In 15 anni di Wrestling, ho intervistato tantissimi lottatori e lottatrici, general manager, promoter, ma forse, ho dedicato poco spazio a protagonisti sul ring altrettanto importanti al fine del Match e dello Show: gli arbitri

Con oggi inizio una serie di interviste dedicate proprio a questa categoria, lo faccio con un ragazzo che ha esordito, nella classica divisa a righe, quasi in contemporanea con il mio inizio come fotografo nell’ambito wrestling: Jhonny Puttini, veneto, originario di Bovolone (VR), che stasera arbitra il primo Match del 2023 in Italia, sul ring della Megastars a Bologna.

Enrico: Innanzitutto grazie Jhonny per la disponibilità… dopo 15 anni di carriera da Referee, con esperienze anche in UK e USA e su diversi ring italiani, che bilancio ti senti di fare del tuo percorso fino a qua?

Jhonny: Grazie a voi per la chiamata, sono sempre stato un vostro lettore e per me è sempre un grandissimo piacere.

In 15 anni (metà della mia vita passata sul ring) ho tagliato alcuni traguardi personali/professionali che mai mi sarei immaginato di raggiungere.

Non è stato facile come non lo è oggi ma la passione e l’impegno nel loro piccolo mi hanno sempre ripagato e quindi posso dirmi soddisfatto di ciò che ho fatto ma comunque sempre alla ricerca di nuovi obbiettivi da raggiungere.

Enrico: Facciamo un salto indietro, 2007, il tuo primo Match da arbitro in ICW: come eri arrivato a quella esperienza e a conoscere la scena italiana?

Jhonny: La mia passione per il Wrestling è nata nei primi anni 2000, una fortuna dato che poco dopo c’è stato il famoso “boom mediatico” del wrestling che ha reso più facile per tutti (al tempo ricordo che internet non era così diffuso nelle case di noi ragazzini) reperire materiale comodamente nelle edicole sotto casa.

Il Wrestling italiano lo ho scoperto proprio tramite un intervista a Fabio Ferrari (allora noto come Red Devil, Ndr) su una rivista nazionale.

(Puttini in ICW)

Nell’attesa di raggiungere l’età minima richiesta per iscrivermi ai corsi ho fondato un mio forum dove mi sono dedicato ad intervistare gli atleti Italiani e non solo (oltre alla prima intervista a Red Scorpion ricordo di aver intervistato Claudio Castagnoli, Ares, Joe E Legend, Bambikiller e Chris Hero).

Qualche anno dopo ( raggiunti i 16 anni) finalmente ho potuto iscrivermi ai corsi ICW: Mi sono allenato duramente come Wrestler per anni, però un po’ per predisposizione fisica ed un po’ per una passione nata in un secondo momento ho deciso di intraprendere il percorso di arbitro debuttando nel novembre dello stesso anno.

Forse è stata la scelta più bella della mia vita, quella di cui mai mi pentirò

Enrico: Lasci dopo qualche anno la ICW e sbarchi nella TCW, dove diventi G.M e conquisti addirittura il Titolo Rebel grazie ai Rinnegati, secondo arbitro italiano disempre a vincere un Titolo (il primo era stato Mauro De Luca in XIW, Ndr): che effetto ha avuto vincere un Titolo di wrestling?

Jhonny: Come tutti sappiamo il Wrestling è uno show dove si devono seguire le direttive imposte dai booker/promoter e che agli addetti ai lavori piaccia o meno si viene pagati per farlo, in poche parole un LAVORO.

Onestamente sono stato contrario a questa scelta, per quanto i titoli siano relativi in questo sport ( ci sono atleti che non ​hanno mai vinto titoli di cui tutti si ricorderanno ed ex campioni del quale invece abbiamo già dimenticato i nomi) ma ho apprezzato comunque la fiducia che Jacopo Galvani e la dirigenza hanno riposto in me. Sicuramente è un esperienza alternativa che porterò sempre con me e sarebbe ipocrita non dire che l’ho cavalcata per il lancio del progetto Wiva Wrestling.

(Una puntata di Bersaglio Wrestling della TCW)

L’esperienza in TCW  mi ha permesso di sperimentare per la prima volta nuovi ruoli e nuovi backstage e non lo negherò mai ogni volta che mi verrà chiesto.

