ad esempio a Erick Stevens: atleta strepitoso, simile a Strong e Richards e persino migliore, ma mai riuscito a sbocciare a causa della scrittura sul suo personaggio e ad alcuni infortuni.

Ma c’è un ragazzo che dalla cura Sapolsky è diventato una vera e propria star. Johnny Gargano non era ritenuto un prospetto main eventer, era atleta bravino e con una marea di difetti. Riusciva a risaltare nelle competizioni di coppia, in particolare con l’amico Chuck Taylor o con Rich Swann. In singolo era un discreto midcarder, poteva benissimo rimanere così. Invece il booker decise di puntare delle importanti fiches su di lui nella Dragon Gate USA, terreno preferito dei giapponesi – avevano polarizzato per due anni il main event senza lasciare spazio a nessuno. Poi la mosca bianca batté Yamato e si prese uno spazio che terrà per 873 giorni (sommando i due regni si arriva a poco più di mille).

Gargano seguirà lo stesso iter di Danielson in ROH: imbattibile, resiliente, centrato. Il feud con Jon Davis è bruttino ma gli consente di diventare il più amato della federazione, e nel mezzo ci mette difese di prestigio ai danni di Masato Yoshino, Akira Tozawa, Sami Callihan, AR Fox e Brian Kendrick.

Poi arriva il fatidico 6 aprile del 2013 dove tutto cambia. Siamo al Wrestlemania Weekend, la DG USA propone lo show “Open The Ultimate Gate” con una card molto bella. Gargano deve difendere la cintura contro Shingo Takagi, già allora veterano della scena giapponese, una specie di totem che tutto il popolo americano attendeva da tempo. Ci si aspetta un passaggio di consegne, perché per quanto fosse amato, Jonny Boy non poteva in alcun modo battere un wrestler del genere. Per fare una comparazione, sarebbe stato come vedere Kofi Kingston battere Brock Lesnar. Impossibile.

Eppure…

Eppure il match dura la bellezza di 33 minuti, è di una intensità e di una bellezza spaventosa. Chiaramente è la fiera del no selling e dei near falls, se ne succedono in quantità industriale e il pubblico sta dietro ai due arrivando quasi a bordo ring per seguire meglio le fasi dell’incontro. Ma se Gargano non può vincere e Shingo non può perdere, come puoi ribaltare il risultato? In maniera controversa. A seguito di un ref bump, Johnny dà un calcione nei paesi bassi al giapponese e lo chiude nella Gargano Escape. Quando l’arbitro rinviene, Takagi è svenuto e non si può far altro che constatare la chiusura dell’incontro.

Seguiranno nove difese titolate, questa volta da heel. Non sarà dunque più l’idolo dei fan di EVOLVE e DG USA. Perderà solo in contese di coppia senza mai essere schienato e verrà superato il 4 aprile del 2014 da Ricochet per aprire un altro capitolo della sua carriera. Però quel match con Shingo rimane nella memoria dei fan di wrestling per la capacità di Sapolsky di scrivere un finale che fosse accettabile da tutti e che rendesse piena la crescita di Gargano in vista del futuro trasferimento in WWE.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.