Manca un mese esatto a Wrestle Kingdom 13, il “nostro” evento più importante: massima diffusione mediatica del prodotto, card tirata a lucido e il Tokyo Dome a fare da cornice.
Quest’anno, più di altri anni, nel main event ci sarà tantissimo in ballo e non mi riferisco assolutamente alla cintura IWGP Heavyweight, mi riferisco a mettere in palio il futuro stesso della New Japan.

Da una parte la tradizione del puroresu giapponese rappresentata da Tanahashi e dall’altra la corrente culturalmente innovativa rappresentata da Kenny Omega che tanto ha portato in termini di popolarità dai mercati occidentali.
Due filosofie di pensiero che fino a questo momento sono coesistite pacificamente, ma, adesso, siamo arrivati ad un bivio storico; un momento in cui la NJPW deve dare priorità con decisione ad una o all’altra “fazione”.

L’anno che si va a concludere è stato per certi versi uno dei migliori di sempre, da tanti punti di vista, per il lottato, per la capacità di attrarre star internazionali come Y2J e Rey Mysterio, per una crescita nei mercati internazionali merito degli ex Bullet Club, ma se devo trovare una crepa in questo affresco meraviglioso è che è stato un “more of the same” dell’impostazione data da un paio di anni a questa parte.
Come una serie di film che dopo il primo episodio non riesce più a innovare o come una serie di videogiochi che ormai dopo uscite cadenzate ogni dodici mesi è schiava del suo pubblico che ne chiede ancora. In altri termini la NJPW ha premuto sui tasti del più sicuro “fan service”, concentrandosi in maniera maniacale e praticamente perfetta sulla realizzazione di match bellissimi e rimanendo indietro su molti punti, cui sinceramente dodici mesi fa, speravo si ponesse rimedio.

Immagino, a questo punto, inizierete a sbuffare e pensare che sia stupido lamentarsi di questo, che in fin dei conti aspettarsi un prodotto occidentalizzato da una compagnia giapponese è insensato ed è sicuramente verissimo. Cerco di, come dicevo prima, trovare il pelo nell’uovo e con questo tipo di performer, è limitante andare avanti con questa rotta.
Il pubblico e la compagnia dovrebbero iniziare a ragionare come fosse veramente la seconda promotion di wrestling al mondo e non come una top regionale. L’ho detto decine di volte e non mi stanco di ripeterlo, Kenny Omega è la chiave di volta di tutto questo; un performer che ha enorme rispetto per la storia che la NJPW porta sulle spalle, che vive il Giappone in ogni sua sfaccettatura e con la forza e, ormai, lo star power di un top mondiale.

In palio quella fredda notte di gennaio, sotto il tetto del Tokyo Dome, è come se ci fossero i quarantasette anni passati della New Japan contro i prossimi dieci. Non sto dando più valore di quello che c’è effettivamente in palio, ma è un dato di fatto che l’anno prossimo dovranno esserci miglioramenti più significativi in termini di permeabilità del mercato.
Un NJPW World ottimizzato per il pubblico occidentale, un rebuild della parte social e una serie di accordi commerciali che favoriscano il pubblico nordamericano ed europeo nell’acquisto di merchandising sono tutte cose assolutamente fattibili entro la prossima annata che devono essere realizzate.

Sia che ci sia la voglia di crescere, sia che l’idea sia quelal di portare avanti la filosofia “more of the same” per altri dodici mesi, sono mosse commerciali che sarebbe stupido non fare e che noi occidentali ci stupiamo di come un brand così di valore venga svilito, anzi non valorizzato come adesso.
Tra Omega e Tanahashi ci sarà in palio il titolo IWGP e il futuro della compagnia, ma come diceva Joe Strummer il futuro non è scritto.