Enrico: Dopo la TCW, passi poi in WIVA, dove, oltre al ruolo di arbitro, hai anche un coinvolgimento molto attivo nella federazione…

Jhonny: Il progetto Wiva è stato fondato da me, Roberto Amato (il Drago), Marco Folloni e Paolo Giorgi (Wonder Paul) dopo alcune visioni di prodotto non proprio in sintonia con la Total Combat Wrestling.

Ancora oggi spesso ci si nasconde dietro la falsa retorica del “dovremmo correre uniti” ma come ho detto prima questo è un lavoro, un business e se qualcuno vuole investire in esso è giusto che lo faccia nel modo che più ritiene giusto altrimenti si finisce per essere “separati in casa”.

Siamo riusciti a formare/indirizzare atleti che ancora oggi sono sulla bocca di tutti quando si parla di Wrestling Italiano (spesso anche all’estero), abbiamo portato il Wrestling italiano in tv in tutta Italia (ben due volte se pensiamo al mio ritorno di un paio di anni fa dove tra l’altro sono stato il primo telecronista della nuova serie).

(Puttini in WIVA)

Che piaccia o meno la Wiva ha cambiato la scena del Wrestling italiano ed ancora oggi le persone mi fermano per strada per parlarmi di personaggi come gli Stalloni Italiani, il Colonnello Manganello (Rocco Garzya), Pietro La Roccia (Shock) e soprattutto di Andrea Diprè.

Oggi il progetto cammina sulle sue gambe ed anche se non condivido come si sta “evolvendo”, sono fiero di esserne stato uno dei padri fondatori, esperienza che mi ha insegnato molto.

Enrico: Dopo la WIVA, diverse esperienze, fra ASCA, RISING SUN, BWT, Wrestling Megastars, AWS… negli anni hai avuto modo di vedere diverse realtà, lottatori e stili, che idea ti sei fatto della scena italiana?

Jhonny: Ho avuto modo di lavorare con atleti, dirigenti e colleghi diversi in tutta Italia e ad oggi posso dire di essere il primo (e per ora unico) arbitro AWS ad aver lavorato su suolo Sammarinese.

Tutto questo in 15 anni, un arco temporale durante il quale le cose cambiano, si mutano ed evolvono; oggi abbiamo numerosi atleti validi, che investono nel fisico e nel costume e trovare una buona palestra (con un vero ring da Wrestling) vicino a casa non è più difficile come anni fa. 

Purtroppo non è tutto rose e fiori, se da una parte abbiamo atleti (da Nord a Sud) che investono per imparare all’estero esiste anche chi non vuole accettare che questa disciplina è un business ​dove non si smette mai di crescere, non importa quanti anni siano passati dal proprio debutto.

(Puttini in ASCA con Tommy End/Malakay Black)

Seminari e corsi di aggiornamento, come costante lavoro in palestra sono necessari per garantire uno show al passo con i tempi e fatto in totale sicurezza; devo dire che ho avuto il piacere di lavorare in realtà e con persone che la vedono in questomodo, e anche con chi non la pensa come me.

Ovviamente questo è un parere personale perché il vero giudice è il pubblico, tutto viene fatto per gli spettatori e sono proprio loro a premiare chi per loro sta facendo bene

Enrico: Lo scorso anno hai debuttato come arbitro per la prima volta in USA, con un lungo tour in diverse realtà della nazione che ha fatto la storia del Wrestling moderno, che bilancio fai di quella esperienza?

Jhonny: Il tour è stata un’esperienza incredibile che spero di ripetere in futuro. Ho avuto mododi lavorare in 8 show divisi in 6 Stati diversi condividendo il backstage ed il ring con professionisti di fama mondiale e visitando nel tempo libero i luoghi più “cult” degli Stati Uniti.

La cosa che più mi è rimasta nel cuore è come il Wrestling venga preso con serietà sia dagli addetti ai lavori che dagli spettatori, l’arbitro viene rispettato come da noi viene rispettato un arbitro di Serie A ( fischi compresi ovviamente).

Penso che l’America sia il sogno segreto di tutti coloro che si avvicinano al Wrestling come lo era per me.

Enrico: l’anno prima hai debuttato in UK, altra nazione che ha visto nascere la disciplina… come ti sei trovato in quell’ambito?

