Qualcuno si è accorto che abbiamo un campione degli Stati Uniti nella WWE? Qualcuno ricorda che il detentore di questa cintura è Austin Theory? Chi si è reso conto che questo atleta ha saltato gli ultimi due PLE, Night of Champions (sic!) e Money in the Bank? La cosa che più insospettisce è che questo “assenteismo” è stato avvertito da pochi, pochissimi, a significare che nessuno, o quasi, ha sentito la sua “mancanza”. Eppure solo qualche mese fa Theory era in piena ascesa, quando a Wrestlemania 39 ha affrontato e sconfitto John Cena. Questa vittoria avrebbe dovuto dare propulsione alla sua carriera ma, un po’ perché la prestazione di Theory è stata piatta, un po’ perché ci si aspettava qualcosa in più da lui, dal pubblico e forse anche dal team creativo, l’atleta è calato in uno spaventoso anonimato.

Una “vecchia” (ma sempre attuale) scuola di pensiero recita che non è la cintura a fare l’atleta, ma semmai è vero il contrario. E infatti, se Gunther col titolo Intercontinentale (cintura secondaria quanto il titolo U.S) è diventato da solo una attrazione per lo show, Theory con la sua cintura resta un mid-carding, neanche tanto apprezzato dal WWE Universe. La prima discriminante è che Gunther fa match a 5 stelle, Theory no. La seconda, ma non meno importante, è che l’austriaco ha una personalità ben chiara che al “protégé” di Mr. McMahon sembra mancare. E nonostante gli sforzi della Compagnia, e gli indubbi tentativi del lottatore, sembra ancora lontana dal definirsi.

Theory sembra pericolosamente la copia del John Cena dei primi anni 2000, solo con meno capacità al microfono. Se è vero che rispetto al rapper di Boston sul ring si muove meglio, è vero anche che tutti i suoi match mancano di “sapidità”. Sono quasi tutti uguali e stranamente “compassati”, senza lasciare alcun segno tangibile ai posteri. Se a ciò aggiungiamo che Theory ha mancato agli appuntamenti importanti, che avrebbero potuto rappresentare una svolta nella sua carriera, né viene fuori un quadro allarmante. Uno di questi, e forse il principale, è stato il “promo” con Cena dove il 16 volte campione mondiale, con la sua invidiabile dialettica, ha “asfaltato” il giovane wrestler, costretto a biascicare impacciato qualche risibile scusa. Complice di questa “Waterloo” di Theory è chi non lo ha aiutato a crearsi, in quell’occasione, un’aura di credibilità. Se un treno va più lento del solito, è per di più salta tutte le fermate, ahimè resterà vuoto.