Più forte gridava la gente, più il suo cuore batteva.

Aveva rigurgiti di felicità misti a colpa. Si sedeva e si alzava in continuazione osservando da una esile tendina che si spostava di tanto in tanto al passaggio delle persone. Anche lei era esile, dentro. Anche lei si spostava al passaggio delle persone, almeno con la mente. Rifletteva la gioia di vivere e la forza di un leone, ma dentro era una grumo di sangue al limite dello scioglimento. E quanto, si sarebbe voluta sciogliere al sole. Qualcuno vedendola, sosteneva che fosse sensazionale. La storia lo ha confermato.

Aveva 16 anni la piccola Sherri, quando si avvicinò ad Aurelian Smith, il Grizzly, per chiedergli di trasformarla in una lottatrice. Lui, con la dolcezza di un toro, la respinse al mittente, affermando che sarebbe stato meglio se si fossero incontrati di nuovo, quando l'età della giovane avrebbe potuto favorire l'inizio di un qualcosa. Ma il cuore già batteva. Non si fermava.

Con il suo cuore nemmeno la piccola Sherri si fermò. Continuò a lottare e decise che il mondo del Wrestling doveva diventare per forza il suo mondo. Trovò conforto, rifugio, amicizia ed aiuto, fra le mani di molti amici, uomini che l'hanno aiutata in cambio di niente che lei non volesse offrire. Stava diventando intanto una donna e si stavano aprendo per lei, porte più ampie, più ferme. Le tendine esili erano il passato e la vita stava diventando sempre più dura.

Il Minnesota fu il suo primo passo. Qui capì che la durezza di una disciplina monopolizzata dagli uomini era infernale. Capì che la sua esilità avrebbe potuto buttarla giù al primo passo falso. Ma non si arrese. Tirò fuori quel leone che teneva nascosto e mise invece in un cassetto la fragilità. Quando arrivò nel Connecticut, la piccola Sherri, ormai era una vera donna. Aveva imparato, giorno dopo giorno, che la lotta, quella vera, era fuori dal quadrato e non dentro.

Per questo dopo i successi sudati sul Ring, decise di affrontare il passo più difficile. Quello di ammaliare le migliaia di persone che si trovava davanti. E ci riuscì divinamente.

Diventò sensazionale. Diventò impareggiabile. Insegnò al mondo, che Bobby Heenan, Jimmy Hart e Jim Cornette,  erano solo una parte del gioco. Insegnò al mondo che anche le donne hanno ciò che serve per spaccare le arene. Insegnò al mondo, soprattutto, che nella volgare esibizione pubblica di un sedere nemmeno tanto bello, può esserci un esaltante esplosione di sensualità ed orgoglio. Nemmeno il suo capo, riuscì a convincerla che di fronte a decine di migliaia di persone, nella città della regina, non avrebbe dovuto indossare quei pantaloni che tutto nascondevano, tranne che quello che in realtà doveva essere nascosto.

Non importa ciò che la gente dice, come la gente è educata, importa ciò che la gente pensa dentro di se. E tutti, quella sera a Wembley, pensarono che erano davanti al riflesso della giustizia divina. Una donna che non aveva paura di non essere sorprendentemente bella, ma che sapeva di essere il desiderio nascosto di ogni singolo uomo, di parecchie donne, e di Dio in persona, che se avesse potuto avrebbe anticipato il suo ritorno sulla terra per prendere il posto di Shawn Michaels, o di Rick Martel.

L'importante, è ciò che le persone hanno dentro. Questa, purtroppo per Sherri, è ed era la cruda verità.

Il suo corpo ed il suo carattere erano sempre più forti, ma la sua anima sempre più debole. Sbarcò in Georgia  20 anni dopo il suo primo appoggio con quell'omone che chiamavano Grizzly. Stesso lavoro, persone diverse, un nuovo capo, ma più niente da scoprire. L'anima di Sherri cominciò a rompersi in quell'istante. Quando si rese conto che ormai aveva già dato tutto. Già scoperto l'emozioni più fantastiche della vita. Già mostrato alla gente la sua voglia di vivere e di farli vivere. L'anima di Sherri cominciò a rompersi quando non aveva più nulla da dire, e l'apatia, inesorabile, l'avvolse.

Pian piano, riempì il suo corpo gonfiandolo. Dal cervello ai polmoni, dal sangue alle viscere. Una palla di cotone si stava mischiando con quel grumo di sangue pronto a sciogliersi e adesso i rigurgiti si stavano trasformando in vomito vero. La vita stava riprendendosi tutto quello che aveva prestato, anticipando la morte in una maniera tremenda, accelerando il respiro e chiudendo i bronchi. Bisognava fare qualcosa, bisognava tirarsi fuori.

E lo fece Sherri, la piccola grande Sherri. Si tirò fuori dal mondo che aveva caratterizzato la sua vita per quasi trent'anni. Qualcosa però era rimasto. Non tutto la lasciò libera di vivere. C'era dentro di lei un mostro che chiedeva di essere alimentato con un cibo talmente dannoso da odiarlo e volerlo allo stesso tempo. I sensi non erano più gli stessi di una volta. L'apatia era ormai cronica e la visione negativa delle cose una costante.

Restò sola Sherri. Anche chi promise di amarla e proteggerla per sempre, se ne andò.

Probabilmente non si accorse di niente. Si liberò del peso di una vita schiacciante una notte. Accanto a lei c'era la stessa persona che c'era quando questa vita cominciò, sua madre. Accanto a lei seppelliti accanto ad un corpo senza vita, c'erano tutti i suoi ricordi. E' morta Sherri. La piccola grande Sherri. Una donna che nemmeno in punto di morte,  quando la luce ha temuto di trovarsi di fronte a se stessa guardandola negli occhi,  ha rinnegato ciò che ha fatto. Aveva avuto infondo tutto. Una grande carriera, un grande lavoro, un grande onore. L'arca della gloria era già sotto i suoi piedi, la gloria e basta in ogni suo luccichio.

Non si può dimenticare. Da Shawn Michaels a Booker T, da Marty Jannetty a Randy Savage. Nessuno la può dimenticare. Noi, meno di chiunque altro.

Semplicemente, sensazionale… 

 

Direttore di Zona Wrestling. Appassionato di vecchia data, una vita a rincorrere il Pro Wrestling, dal lontano 1990. Studioso della disciplina e della sua storia. Scrive su Zona Wrestling dal 2009, con articoli di ogni genere, storia, Preview, Review, Radio Show, attualità e all'occasione Report e News, dei quali ha fatto incetta nei primi anni su queste pagine. Segue da molti anni Major ed Indy americane e non.