Jhonny: Nel Regno Unito ho debuttato un anno fà ad Herne Bay con la UKPW, realtà che quest’anno ha voluto rinnovare la sua fiducia in me chiamandomi per un evento a Canterbury.

La novità di quest’anno è stato l’impegno sul ring della prestigiosa Hustle di Sid Scala dove mi ero già allenato in passato e dove anche questa volta ho imparato tantissimo sia negli allenamenti che all’evento dal vivo.

Sono molto affezionato al Regno Unito, ci sono molti connazionali tra i quali Rocco Garzya (chi conosce la sua e la mia storia sa bene quanto e perchè sia legato a lui e mi sono commosso nel vederlo maineventer in eventi importantissimi) ed uno dei miei mentori, Barry Charalambous; insomma il Regno Unito per me è sempre un occasione per imparare, migliorare e crescere.

Enrico: Oltre al wrestling, l’altra tua grande passione è la televisione: hai partecipato a diversi programmi e reality, qual è il ricordo e l’esperienza che porti di più nel cuore?

Jhonny: Ho un bel ricordo di tutte le mie esperienze tv.

Tra le esperienze più belle ci sono: ​l’apparizione a “Guess My Age” con Enrico papi, la partecipazione al primo Reality al mondo ambientato in un Hotel (dove ho indossato una vestaglia fatta su misura a tema wrestling), e l’incontro titolato WIVA a “Tu Si Que Vales” dove ho dovuto fare da organizzatore (insieme a Marco Folloni che, anche se non presente, ha dato un grande contribuito), annunciatore, arbitro e commentatore allo stesso tempo aprendo la strada ad una futura carriera da ventriloquo.

(Un momento del Match WIVA a Tù Sì Que Vales)

 Il momento più importante però rimarrà la vittoria ad “Avanti Un Altro” perché è stata una sfida con me stesso ed un occasione di rivalsa: nel mio piccolo rimarrò nella storia come il primo addetto ai lavori ad aver vinto un telequiz e sentire Bonolis salutare gli appassionati di Wrestling è stato molto bello

Enrico: Ora hai debuttato anche come scrittore, seguendo le gesta di altri tuoi colleghi wrestler che si sono cimentati in storie autobiografiche o romanzi: vuoi raccontarci di cosa parla il tuo romanzo? Ne scriverai altri?

Jhonny: Il mio è un romanzo ispirato ad una canzone dei nomadi frutto della mia immaginazione scritto durante la pandemia (chiuso in casa ho dovuto applicarmi in qualcosa per mantenere viva la mia creatività).

Parla di un ragazzino che negli anni ’90 si ritrova a vivere per strada, ma che vuole fare di tutto per riprendere in mano la propria vita; nel corso del racconto vengono affrontate tematiche importanti come il barbonismo, il cambio generazionale, la violenza sulle donne e la tossicodipendenza.

Il tutto è contenuto in una cornice romantica, e scritto in modo molto semplice per renderlo alla potata anche di chi non è un’amante della lettura o per i più giovani. Sono molto fiero di come stanno andando le vendite e dell’affluenza alla serata di presentazione ufficiale fatta nella sala civica del mio comune.

Ovviamente (perdonate la marchetta) consiglio di prenderlo, si chiama “Il ritorno a casa” e lo trovate in tutti gli store online (è ordinabile anche nelle librerie).

Per quanto riguarda il futuro qualcosa bolle in pentola e non nego che potrebbe uscire una biografia su di me e sul Wrestling, però voglio prima scrivere altre pagine di questa incredibile avventura prima di mandarlo in stampa.

Enrico: Il 2023 che progetti riserva a Puttini nel campo professionale e privato?

Jhonny: A Gennaio dopo il torneo della Wrestling Megastars di stasera mi trasferirò in Australia per poco più di un anno dove ho già in calendario un sacco di appuntamenti sui ring di Sydney e non solo.

Sono molto emozionato dato che sarò il primo Italiano a fare ​Wrestling nella terra dei canguri dopo Mario Milano, Wrestler attivo tra gli anni 50 e gli anni 60.

Ovviamente vi invito a seguirmi tramite le mie pagine e canali social e seguire come sempre il Wrestling Italiano.

Foto © Enrico Bertelli “Taigermen”

Enrico Bertelli “Taigermen”