Nella scorsa puntata di Smackdown, Cody ha ricordato i 915 giorni da campione di Roman Reigns, scatenando un’ovazione generale da parte del pubblico. Questa reazione mi ha stupito, considerato che solo qualche anno fa si bandiva una crociata per i regni di John Cena, i cui giorni da campione WWE, cumulativamente, superano di poco quelli del Capotribù. Non essere odiato per essere campione da così tanto tempo è un bel traguardo, da accreditare allo stupendo lavoro svolto da Roman e dalla Federazione che lo ha gestito.

Questo episodio mi ha fatto pensare che, infondo, c’è del margine perché una eventuale sconfitta di Cody non risulti così indigesta a più di qualcuno. Ovviamente parliamo di una minoranza risibile, che si contrappone alla moltitudine di persone che hanno già allestito il “funerale” di Roman , programmato per la notte del 2 Aprile 2023. Ma ispirandoci ai concept americani del “What if?”, se Roman Reigns trionfasse quella fatidica notte, sarebbe davvero un male per tutti? E il suo regno, che oggi viene ancora acclamato da molti, potrebbe subire una improvvisa “svalutazione” per il mancato passaggio del testimone a Cody? Ci sarebbero gli estremi per continuare a costruire cose positive in futuro?

Partiamo da una considerazione che in molti fanno, e che a grandi linee può anche essere inconfutabile: Cody Rhodes ha avuto questa title shot più per i meriti che ha ottenuto “altrove”. Caso simile è Aj Styles, con la differenza che il primo giro titolato del “Phenomenal” è arrivato dopo quasi 8 mesi di incontri spettacolari, e diverse sconfitte nelle sue prime “title shot”. E poi Cody Rhodes non è Aj Styles, e questo il pubblico lo sa. Ma se non bastasse, aggiungo tre ulteriori fattori a questa disamina. Il fattore “Zayn“, il fattore “Jey” e il fattore “The Rock“. Il primo è considerato all’unanimità il “boia” più naturale del Capotribù, avendo alle spalle una storia di un anno che, ad Elimination Chamber, non ha avuto però l’epilogo sperato. Quindi, un possibile rematch tra i due, darebbe la possibilità a Sami di concludere la sua favola personale nel modo che merita. Una favola che, contrariamente a quella propinata dalla WWE di Cody Rhodes, risulta più naturale, essendosi costruita sotto gli occhi di tutti e avendo fatto “sognare” ad occhi aperti il pubblico.

Poi c’è Jey Uso, la primula rossa della Bloodline, la cui personalità sta prendendo corpo e la cui carriera sembra in fase di ascesa. Battere Roman per il titolo, in un futuro prossimo, può essere il degno trampolino di lancio per questo atleta che, in maniera più latente, ha contribuito a costruire la meravigliosa storia della Bloodline. Infine il fattore “The Rock“. L’atteso ritorno, semmai avvenisse, non può prescindere dalla presenza di un Roman Reigns campione. CIrcostanza che aggiungerebbe tanto appeal in più alla battaglia. Inoltre non è da sottovalutare la caratteristica della WWE di servire una pietanza diversa da quella che si attende, capovolgendo all’ultimo minuto una aspettativa creata (ahimè) un anno fa. La strada dinnanzi a noi è dritta, ma si intravede una scorciatoia comunque percorribile che potrebbe portare a ulteriori cose positive. E chissà che lo stupore di una sconfitta di Cody Rhodes a Wrestlemania possa superare, inaspettatamente, la gioia di vederlo trionfare.