Mi dispiace vedere la card di Dynamite di questa sera. Nel post Revolution, la AEW aveva preso una buona strada, generando finalmente quell’hype e quel pathos che non si vedeva da quasi un anno su tutte le storie. Poi piano piano, a poco a poco, si è tornati sulla piattezza di febbraio. Tolto il match tra Joe e Dustin, che ha una base piuttosto ben costruita al di là di ogni possibile riferimento, il resto sembra una accozzaglia di incontri attaccati con lo sputo. Con la pretesa di un qualche interesse che, di settimana in settimana, sta lentamente scemando (almeno televisivamente parlando).

Però sulla card si staglia il segmento degli Young Bucks. Che hanno promesso di mostrare delle immagini esclusive del ppv All In. Con tutti i riferimenti del caso, a seguito di una settimana in cui CM Punk, neanche tanto velatamente, ha parlato dei suoi rapporti con la AEW e con chi gestisce la AEW. Cosa ci sarà in quelle immagini? Può essere una grande trollata, una buona operazione di storytelling o un harakiri.

Trollata. Sono gli Young Bucks, dunque aspettiamoci di tutto. Qualsiasi cosa. Può essere anche un video in cui fanno finta di replicare l’alterco tra Punk e Jack Perry, perculando il primo.

Storytelling. C’è un match con gli FTR da disputare. I corsi e ricorsi storici sono tanti, così come sappiamo che Dax e Cash con Punk siano stati legatissimi a Punk. I Bucks possono eventualmente far vedere delle immagini generali di quello show, scrivendo una pagina di storia che conduca entrambi i team a giocarsi le cinture nel ppv Dinasty.

Harakiri. La scelta di mostrare quelle immagini è rischiosa. L’attesa è alta, nel bene e nel male. Tutti si aspettano di vedere l’alterco tra Punk e Perry, sebbene nessuno abbia MAI dichiarato che si tratti della messa in onda di quei momenti. Anche perché Brooks potrebbe rivalersi in tribunale, col rischio per tutti di fare una brutta figura. Se dovesse essere una trollata, i telespettatori potrebbero decidere di non accogliere quel modo scanzonato e cazzone dei Jackson di proporsi in tv. E confermare il calo considerevole che i loro segmenti e i loro match portano a Dynamite. Se fosse una questione di storytelling, sarebbe maggiormente accettabile. Ma, anche qui, il telespettatore medio girerebbe canale molto facilmente perché vedrebbe “deluse” le sue aspettative.

Insomma, Tony Khan e il comparto di scrittura dovranno selezionare nei dettagli ogni passaggio di quel segmento. Per non rischiare di scivolare su una buccia di banana.

Post Scriptum.

Non c’entra molto col pezzo, ma non vorrei “sprecare” un articolo intero per Brandi Rhodes. Che nel corso di una intervista ha dichiarato che la AEW è diventato quel di cui aveva paura, facendo intendere che la qualità del progetto si sia abbassata drasticamente. Tutti siamo molto legati alla All Elite dei primi tempi, per tutta l’attenzione che è stata in grado di generare. Oggi è peggio? Per alcuni sì, per altri no. Io mi pongo nel mezzo. Cerco sempre di trovare le sfumature in mezzo agli inutili markismi di chi poi mi dà dell’ “anti AEW” (proprio io che ho portato i primi articoli, approfondimenti e il primo podcast sulla AEW in Italia!) e poi mi blocca sui social per manifesta incapacità di saper dialogare con le persone.

Ecco, a Brandi Rhodes vorrei dire che non esiste mai un progetto che rimanga uguale alle premesse originarie. I progetti crescono, si evolvono, si adattano ai tempi, prendono magari forme diverse. Attraversano momenti buoni e altri meno buoni. Sicuramente momenti necessari. Sarebbe stato un delitto mantenere la AEW esattamente come pensata da Cody agli inizi. Non sarebbe mai cresciuta. Non avrebbe mai fatto il botto a Wembley, né si sarebbe potuta permettere i vantaggi di questi anni. L’idea della “nuova NWA” aveva senso all’inizio, per spuntare in prima e partire. Poi bisognava far altro.

Non è un caso che il caro vecchio progetto di Dusty sia poi andato in un inesorabile declino. Non è neanche un caso che lo stesso Dusty, guidando i primordi di NXT, abbia influenzato fortemente il wrestling per come lo vediamo oggi. Prendendo una strada diversa da quella “sua” NWA, Dunque cara Brandi, evitiamo di rappresentare gli inizi solo come un “si stava meglio”. Ce lo ricordiamo tutti quel “si stava meglio”. Aveva anche dei difetti. E perdonami, davvero perdonami, ma nella maggior parte dei casi di quei difetti eri la protagonista.

Giornalista professionista ed esperto di comunicazione, dal dicembre del 2006 è redattore di Zona Wrestling. Negli anni è stato autore di rubriche di successo come il Pick The Speak, Wrestling Superstars, The Corey Side, Giro d'Italia tra le fed italiane, Uno sguardo in Italia, Coppa dei Campioni, Indy City Beatdown e tante altre. Il primo giornalista in Italia ad aver parlato diffusamente di TNA ed AEW su un sito italiano di wrestling.