In genere ad un funerale si ricordano le cose belle del morto. Ci sono sì quelli che alimentano il chiacchiericcio sui difetti, ma rimangono piuttosto isolati. La cosa più importante è quella di garantirgli un giusto tributo, un ricordo, con affetto. La All Elite Wrestling ha fatto questo mercoledì scorso, in una puntata dove le lacrime sono sgorgate con una facilità impressionante. Lacrime e qualche sorriso, perché vedere Brodie Lee Jr sorridere dopo esser stato coccolato e inserito appieno nello show certamente avrà smosso anche gli animi più duri.

Se c’è una cosa che però non posso e non riesco a sopportare in generale, ma soprattutto in questi casi, è il ricorso al complottismo e alla tifoseria spicciola. Anche davanti ad una morte che ha colpito tutti, in tanti hanno voluto alimentare uno stupido scontro per vedere a chi ce l’aveva più lungo. Mi chiedo in quale momento della storia recente siamo arrivati ad essere così. Siamo, sì, perché nessuno può sentirsi innocente. Non chi di questi scontri verbali e social nutre le sue giornate e la propria frustrazione; non chi ha fatto troppo poco per evitare che questi scontri accadano.

Subito c’è stato lo schieramento dei pro-AEW: la WWE non ha fatto nulla per ricordare Brodie Lee/Luke Harper, sono degli insensibili, almeno un video avrebbero potuto mostrarlo, almeno i dieci rintocchi, hanno ricordato chiunque e lui no. I pro WWE si sono scagliati in difesa: non era un loro dipendente, non erano tenuti a ricordarlo. Come si dice? Scemo e più scemo che si incontrano, fanno un super scemo. Perché certamente a Stamford non erano tenuti a fare chissà che, ma erano tenuti a ricordare un loro ex dipendente. E lo hanno fatto.

Ma giusto il giorno dopo, i pro WWE hanno rilanciato: la AEW fa lo show di tributo per fare ascolti, sono degli sciacalli che approfittano di un lutto. Ogni qual volta leggevo questi commenti sia su disqus che su Facebook, mi chiedevo se le persone ci credono in quello che scrivono oppure hanno necessità di impersonare il fanboy più becero. Pensavo di aver letto tutto quando in tanti scrissero che la leucemia di Roman Reigns era un pretesto per rialzare gli ascolti di Raw, e invece ogni volta mi devo sorprendere.

E’ stato uno show di tributo, bello ed emozionante. Uno show di tributo e basta. Uno show in cui la AEW e la WWE hanno dimostrato di essere più intelligenti di noi e hanno collaborato per rendere ancora più toccante la serata. Le immagini di Brodie Lee con Seth Rollins, Bray Wyatt, Sami Zayn e altri non sono arrivate a caso. Così come i commenti degli stessi wrestler WWE che hanno quasi oscurato NXT, programma dell’azienda, per dare supporto a Dynamite.

Non è accaduto per caso. Davanti alla morte tutti dovrebbero fermarsi. Dovrebbero mutarsi. Dovrebbero contare almeno fino a 100 prima di dire la propria stronzata. Magari nel mezzo emerge un ragionamento, non dico intelligente, ma almeno di buon senso. Bisogna imparare da WWE e AEW che per una serata hanno messo da parte qualsiasi provocazione, qualsiasi sfida negli ascolti, qualsiasi tipo di concorrenza (se mai ce n’è stata qualcuna in questo anno e mezzo).

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.