Internet è il posto ideale per sfogare le nostre idee, la maggior parte di critica o comunque con un approccio negativo a quanto visto. Io per primo, sette giorni fa sottolineavo l’impreparazione di Drew McIntyre ad un top match di Wrestlemania, ma devo essere onesto, se quest’anno vedo poco di buon all’orizzonte per l’edizione trentasei, non vedo buio totale per merito di alcune cose. Per dare concretezza e volti al discorso, anche quest’anno la colonna portante dello show saranno le donne.
Se lo scorso anno il primo main event femminile è stato talmente atteso da non rispondere a tutto l’hype che aveva creato, quest’anno le responsabilità saranno suddivise diversamente. 


Sapete qual è l’aspetto che più mi piace della faccenda? È che le donne vengono gestite su un altro “tono” rispetto a tutto il resto. Non so se Vince McMahon non abbia un forte interesse e non impone troppi paletti ai booker in queste storyline femminili di Wrestlemania, ma è sotto gli occhi di tutti che qualcosa “stona”. 
Il “tono” delle faide maschili è decisamente grezzo e senza troppa costruzione. Il vincitore della Rumble non lotta seriamente e non viene costruito, Reigns si autoproclama number one contender e i due campioni hanno uno status estremamente precario per definizione come ogni part-timer. Come se Wrestlemania fosse talmente centrale da mettere da una parte tutta l’annata e il tempo che i fan dedicano alla compagnia per tutti e dodici i mesi e resettare tutto nel giro di una manciata di giorni.
E poi ci sono loro “stonate”, interpreti di costruzioni e storyline essenziali ma allo stesso tempo efficaci e logiche. Descrizione che rimane viva anche senza considerare che stiamo parlando delle migliori lottatrici del mondo.


La vincitrice della Rumble sfida in maniera imprevista e imprevedibile la ruggente campionessa di NXT, storyline senza precedenti che fa immediatamente click con il pubblico. La lottatrice che ha dominato per moltissimi mesi la categoria femminile di NXT e sconfitto le campionesse di Raw e Smackdown a Survivor Series, attacca l’icona del wrestling femminile e trionfatrice della scorsa edizione di Wrestlemania puntando a rubarle lo spot.
Senza fare insulse polemiche sui nomi, le capacità e i meriti, ma seriamente c’è ancora da sottolineare come le donne siano attualmente l’unica e trascinante forza della WWE? Ho voluto togliere i nomi per guardare la cosa da una prospettiva diversa.


La categoria femminile in WWE sta ricevendo il booking migliore possibile e quando leggo “ma tu cosa avresti fatto?” durante infinite discussioni sulla gestione dei vari Rollins, Styles, Lesnar e Reigns vari, penso proprio come approccio alternativo rispetto alla controparte maschile, abbia numerosi punti in comune con altri gloriosi periodi e sia il modello di gestione ideale per una big company come la WWE.
È ingiusto paragonare Becky Lynch a Steve Austin, è corretto a mio avviso, ravvedere punti di contatto da storyline che hanno funzionato del presente e del passato. Si potrebbero addurre numerose prove in favore, prime fra tutte lo spirito distruttivo dello status quo che dovrebbe pervadere ogni storyline con un titolo in palio. Scrivo queste righe ben prima di Elimination Chamber e della relativa ultima puntata di Raw, ma anche dal punto di vista del build-up la faida Shayna-Becky è praticamente perfetta. La sfidante che viene costruita con match durissimi (Asuka a Raw e l’Elimination Chamber) per arrivare al match decisivo con una reale credibilità di poter vincere, non come McIntyre costretto a giocare con MVP.


Tutto è perfettamente ragionato e la bilancia dello status si sposta come dovrebbe tra Charlotte e Rhea, dove sì la campionessa è l’australiana, ma ci hanno raccontato che la vera consacrazione, ancora più della cintura sarebbe battere la leggenda vivente. Tutte questioni che sono evidenti, chiare e motivano ed incuriosiscono il pubblico. Senza la pesantezza di vedere incontri scontati e segmentucci che danno l’impressione di far perdere tempo a chi li guarda, è così sarà da oggi fino a Wrestlemania tra Reigns e Goldberg, perché che altro puoi sperare?